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Cosa ci dice il linguaggio del corpo di Salvini a Belve? Quella timidezza con gestualità ridotta denota che...

  • di Anna Vagli Anna Vagli

3 aprile 2024

Cosa ci dice il linguaggio del corpo di Salvini a Belve? Quella timidezza con gestualità ridotta denota che...
L'analisi del linguaggio del corpo durante l'intervista di Matteo Salvini con Francesca Fagnani a Belve su Rai2 offre uno sguardo approfondito sulla sua performance: ha inizialmente trasmesso emozione e concentrazione, evidenziati dal movimento degli occhi e dalla postura. Tuttavia, una certa timidezza si è fatta strada nei primi minuti, evidenziata da una gestualità ridotta, forse dovuta alla necessità di raccontare sé stesso anziché concentrarsi sul programma politico…

di Anna Vagli Anna Vagli

Per essere vincenti,  i leader politici devono saper parlare in due lingue: il linguaggio verbale e il linguaggio non verbale. Se i leader con il corpo non confermano ciò che dicono a parole, gli elettori li giudicano meno credibili anche se non riescono a spiegarsi il perché. Diverso, però, è stato il campo in cui ha dovuto giocare Matteo Salvini nell’arena della graffiante Francesca Fagnani, che è tornata ieri in prima serata su Rai2 con il suo format di successo Belve. Che cosa ci dice l’analisi comportamentale? Premessa. Il linguaggio del corpo è un dialetto universale che parla più chiaramente delle parole. Ogni microespressione, ogni gesto, diventa un tassello nella creazione di un quadro psicologico dettagliato. Attraverso questa analisi accurata, è possibile decostruire le barriere delle menzogne, rivelando le verità che si celano dietro il velo del silenzio. Torniamo al vice premier. Appena arrivato, Salvini si è seduto in maniera totale sulla sedia, puntando bene i piedi sullo sgabello. In quel momento stava comunicando di essere disposto ad andare fino in fondo e a portare a casa l’obiettivo prefissato da quell’incontro. Che cosa aveva in mente il vice premier? Non lo sappiamo. Una cosa è certa. Il leader leghista ha lasciato trapelare una certa emozione. Almeno inizialmente. Partiamo dall’assunto che la Programmazione Neuro Linguistica suggerisce come esista una connessione neurologica tra il cervello e il movimento degli occhi. Matteo Salvini ha rivolto spesso lo sguardo in alto mentre rompeva il ghiaccio con la graffiante Fagnani. Ciò, in analisi comportamentale, denota che l’interlocutore afferisce al campo delle emozioni. Nel momento in cui la Fagnani gli ha chiesto  “Che belva sei?”, Salvini era totalmente sincero. Nel riferirsi all’uomo tigre, infatti, ha rivolto lo sguardo in alto a sinistra che rappresenta l’emisfero del visivo ricordato. In quel momento stava ricordando un’immagine appartenente al passato. Quella di quando era bambino e si immedesimava nell’uomo tigre. Notiamo anche una profonda concentrazione del leader della Lega. Come conferma anche la postura immortalata nell’immagine utilizzata da Salvini sul suo profilo Instagram per segnalare la presenza di ieri sera al programma di Rai2. Torniamo al dialogo.

Matteo Salvini a Belve condotto da Francesca Fagnani
Matteo Salvini a Belve condotto da Francesca Fagnani

Nei primi minuti dell’intervista si percepisce quasi una certa timidezza non certo solitamente a lui ascrivibile. Una timidezza, quindi, dovuta probabilmente alla consapevolezza che in quel contesto avrebbe dovuto  raccontare se stesso.  E non esporre il programma politico o lo slogan del momento. Questo disagio preliminare, ammesso che così lo si possa definire, lo si evince dalla ridotta gestualità. Dettagliatamente, ha gesticolato poco con le mani rispetto al suo comportamento basale. Cioè rispetto al suo comportamento abituale, quando la sua gestualità è totalmente ricca e diversificata. La gestualità torna però tale nel momento in cui Salvini ha affrontato il discorso del por*o. Un tema che ha cercato di  traghettare a suo favore. Utilizzato cioè per virare nella sua area di confort, quella politica. Mi riferisco al momento in cui, incalzato da Francesca Fagnani sulla sua conoscenza o meno del por*o, ha parlato del fatto che lui sarebbe favorevole alla regolamentazione e alla tassazione della prostituzione. Nessuno glielo aveva chiesto. In quel frangente è cambiato anche il suo sguardo. Ha infatti puntato gli occhi dritti ad incrociare quelli della Fagnani, mantenendo un contatto visivo prolungato. Se il primo è un indicatore di gradimento, il secondo per definizione è minaccioso. Non sarebbe stato Salvini, in effetti, se non si fosse acceso dinnanzi ad una tematica politica. Da lui peraltro estrapolata partendo da Rocco Siffredi. Il vice premier denota sicurezza e al tempo stesso emozione, torna infatti lo sguardo “al cielo”, quando parla di Silvio Berlusconi, del soprannome da lui attribuitogli, e di quanto percepisca la sua assenza. “Me li porto a casa tutti i soprannomi, soprattuto quello di Berlusconi”. In quel momento ha esibito un sorriso sincero: come hanno confermato gli angoli della bocca arricciati verso l’alto e le rughette formatesi intorno agli occhi. Un po’ meno sincero è apparso quando ha affermato di essere timido. E questo ce lo ha raccontato  la grattatina del mento e l’inclinazione della bocca mentre lo affermava. Ha riacquistato invece credibilità nel momento in cui ha elencato i suoi difetti facendo un elenco puntato e tirando su le dita per contare. Quando Fagnani poi gli ha chiesto: a chi le dice che è un calcolatore cosa risposta? Lui ha asserito: “Mi sopravvalutano”. In quel momento ha dimostrato di non credere a quello che stava dicendo perché ha guardato in alto a destra. L’emisfero celebrale destro è quello che presidia l’immaginazione. Dunque, rivolgendo lo sguardo in alto a destra, significa che stava creando una nuova immagine. Così come quando ha detto “Non sono né buono né cattivo”. Non è apparso propriamente convinto di ciò che stava affermando sempre perché ha alzato lo sguardo in alto a destra. Chi è dunque Matteo Salvini? Sicuramente, un uomo che si è messo in gioco di fronte alla Fagnani. Quanto al resto, si sa, è politica e schieramento mantenendo un contatto visivo prolungato. Se il primo è un indicatore di gradimento, il secondo per definizione è minaccioso. Non sarebbe stato Salvini, in effetti, se non si fosse acceso dinnanzi ad una tematica politica. Da lui peraltro estrapolata partendo da Rocco Siffredi. Il vice premier denota sicurezza e al tempo stesso emozione, torna infatti lo sguardo “al cielo”, quando parla di Silvio Berlusconi, del soprannome da lui attribuitogli, e di quanto percepisca la sua assenza. “Me li porto a casa tutti i soprannomi, soprattuto quello di Berlusconi”. In quel momento ha esibito un sorriso sincero: come hanno confermato gli angoli della bocca arricciati verso l’alto e le rughette formatesi intorno agli occhi. Un po’ meno sincero è apparso quando ha affermato di essere timido. E questo ce lo ha raccontato  la grattatina del mento e l’inclinazione della bocca mentre lo affermava. Ha riacquistato invece credibilità nel momento in cui ha elencato i suoi difetti facendo un elenco puntato e tirando su le dita per contare. Quando Fagnani poi gli ha chiesto: a chi le dice che è un calcolatore cosa risposta? Lui ha asserito: “Mi sopravvalutano”. In quel momento ha dimostrato di non credere a quello che stava dicendo perché ha guardato in alto a destra. L’emisfero celebrale destro è quello che presidia l’immaginazione. Dunque, rivolgendo lo sguardo in alto a destra, significa che stava creando una nuova immagine. Così come quando ha detto “Non sono né buono né cattivo”. Non è apparso propriamente convinto di ciò che stava affermando sempre perché ha alzato lo sguardo in alto a destra. Chi è dunque Matteo Salvini? Sicuramente, un uomo che si è messo in gioco di fronte alla Fagnani. Quanto al resto, si sa, è politica e schieramento.

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