L’unico supervulcano al mondo con una città dentro. Una delle aree geologicamente più pericolose al mondo si trova in Italia, in Campania, a Napoli. Una caldera vulcanica, come ce ne sono altre poche, e la sola nella quale si possono contare interi quartieri, ferrovie, centri sportivi, parchi giochi e dove fino a poco fa sorgeva il quartier generale Nato del sud Europa. Lo stadio Maradona è nel cuore del quartiere di Fuorigrotta che si chiama così proprio perché si trova al di là del tunnel che passa sotto la collina di Posillipo, il bordo di un’antica eruzione che ha sommerso Napoli di tufi.
Gli stessi tufi con i quali da sempre si sono costruite le abitazioni: la città di sotto diventa quella di sopra, la distruzione diventa vita, a strati. I Campi Flegrei invadono i comuni della città di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto e l’area occidentale della città di Napoli. È la zona rossa, quella che, in caso di eruzione, potrebbe essere investita dai flussi piroclastici, nubi di materiale eruttivo che distruggono tutto ciò che trovano sul loro cammino.
Una presenza, quella della caldera, che per molti anni è stata una quasi inconsapevole convivenza, durante la quale raramente la parola “bradisismo” veniva associata a fenomeni vulcanici, che sottopongono la crosta a sollecitazioni, deformandola. Il suolo si innalza, si frattura e vengono generati terremoti. Le fasi ascensionali durano anni, talvolta decenni. Quando il suolo si abbassa, invece, terremoti non ce ne sono. Il bradisismo è come un lento respiro della terra. Dal tempo degli antichi romani i Campi Flegrei sono stati una meta ambitissima per la villeggiatura dei ricchi, nelle lussuose ville di Baia e di Lucrino, poi sprofondate in fondo al mare. Oggi sono rovine, meta dei diver che si immergono tra mosaici e maestosi portali. Una vita sommersa da secoli di lento ma costante movimento del suolo.
Era dagli anni ‘80 che non sia assisteva a una crisi come questa. Già un decennio prima i cittadini del Rione Terra di Pozzuoli furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni con la forza. Nella seconda crisi - quella del 1983-1984 fu il turno del centro della città. Il quartiere costruito allora, Monteruscello, oggi sorge in zona rossa e non differisce d’aspetto da una comune periferia urbana.
Per anni si è parlato di diradamento funzionale, un progetto di graduale spopolamento delle aree a rischio. Complici istituzioni e speculatori, però, è avvenuto il contrario. Dopo pochi anni dalle crisi, oltre al sorgere delle nuove abitazioni, si sono ripopolate le vecchie case. Persino alcune strade costruite per ampliare la rete di vie di fuga sono diventate il pretesto per alcuni di erigere nuove villette, abusive. E nonostante la lotta al cemento selvaggio sia (in alcuni casi) tra le agende delle amministrazioni, se per tirare su una palazzina furono necessari pochi mesi, per abbatterla ci vogliono decenni. Le demolizioni sono rare, le procedure sono lente e costose, così le abitazioni irregolari restano per lo più in piedi. Più cemento vuol dire più residenze, più residenze vuol dire più rischio, e più difficoltà nel progettare piani di emergenza efficaci, in grado di mettere in salvo mezzo milione di persone in poche ore.
Quella di 4.4 del 20 maggio è stata la scossa più forte registrata negli ultimi 40 anni, terremoti che fanno tornare alla mente il dramma vissuto nel 1980, quando gli effetti del sisma dell’Irpinia arrivarono potenti anche a Napoli, in quel caso, però, il vulcano non c’entrava nulla. Per il resto il ricordo è legato alla storia. L’ultima volta che i Campi Flegrei eruttarono fu il 1538, un evento durante il quale una piccola montagna sorse in pochi giorni, la chiamarono Monte Nuovo. Eppure quello fu solo un assaggio della potenza dei “campi ardenti”. Oggi uno scenario eruttivo di grande portata è ritenuto improbabile, ma non impossibile. La memoria dell’eruzione del Monte Nuovo ha trovato posto più nei libri di storia che nella coscienza collettiva.
Più di centomila persone lo scorso autunno, in piena crisi bradisismica, si sono radunate al Marrageddon, un concerto di Marracash altri rapper che ha avuto luogo all'Ippodromo di Agnano di Napoli, pieni Campi Flegrei, a qualche centinaio di metri dalle fumarole della Solfatara e dei Pisciarelli. Solo qualche giorno prima la terra aveva tremato con una scossa di magnitudo 4.2. Poi è stato il turno di Napoli-Real Madrid allo stadio Maradona, il 3 ottobre. Altre decine di migliaia assiepate allo stadio e, a parte qualche verifica alla struttura, nessuna decisione, nessun dislocamento degli eventi, c’è stato il concerto, c’è stata la partita e, per fortuna, nessun terremoto.