Eh sì, siamo arrivati a questo punto. Al punto, vale a dire, di rincorrere il prezzo più conveniente della benzina anche fino a uscire fuori dal Paese, se occorre e se soprattutto c’è la possibilità di farlo per relativa vicinanza geografica. Sta succedendo in Slovenia, dove negli ultimi giorni i distributori sono stati presi d’assalto da migliaia di italiani. Dopo la fuga dei cervelli, la fuga dei motori… Ma quanto si risparmia? Non poco, perché parliamo di una media di 60 centesimi in meno al litro. Contro gli attuali 2,30 euro al litro, qui ci si trova di fronte a una specie di miraggio: 1.670 euro al litro per il fai-da-te sul diesel e 1,563 euro per il super senza piombo. E da martedì l’esecutivo di Lubiana regolamenterà il prezzo al dettaglio dei carburanti come annunciato dal primo ministro Janez Janša, che ha parlato di “accise al livello più basso possibile”, e promesso “interventi dalle riserve di materie prime quando ci sarà carenza di derivati”. Non sorprende affatto quindi vedere code pomeridiane e vere e proprie gite fuori porta domenicali – con tanto di famigliola al seguito – all’unico scopo di fare un rifornimento meno dolente per il portafoglio.
Tra Trieste, Gorizia, Udine e comuni limitrofi è scattato un vero e proprio passaparola, con annunci, post e foto su gruppi social, a mo’ di sciagurate memorie di una situazione sempre più al limite. Nelle province di Udine e Gorizia, in particolare, le attese ai distributori vanno ben oltre un’ora, al punto che nella vicina Friuli Venezia Giulia è scattata una corsa competitiva da parte delle stazioni di rifornimento, che in molti casi hanno cominciato a garantire l’acquisto “agevolato” ai residenti. Una situazione, quella generica dei carburanti, che per il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani è “pura speculazione” governata da “aumenti ingiustificati”: “Stiamo assistendo a un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica che spieghi questi rialzi. Il mercato ha alzato i prezzi in maniera irragionevole e lo stanno pagando le nostre imprese. Se mettiamo un tetto ai prezzi blocchiamo questa spirale speculativa. Siamo in presenza di una colossale truffa che viene dal nervosismo del mercato”.
Parole che arrivano appena poche ore dopo la presentazione da parte del Codacons di un esposto a 104 procure e all’Autorità garante della concorrenza per possibili speculazioni a danno dei consumatori e delle aziende, mentre vanno in scena i primi tentativi di sciopero delle associazioni di categoria come Trasportounito, che si trova però di fronte all’attuale bocciatura della manifestazione da parte della Commissione di garanzia per lo sciopero. Quale che sia il motivo di simili aumenti e quale che sia la scuola di pensiero a riguardo, delle contromisure governative si fanno sempre più necessarie e poco connesse al progredire degli eventi geo-politici: bastano i numeri, che sembrano ormai andare avanti da soli in una sorta di spirale difficile da fermare, che ha fatto emergere per tutti – ma in particolare per chi svolge impieghi “viaggianti” – un peso insostenibile.