A partire da lunedì 14 marzo le aziende di autotrasporto sospenderanno a livello nazionale i loro servizi (cioè la circolazione dei camion) “per causa di forza maggiore” e cioè l'esplosione dei costi del carburante. Ne dà notizia Trasportounito, definendo la misura “inevitabile” e anticipando l'analoga iniziativa annunciata da Unatras per il 19.
Le proteste dei camionisti potrebbero portare a un’ulteriore impennata dei prezzi al dettaglio: “Il blocco dell’autotrasporto – sottolinea il presidente del Codacons Carlo Rienzi – avrà effetti diretti sulla collettività, sospendendo i rifornimenti di beni nel settore del commercio e portando ad una impennata dei listini al dettaglio nei negozi e nei supermercati. Una conseguenza inevitabile, considerato che l'85% della merce venduta in Italia viaggia su gomma, e un ulteriore danno per i consumatori, stremati al pari delle imprese dal caro-carburante. In tale situazione, dal Governo arriva un immobilismo vergognoso, e non si capisce cosa attenda l'esecutivo per azzerare immediatamente l'Iva su benzina e gasolio e ridurre le accise, anche in considerazione degli enormi guadagni incamerati dalle casse statali da novembre a oggi grazie alla tassazione sui carburanti e alla crescita dei listini alla pompa”.
Sì, perché la verità è che il Governo fa il gioco delle tre carte su tasse e accise. Anzi, addirittura glissa, almeno finora (e in ogni caso da decenni a questa parte): “Mario Draghi – riferisce la Verità – è andato in Parlamento con la faccia contrita a dire che si interverrà sul caro bollette abbassando l’Iva sul gas, anche se «non basterà». Sulla benzina e il gasolio però tace, perché i distributori sono il bancomat del Governo. Draghi sa che se tocca accise e Iva sui carburanti saltano i conti dello Stato”.
Più della metà del prezzo del carburante deriva infatti da imposte. Perlomeno si potrebbe togliere l’Iva sulle accise (incredibile e perdurante caso di imposta su un’imposta), “ma il governo, che sta incassando circa 5 miliardi in più con questi rincari (lo scorso anno il gettito fiscale delle pompe è stato pari a 24 miliardi), non se lo può permettere. Sulla benzina gravano 19 accise (dalla crisi di Suez del 1956 al terremoto dell’Emilia di nove anni fa) che valgono 73 centesimi per la benzina e 62 per il gasolio. Queste vanno sommate al prezzo industriale e sulla somma si applica l’Iva al 22%. Se un litro di benzina si paga 1,95 euro, compreso l’aggio dei gestori sui 4 centesimi, di accise ne paghiamo 73 e di Iva 35; il carico fiscale è del 55,4%. Basta andare a Livigno, che è zona franca, o in Slovenia, a due chilometri da Gorizia, oppure oltre il confine austriaco per saperlo. A Livigno ieri la benzina costava1,13 euro, il gasolio 0,99. Come stupirsi – si chiede retoricamente Carlo Cambi sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro – se ci sono file chilometriche ai distributori?”