Tutti i politici, dopo l’uscita del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani (che ha parlato di “truffa colossale” a proposito dell’aumento del prezzo dei carburanti), si dicono favorevoli al taglio delle imposte su benzina e gasolio, le famigerate accise, per contrastare i livelli record raggiunti dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Tutti d’accordo, ma (al contrario per esempio di Irlanda, che ha tagliato 20 centesimi al litro sulla benzina e 15 sul gasolio, e Francia, -15 centesimi al litro) non è ancora stato fatto e non è mai stato fatto, anzi: il carico è aumentato e tra accise e Iva il 57% del prezzo pagato alla pompa dagli utenti della strada finisce nelle casse dello Stato. Anche e soprattutto per questo anche chi, come Matteo Salvini, aveva promesso in campagna elettorale il taglio delle imposte ha dovuto probabilmente fare i conti con la realtà e con il bilancio (non che fare finta di niente come hanno sempre fatto tutti gli altri sia maggiormente onorevole): le accise sono infatti la quarta entrata dello Stato.
Il leader della Lega comunque è tornato sul tema: Per Salvini bisogna intervenire subito senza aspettare il 31 marzo e il Def per avere il via libera dell’Ue. Anche l’ex premier Giuseppe Conte (Movimento 5 Stelle) chiede di “ridefinire le accise”, mentre da Sinistra italiana è il segretario Nicola Fratoianni a chiedere a Draghi di seguire l’esempio francese.
Secondo il Corriere sarebbe comunque allo studio una misura per calmierare benzina e gasolio: “Si possono ridurre le accise in misura pari al gettito Iva in più dovuto all’aumento dei prezzi, pari a duecento milioni questo mese. Il carburante sarebbe meno caro del 10%”.
Al momento paghiamo ben 17 accise, gran parte delle quali tragicomiche:
1 – 0,000981 euro: finanziamento per la guerra d’Etiopia (1935-1936)
2 – 0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez (1956)
3 – 0,00516 euro: ricostruzione dopo il disastro del Vajont (1963)
4 – 0,00516 euro: ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze (1966)
5 – 0,00516 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Belice (1968)
6 – 0,0511 euro: ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976)
7 – 0,0387 euro: ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia (1980)
8 – 0,106 euro: finanziamento per la guerra del Libano (1983)
9 – 0,0114 euro: finanziamento per la missione in Bosnia (1996)
10 – 0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004)
11 – 0,005 euro: acquisto di autobus ecologici (2005)
12 – 0,0051 euro: terremoto dell’Aquila (2009)
13 – da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (2011)
14 – 0,04 euro: emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011)
15 – 0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana (2011)
16 – 0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” (2011)
17 – 0,02 euro: terremoto in Emilia (2012)
Nel 2021 le accise sui prodotti energetici hanno consentito allo Stato italiano di incamerare 23,8 miliardi di euro, valore che arriva a 30 miliardi considerando l'Iva applicata alle accise. Si tratta della quarta fonte di gettito dopo Irpef (198 miliardi), Iva (148 miliardi) e Ires (31,8 miliardi).