Passeggio per le strade del mio quartiere e vedo una macchina appoggiata su un fianco. Nessuna ambulanza in giro, solo un tizio in piedi, che saltella per scaldarsi dal freddo delle prime ore del giorno, e un altro, con una tuta giallo fluorescente, che spazza dei vetri in terra, immagino quelli dei finestrini del lato appoggiato all’asfalto. Asfalto che per altro non presenta segni di frenata, né le classiche grattugiate di quando il metallo di un’auto ci è passata sopra non per mezzo dei pneumatici, come tradizione prevederebbe. La macchina è appoggiata su un lato presso un semaforo di una piazza, poco prima di un incrocio. Mi sfugge coma abbia fatto a cappottare, perché non ci sono curve su quel lato, e non ci sono altre auto con le quali sia andata a sbattere, l’urto sì che avrebbe potuto farla rovesciare. Anche le auto parcheggiate lì vicino sono intatte, sembra quasi come quei cosini che ci capita di trovare sotto i vasi che abbiamo in balcone, non da me che sto al settimo piano, i porcellini di Sant’Antonio, nome scientifico armadillidum vulgare. Un crostaceo, scopro giusto ora, che se lo tocchi appena si arriccia, proprio come un armadillo, in effetti, diventando ai suoi occhi inattaccabile. Chiaro che non essendo un armadillo vero basterebbe schiacciarlo con la pianta del piede, volendo anche con un dito, e la faccenda si chiuderebbe lì, ma non vedo perché mai ci si dovrebbe accanire contro un esserino così piccolo e innocuo, e continuo a non capire come diavolo abbia fatto questa auto, un’utilitaria di quelle nuove, fighe, color rosso bordeaux, a rovesciarsi su un lato. Il fatto che nessuno evidentemente si sia fatto male, auto a parte, mi induce a sorridere, perché la prima cosa che penso, vedendola lì, rovesciata su un lato, è che questo potrebbe rilevarsi, di qui a breve, il solo modo per trovare parcheggio a Milano, viste le continue incursioni del Comune sull’urbanistica, incursioni che sottraggono parcheggi ai cittadini per lasciare spazio ai bersò dei tanti bar che durante il Covid non potevano più far entrare clienti, e che dopo il Covid si sono semplicemente tenuto ciò che il Comune aveva concesso loro. Un po’ come coi prezzi nei supermercati, aumentati a dismisura nel momento di emergenza e mai tornati a quando come quando l’emergenza non c’era, oggi ci sono bersò ovunque, e non bastassero quelli ci sono tavolini da picnic, tavoli da ping pong, panchine in punti assolutamente improbabili, di tutto per rendere invivibile l’esistenza di un essere umano dotato di auto. Mettici pure l’Area C, l’Area B, il fatto che ovunque ci siano strisce blu, le auto dell’ATM che si aggirano per la città non per cercare di risolvere, magari i clamorosi ritardi dei mezzi di superficie, ma per sgamare con la videocamera posta sopra il tetto chi non ha pagato il parcheggio, e anche questa simpatica faccenda che di notte la linea M2, detta anche “la verde”, chiude nel tratto tra Centrale e Piola, senza mettere a disposizione navette sostitutive, col prezzo della vita alle stelle, gli affitti da chiedere solo se muniti di passamontagna e un prezzo al metro quadro degli appartamenti pari a circa il sestuplo di quel che solitamente viene chiesto in altri capoluoghi di regione, ecco direi che il motivo per cui molti lascino Milano appare non poi così misterioso come certi articoli vorrebbero farci intendere.
Lo so, ho ancora una volta approfittato di un fatto che al limite potrebbe finire in un trafiletto di uno di quei siti dedicati alla vita cittadina di Milano per sferrare un neanche troppo velato attacco alla giunta Sala. Non è però il caso di Rocio Espinoza Romero, 34 anni, che ha sacrificato la sua vita per salvare i gemellini di un anno e mezzo, mercoledì mattina nel quartiere Portello di Milano, dove donna è stata travolta e uccisa da un camion sulle strisce pedonali. E non è neanche il caso di Andrea, amico di mio figlio Tommaso, preso in pieno da un furgone che aveva anche il fermo amministrativo mentre se ne stava andando al lavoro, lui in moto, ora in coma all'Ospedale Niguarda in prognosi riservata. A differenza dell'auto trovata ribaltata in strada, in quei casi, il dolore si mischia all'angoscia, e il tutto genera rabbia per una città che su questo fronte si fa sempre meno sicura, le auto dell'ATM invece che cercare parcheggi non pagati potrebbero essere utilizzate per gestire situazioni complicate che saltano fuori ogni due per tre, in giro per le strade cittadine. Sala è un nome, converrete, che fino a questo punto non avevo neanche citato, convitato di pietra di questo mio pezzo. Un attacco acuito dal fatto che, a pochi passi da dove un tizio che sta ancora saltellando, forse a questo punto più per l’imbarazzo che per il freddo, c’è un palazzo in costruzione, uno di quelli sorti dal nulla, lì dove prima c’era un parcheggio con annessa officina di un meccanico, il cui cantiere, come per buona parte dei palazzi in costruzione a Milano, è stato a un certo punto bloccato, perché nel partire non si erano evidentemente dichiarate certe cose, contando su una sorta di condono in progress o a fine lavori. Un palazzo che è stato venduto sulla carta, stando a quanto dicono i siti di immobiliari non ci sono più appartamenti disponibili, per altro raccontando suggestive sfumature, oltre ai classici spazi di co-working e palestra, anche una sorta di giardini prensili, in stile Mesopotamia, oltre che vista sull’adiacente piazza, vista in realtà assolutamente occultata dal palazzo che sorge alla sua destra. Palazzo che credo sia la causa del fermo del quartiere, perché chi lì abita, come chi abita nel palazzo alla sua sinistra, avrà giustamente protestato per questa nuova presenza incombente sui propri terrazzi e balconi, oltre che per il piccolo dettaglio che il palazzo che sorge alla sua sinistra ha di fatto perso ogni possibilità di beneficiare dei raggi del sole, essendo posto a nord e dal nuovo arrivato sovrastato. Milano è pieno di cantieri fermi. E se prima erano quelli di chi aveva fatto la corsa al 110%, adesso è in prevalenza di chi ha sforato rispetto ai permessi, in attesa che arrivi il tanto agognato, da Sala e da chi ha investito in quelle costruzioni, Decreto SalvaMilano. Ce n’è uno, di palazzo, non troppo distante da qui, sorto all’interno di un cortile, lì dove prima c’era una costruzione che fungeva da magazzino, una piccola costruzione alta circa tre metri. Oggi, passando nella piazza dove si trova quel palazzo, si può vedere questa stranezza, un palazzo alto otto piani che sorge subito dietro un palazzo di sei piani, all’interno del suo cortile. Potevamo stupirvi con effetti speciali, invece siamo semplicemente palazzinari a piede libero. Il tutto nel bel mezzo di una delle più clamorose campagne di Green Washing della storia, cosa altro sarebbero se no quei tavolini e quelle panchine che spuntano ovunque, quelle piste ciclabili che poi si interrompono nel nulla, di qui i tanti e troppi morti che corredano le pagine di cronaca locale, mamma in bici uccisa da un camion e via discorrendo, le Aree C e B, questo continuo paragonarci a Amsterdam o a una qualsiasi altra capitale europea dove la gente stia tentando di frenare la catastrofe nella quale ci siamo gettati per nostra stessa mano. Il Decreto SalvaMilano, per altro, tutti abbiamo riso vedendo Matteo Salvini che a precisa richiesta durante una diretta social, “Matteo lava Milano”, da leggere categoricamente “Matteo, lavami l’ano”, lui incapace di comprendere, chissà che non sia parte di quel 35% di analfabeti funzionali che l’Ocse ha appena indicato nella nostra popolazione adulta, porta un nome appunto iconico, immagino diretto da Sala alla Meloni, o chi per lei, Salvami l’ano, ma qui, lo so, scado nel pecoreccio, senza neanche un Marco Giusti che mi possa salvare in corner.
Ignoro se sia nel medesimo decreto scritto il destino di Piazzale Loreto, non troppo distante da questa auto parcheggiata su un fianco e di quel palazzo in costruzione fermo ai blocchi di partenza, anche di quello salito nella notte dentro un cortile, Piazzale Loreto che sarebbe dovuta diventare fiore all’occhiello della città, metà porzione resa pedonale, una serie di giardini su più piani, un dislivello reso centro commerciale laddove oggi sorge il mezzanino della metropolitana, vero e proprio volano per la definitiva consacrazione di NoLo, all’anagrafe North of Loreto, l’esempio più clamoroso di gentrificazione che mente umana ricordi, oggi a rischio di lasciare il primato all’Ortica, pittato in ogni suo mattone dagli OrticaNoodles, leggi alla voce: come una iniziativa partita dal basso sia stata divorata dal sistema e usata per rovescierne le istanze iniziali, loro che volevano rendere bella una periferia degradata hanno finito per rendere residenziale un luogo popolare, ai danni di chi lì prima viveva. Sorte identica a chi è stato abitante delle zone oggi chiamate NoLo, credo che il nome sia stato tenuto a battesimo proprio nella prima porzione di strada rubata al traffico e trasformata in spazio pubblico, con tavoli da ping pong, asfalto colorato e tutte quelle stramberie lì, siamo verso la fine di via Venini. Ignoro quindi il destino di Piazzale Loreto, come anche dell’auto che al momento è ancora appoggiata su un fianco, lì a due passi dal semaforo, il tizio ha smesso di saltellare, forse sta cominciando a realizzare che mettere a posto la fiancata, che immagino sia completamente distrutta, gli costerà un occhio della testa, per altro spesa inutile se l’auto è un diesel, visto che da fine 2025 sarà messa al bando come le sue simili in tutto il territorio cittadino, Sala tende a tenersi buoni non solo i palazzinari, ma anche i concessionari di auto. Quello che però non ignoro, ho cinquantacinque anni e mezzo, ne ho viste e sentite di tutti i colori a riguardo, è come e quanto il centrosinistra sia capace negli anni di flagellarsi i coglioni come neanche il miglior Tafazzi. Perché è proprio di queste ore, quelle precedenti la mia suggestiva visione stradale, la notizia che un centro allargato, che dovrebbe comprendere non solo Pd, ma anche Azione di Calenda e immagino il centro sinistra, una coalizione che punterebbe quindi a spodestare da Palazzo Chigi la Meloni, vedrebbe proprio in Beppe Sala il suo ipotetico e naturale leader. Cosa di meglio di un sindaco che è riuscito a scontentare buona parte del suo elettorato, fatevi un giro in città per credere, per pensare alla leadership nazionale? Certo, anche a Roma qualche tavolino da ping pong in strada in più non guasterebbe, e magari qualche bella palazzina dentro i Fori Imperiali potrebbe finalmente proiettare la statica e antica capitale italiana verso quell’idea di Europa che qui a Milano rivendicano come fosse una propria cifra. Per ora abbiamo una premier che si fa chiamare presidente, come fosse un uomo, magari la prossima volta avremo un capo di governo coi calzini arcobaleno, una sola cosa è certa, comunque vada non ci annoieremo. Trovate così non si vedevano dai tempi del dadaismo, è davvero tutto bellissimo.