Berlusconi? E adesso? Se non fossimo del tutto certi dell’assoluta sua propensione virile potremmo supporre che tra Berlusconi e Putin sia in atto una irresistibile corrente d’amore, puro eros. S’intende, vero amore omosessuale. Forte, pieno, assoluto, impossibile da spezzare, corrompere. Potrebbe essere questa, per assurdo, una lettura dei fatti, di un audio che di quel possibile amore mostri tutte le stimmate, i sospiri, perfino i gemiti. Parole tra loro leggere. Irrilevante che ad altri, a tutti noi, possano sembrare chiose irresponsabili, assenti alla verità bellica sostanziale del momento. Dell’aggressione a un Paese sovrano, l’Ucraina. Quasi che B. abbia fino a un dato momento cercato di trattenere i propri sentimenti verso P., eppure, come accade nei casi certi delle passioni, nel “più di ieri e meno di domani”, alla fine, proprio B. non è riuscito a trattenere i baci.
Non si spiegherebbe in altro modo il racconto del sommo presidente di Forza Italia ai suoi parlamentari, accorato, a suo modo anche un po’ dolente, proprio di chi conosce la sostanza delle cose, e in cuor suo sembra avercela un po’ con se stesso per avere dubitato della sincerità delle parole, dell’operazione speciale dell’amico, dell’amante. Eppure l’Amato gli aveva confessato distintamente, “… mi comprendi, Silvio? Sono stato costretto!” E l’altro: “Sì, ti comprendo assai bene, ci mancherebbe, caro”. Tutto chiaro e semplice, insomma. L’ingresso delle truppe di Mosca sarebbe appunto servito unicamente per ridare dignità al popolo russo, e un governo finalmente decoroso, di “persone perbene”, attente, rispettabili, al posto di Zelens’kyj, proprio lì in Ucraina, che in verità è Russia, come non averne contezza. "Dici bene, Vladimir. So che sei buono".
Berlusconi infine, sia pure in subordine, allievo di un Orsini, prof da molti ingiustamente deriso, Berlusconi che fa propria l’idea di una Russia come la immagina Putin, lì costretta, come sempre Orsini garantisce, “con le mani legate dietro la schiena”, fino a compiere l’irreparabile. Dunque, Vladimir non poteva fare altro, a maggior ragione in assenza di “veri leader nel mondo”, non uno in Europa e neppure dall’altro lato dell’Oceano, negli Usa, anche Trump d’improvviso cancellato dalle mappe geo-politiche. Nessun leader, certo, a parte Berlusconi medesimo, che alla fine non può fare a meno di lodarsi, prontamente coperto da un blazer di applausi; dono dei suoi.
Davvero, se le cose stanno così, solo apparentemente dissennate, siamo costretti perfino a dubitare, lo abbiamo detto, che la sua eterosessualità fosse sincera, forse quando pronunciava che “la patonza deve girare” era solo un trucco, un espediente da “velata”, poiché in cuor suo, nel profondo, ardeva amore per Putin, di più, per “l’amico Vladimir”, e anche la storia del “lettone” lo era. D’ora in poi, si sappia, quando verrà evocato tra meme e battute d’ordinario giornalismo che si fa gossip dovremo pensare forse, anche se mai vorremmo, a loro insieme. Un po’ come accadeva ai nazisti dell’Illinois nel film “The Blues Brothers”, gli stessi che al momento di precipitare dall’alto con la loro auto civetta pronunciano: “Ti ho sempre amato”, e un attimo dopo non resta che il tonfo.
Sciocchi sempre noi che pensando sempre a lui, Berlusconi, gli riservavamo le non meno virili considerazioni che Carlo Emilio Gadda attribuisce a un altro, quello, sì, davvero virile, Mussolini: “Facciaferoce, Fava, Fava Marcia, Favente Genio, Furioso Ingrogato, Glorioso, Grande Imago, Gran Pernacchia, Gran Tamburone, Gran Tauro, Grugnone Inturgidito Modellone, Poffarbacco, Priapo-Imagine, Sovrano Seminatore, Trombone e Naticone, Tuberone”, tanto per dirne alcuni. Di fronte a questo possibile scenario fanta- sentimentale, nel caso tutto ciò fosse vero, vanno in secondo ordine, diventano irrilevanti, perfino i timori istituzionali che in questo momento certamente cova Giorgia Meloni: che ne sarà ora del governo, che ne penseranno le segreterie europee e lassù a Strasburgo e a Bruxelles, che ne dirà il dipartimento di Stato americano, che affidabilità può dare l’Italia con un governo che al suo seno custodisce simili alleati? Ottenebrati, appunto, dalla passione. Ora ogni considerazione giornalistica appare surclassata, inessenziale, perfino la carità di Patria cessa. Dietro al computo dei doni, le bottiglie di vodka ricevute da Vladimir, finora assimilato ai presenti che ci scambiano i cognati per le Sante festività - set di fiches da poker o da chemin o una cravatta regimental - ricambiati con una cassetta di Lambrusco, o piuttosto la già citata “Medaglietta dell’amore” c’era qualcosa di più, un vero sentimento. Quando si dice che la politica in tempi di passioni non più tristi passa in secondo ordine, quando si dice che al cuore non si comanda…
Sciocchi, ripetiamolo, tutti coloro che in questo momento pensando alle consultazioni, ai ministeri, alle nomine, ai sottosegretari, alle imminenti auto blu da molti già bramate, persone cui resta soltanto un tombale “… e ora come la mettiamo?”. Oh, se solo ci fosse anche un audio della Meloni, se solo potessimo sentire in questo stesso istante le sue parole, intuirla mentre scuote la testa o la stringe direttamente tra le mani, a capo chino, i gomiti sulla scrivania che fu di Almirante… E dire che sembrava cosa fatta, se solo non ci si fosse messa di mezzo questa guerra, questa Ucraina, ma pure quello che si va innamorare della persona sbagliata nel momento sbagliato. Chi glielo spiega ora a Mattarella? E sciocco pure chi su Twitter chiosa: "Per Silvio Berlusconi la guerra ‘è colpa della resistenza ucraina’. Parole scandalose a favore di Putin, tra gli applausi scroscianti dei suoi parlamentari. Impensabile l’idea di Tajani alla Farnesina, Forza Italia ormai rappresenta la voce del Cremlino nel nostro paese".
Ma no, è la voce dell’amore.