Lorenzo Biagiarelli perde la Rai ma non il vizio. Una sorta di propensione a spargere odio contro gli altri. Tra i tanti, nel video pubblicato dal non-chef, non-rocker, debunker per osmosi dalla fidanzata Selvaggia Lucarelli, cita me tra coloro che mettevano in correlazione il suo “debunking” (come si possa “debunkare” una pizzeria di Lodi resta per me un mistero) con il suicidio della povera signora Giovanna Pedretti, per un mio articolo, pubblicato su meridionews.it, titolato “Lucarelli e Biagiarelli sono due assassini? Che riposi in pace la coerenza”. Nel video, Biagiarelli, tende a precisare che la povera titolare della pizzeria avrebbe dichiarato: “Non ho letto i post di Biagiarelli e Lucarelli, ma me ne hanno riferito il contenuto”, spiegando come, non avendo letto i post, non aveva neanche potuto leggere i commenti negativi, quei pochi, che poi neanche tanto negativi – spiega ancora Biagiarelli – quasi messaggi di solidarietà. Lasciamo perdere.
Ma Biagiarelli, che spara la foto del titolo dell’articolo, con il mio bel faccione, il pezzo se lo è letto? No. Perché in quel pezzo scrivevo: “Non è ipotesi mia ma di Ansa e del Corriere” (“implicitamente o esplicitamente”, come ammesso dallo stesso Biagiarelli nel video in questione). In quei giorni si aggiunse anche la figlia della povera Pedretti, anche lei, messa nel video di Biagiarelli, tra gli spargitori di odio nei confronti della povera coppia Lucarelli-Bigiarelli, nella foto di un giornale che riprende la sua affermazione contro la Lucarelli: “Ha massacrato mia mamma. Si cerchi la sua prossima vittima”. Tutte persone che hanno fatto di Biagiarelli una “vittima”, sostiene il Biagiarelli medesimo. Un “omicidio” certamente commesso, e ripreso nel titolo, scrivevo nell’articolo, era quello nei confronti della coerenza, e ricordavo come di quando la Lucarelli si scagliava contro il metodo Le Iene. “Omicidio” commesso ancora oggi, nel video rilasciato da Biagiarelli, in cui sostiene che non solo i giornalisti, ma anche i privati cittadini possono rompere i coglioni alle persone con personali “inchieste” (ma di che stamo a parla’): insomma dal “contro il metodo Le Iene” a “estendiamo il metodo Le Iene a tutti”. Morte della coerenza.
Lorenzo Biagiarelli non si scusa con la famiglia della signora Pedretti (anzi, come detto, mette pure la povera figlia della compianta tra gli spargitori di odio, o quantomeno la ripresa della sua frase da un giornale), è una vecchia lezione della comicità scorretta americana. L’unico che si scusò (per una battuta contro i gay – che tra parentesi non era neanche “contro”) fu Kevin Hart, al quale infatti tolsero la conduzione degli Oscar di quell’anno. Soltanto che i comici americani lo sanno fare, usano l’ironia e l’autoironia, non quella pallosa serietà vittimista e passivo-aggresiva. A inizio del video Biagiarelli dice di non essere in versione “Chiara Ferragni” (riferendosi al famoso video in cui l’influencer chiese scusa), di non indossare maglie da penitente, e invece la camicia da penitente ce l’aveva, a meno che non si vesta sempre così: una camicia che nelle intenzioni sarebbe dovuta essere da redneck o da hillbilly ma invece sembrava una camicia rossa decorata con le bruciature del tostapane. Anche il tono era lo stesso della Ferragni: da vittima, nel caso di Biagiarelli soltanto più passivo-aggressivo. Chiude il video con una penosa battuta sui gatti. E ce ne vuole a fare penose battute sui gatti. I comici americani insegnano sì, a non chiedere scusa, ma anche che se si vuole fare una battuta in un contesto luttuoso bisognerebbe assicurarsi che la battuta “funzioni”. E non funziona, perché, senza minimamente pensare a una causa-effetto tra il tuo “debunking” (ma davvero esiste un “debunking” su queste cose?) e il tragico gesto della povera signora Pedretti, la mia mente non può fare a meno di pensare a te che vai dai gatti e alla figlia della Pedretti che va al cimitero. È una questione di comunicazione.