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BigMama a Belve risponde a MOW ma non ha capito un cazz0: quale sarebbe, di grazia, la sua 'rivoluzione'? Non lo sa manco lei!

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

19 novembre 2025

BigMama a Belve risponde a MOW ma non ha capito un cazz0: quale sarebbe, di grazia, la sua 'rivoluzione'? Non lo sa manco lei!
BigMama intervistata da Francesca Fagnani a 'Belve' sciorina il proprio usuale rosario di disgrazie e piagnistei. Ordinaria amministrazione ma poi, sorpresa, la nostra risponde anche a una critica di MOW e lo fa partorendo la supercazz0la definitiva. Nessuno ha mai scritto né pensato che 'ascoltando le sue canzoni si diventa grassi' o che lei 'non abbia dignità di salire sul palco a causa del suo peso'. Più che altro ci interroghiamo, da sempre, su quale 'rivoluzione' sostenga di aver fatto, semplicemente esistendo. E continuiamo a domandarcelo visto che a quanto pare manco la diretta interessata lo sa, limitandosi a commentare qualsivoglia obiezione come il marcio frutto di meschini hater. Marianna Mammone, davvero credi che ce l'abbiano tutti con te oppure ribadirlo a ogni respiro è l'unica scappatoia che tieni per sfuggire al confronto?

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

BigMama intervista da Francesca Fagnani a 'Belve' dimostra, purtroppo, il vuoto pneumatico che rappresenta. E forse sta proprio qui la brutta ciccia del problema: la rappresentazione. La rappresentazione di bei messaggi incontestabili perché sulla carta buoni e giusti, la rappresentazione del 'corpo non conforme' inteso per forza in senso positivo altrimenti è bodyshaming, la rappresentazione di un intero orientamento sessuale e pure di tutto il resto della bandiera arcobaleno, la rappresentazione di chi grazie al cielo sopravvive a un brutto male. Sì, ma oltre a 'rappresentare', semplicemente esistendo, BigMama che fa? A quanto pare, la 'rivoluzione', accidenti, ve ne eravate accorti? Infatti, nemmeno lei.

Quando Fagnani le legge una critica, posta dalla sciagurata sottoscritta su MOW, che domanda in cosa consista tale 'rivoluzione' e se davvero possa portare a qualcosa di meglio, la nostra s'accartoccia in una risposta che è, a tutti gli effetti, supercazzola sesquipedale in salsa, ça va sans dire, vittimista: "Loro (ma chi, ndr?) pensano che io non abbia nemmeno la dignità di poter avere un sogno o di salire su un palco per via del mio peso", "E poi non è che ascoltando le mie canzoni si diventa grassi". Ok, questo chi mai l'avrebbe sostenuto? Infatti, nessuno al mondo. Proviamo a riformulare, sperando che BigMama non ci bolli per cattivissimi hater da strapazzo. Pure perché questa generalizzazione è un escamotage facile assai per sfuggire al confronto, evitando di entrare nel merito della questione. Ebbene, invece entiamoci nella questione. Hai visto mai ne possa saltar fuori 'qualcosa di meglio', Marianna Mammone.

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Partiamo subito da una serie di brutte verità, mettete a nanna i bambini woke: per decenni i media hanno bombardato tutti quanti con fisici femminili perfetti, dove con 'perfetti' si intendeva magrissimi, quasi o proprio cadaverici. Ma comunque con le tette, eh. Appartengo a una delle tante generazioni cresciute a suon di spot sugli 'inestetismi della cellulite' in onda a ogni blocco pubblicitario, in particolare appartengo a quella generazione per cui alle superiori esisteva soltanto la 'Onyx' e se non entravi in una maglietta della 'Onyx', taglie XXS-XS-S-e basta, eri una sfigata di merda, esclusa dal grande gioco sociale del liceo. Ai tempi pesavo più di 80 kg, quando ho provato a incastrarmi in una maglietta della 'Onyx' rossa, l'ho vista diventare rosa addosso a me. Parevo Hulk in trasformazione, le mie amiche hanno riso molto mentre personalmente crepavo dentro per l'imbarazzo di non 'riuscire' a fare una cosa che, invece, veniva così bene a tutte le altre, che era anzi normale per tutte le altre. Crescendo, non ho mai scelto di fare di questo episodio, e di tantissimi altri - regolari sputi addosso compresi, un tratto di personalità. Non perché me ne vergogni, ma perché sono passati decenni da quel dì. Troverei un filo riduttivo riassumermi nello stereotipo della 'bullizzata', di quella che da piccola 'tutti la scherzavano'. Ritengo di essere e sono molto più di ciò che mi è successo e mi succede, brutto o bello che sia (stato).

Quando ho perso 30 chili in un anno perché volevo limonare pure io, è esplosa la moda delle curvy e quindi mi sono ritrovata a non limonare comunque perché ero 'un manico di scopa'. Onesto. Con l'avvento dei social, intesi come social media, i brand a un certo punto devono aver compreso la potenzialità di vendere parecchio di più, mettendo in commercio taglie 'umane'. Anzi, adatte per tutti i corpi, perché tutti i corpi sono bellissimi e perfetti così come sono (specie se possono diventare ingenti risorse di capitale). Ecco nascere, quindi, il sacro trend della body positivity: aspiranti influencer e attiviste dell'Instagram iniziano a postare foto in primissimo piano di ascelle pelose, cellulite sulle chiappotte, punti neri e via dicendo. Per poi prendere a definirsi coraggiose, eroiche per aver 'osato' tanto. E senza rendersi conto di essere parte, così, a un mero meccanismo capitalista prontissimo ancora a prenderci per il culo. Però, in una maniera diversa. E questo cambia tutto? No, infatti. Se prima, come dicevo per decenni, ci propinavano l'ipermagrezza come unica possibilità di farcela nella vita, mo' era arrivato il turno di dar visibilità a un altro estremo, il rovescio della medaglia dell'anoressia, et voilà, quanto è 'bella' l'obesità, beata chi ce l'ha!

L'obesità, però, è e resta una condizione clinica tanto quanto l'anoressia, ma non importa: superare il quintale adesso è 'di moda', inclusivo, coraggioso, perfino auspicabile. Chissenefrega se poi pesare 30 kg o 100 sia allo stesso modo pericolosissimo per la salute, il trend è il trend e il fatturato pure. In questo preciso contesto mediatico, nasce (anche) BigMama. 

 

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A parità di talento artistico, una ragazza normopeso non sarebbe stata lanciata sul mercato in quel momento. Perché il mercato il quel momento stava cercando una fisicità spendibile per cavalcare la body positivity, appunto. E le mezze misure, tanto quanto il buonsenso, sono sciape, non polarizzano, non dividono, non creano bagarre, non generano 'buoni e cattivi' nei commenti sui social, in due parole: non vendono. Credo che BigMama, classe 2000, sia sinceramente convinta di aver fatto e di essere parte di un qualche tipo di 'rivoluzione'. Solo che, purtroppo, non è così. Il suo corpo, in fin dei conti, è l'unica cosa di cui si parla (bene o male non importa). Si discute di quello, mai delle sue canzoni, ci avete fatto caso?

E il suo corpo sta al centro del dibattito, costruendone piano piano il personaggio fin dall'inizio, non perché la società sia malvagia, ma soprattutto perché è lei, e chi le cura la comunicazione, la prima a metterlo davanti a ogni altra cosa in qualunque dichiarazione, post, intervista, respiro. Tutti, famosi o no, abbiamo almeno qualche decina di stronzi che ci scrivono che siamo orrendi, che non capiamo un cazzo, che ci dovremmo vergognare. A me lo ripeto ogni giorno perfino mammà. Prendere tali decine di stronzi a farne, di nuovo, un tratto di personalità è semplicemente mossa furba assai per campare in questi tempi così (finto)buonisti, dove una lacrima vale cinque ospitate, due lacrime magari perfino un Sanremo, mentre chiunque non vede l'ora di mostrarsi inclusivo sui social per far sapere urbi et orbi di essere dalla parte giusta della Storia, per sentirsi dalla parte giusta della Storia. 

Bene, questo però si chiama self branding, ambo le parti, e non ha niente a che fare con la musica, col talento o con l'arte in generale. Riguarda la comunicazione, la gustosa prospettiva di poter fare il monologo afflitto a 'Le Iene' che diventerà virale perché 'poverina', 'mi dispiace', 'il mondo è proprio crudele', 'dobbiamo sostenere BigMama affinché le cose possano cambiare'. Sì, al massimo e ad andar bene 'le cose' cambierebbero sul conto in banca della stessa BigMama, però.

Un punto deve essere molto chiaro: non è piazzando il cuoricione sotto a un post di BigMama (o di chi per ess*) che si risolvono i problemi della nostra società. Non il bullismo, nemmeno quello della parità di genere, neanche la spinosa questione dei diritti della comunità arcobaleno o qualsiavoglia altra grana politico-sociale che lei, per narrazione o per natura non è questo il punto ora, 'rappresenta'. Piazzare il cuoricione sotto a un post di BigMama significa letteralmente piazzare il cuoricione sotto a un post di BigMama. E basta, stop, finita lì la 'rivoluzione'. 

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Tra l'altro, salvo due-tre volte l'anno osannate sui social come grandi benedizioni, in passerella continuano a sfilare cadaveri, la stragrande maggioranza dei personaggi famosi si fa di Ozempic a cannone per dimagrire vertiginosamente e restare sempre il più ossuto possibile, esiste addirittura un intervento di chirurgia estetica per levarsi le guance e aguzzarsi così il viso. A Hollywood lo hanno già fatto 'tutte' o quasi. Intanto, noi siamo bellissime così come siamo, certo, ce lo dice anche lo spot degli assorbenti, ma magre-cadaveriche è ancora, purtroppo, meglio. Perché nessuna attivista dell'Instagram, nessuna cantante, nessuna attrice, influencer e via dicendo sta realmente 'combattendo' lo standard, ma ne sta solo 'rappresentando' uno 'nuovo'. Che durerà il tempo di un succhiotto, o che forse, a ben guardare, non è mai iniziato per davvero, visto che in tv e sui social vediamo quasi solo scheletri, ogni giorno, come quando ero ragazzina e passava quella pubblicità con Valeria Mazza contro 'gli inestetismi della cellulite' ogni cinque minuti, santocielo, mai una parola sui maschi che a una certa perdono i capelli, eh. 

BigMama a 'Belve' dimostra che chi oggi 'fa la rivoluzione', stringi stringi, si limita a rappresentarla. E infatti, se interrogata sulla sostanza di questa 'rivoluzione', non sa nemmeno rispondere con un concetto, soltanto uno, sensato. Questo, certo, non vale mica solo per lei. Tutti i personaggi, quando criticati, invece di rispondere nel merito, mettono avanti drammi personali, sciagure, disturbi mentali, malattie presunte e/o trascorsi difficili. Perché così non si può non empatizzare con loro e chi s'è soltanto permesso di porre una qualunque obiezione, passa per stronzo. Quando è stata l'ultima volta che avete visto un (aspirante) vip felice? 

Se non segui BigMama, sei per forza grassofobico, non hai un cuore, non ti interessano le cause sociali giuste e importanti, non combatti per gli ideali più puri e alti che si possano e debbano perseguire per un mondo migliore. L'ipotesi che costei, come tantissimi altri, possa semplicemente non incontrare il gusto dei timpani di chicchessia è fuori discussione. Perché la discussione è fuori discussione. "Ce l'hanno tutti con me, tapina per tante ragioni, ah, il passato difficile che tengo, come si permettono?" è la miglior difesa a ogni cosa.

Eh, però non siamo hater, non siamo dalla parte sbagliata della Storia se qualcosa o qualcuno non ci piace. È solo che a qualcosa o a qualcuno di certo non piace il confronto, il dissenso che potrebbe sfociare in dibattito costruttivo, il mero scambio di opinioni. Perchè quello non serve a vendere, anzi più si parla più si rischia di impiccarsi, meglio limitarsi a 'rappresentare'. Andate in giro nude, apritevi 45 canali TikTok e tutti gli OnlyFans che ritenete necessari per arrivare a fine mese o per divertimento, non ce ne potrebbe fregare di meno, nessuno vi giudica, a parte quella solita decina di stronzi che, a non dargli peso, nemmeno farebbe numero. Ma, mentre 'rappresentate' sui social, se avete 20 anni e pesate (più di) cento chili o meno di 40, per cortesia: andate da un medico. Non per essere più 'conformi' agli standard della nostra crudele società. Solo perché la vostra salute è più importante di qualunque cuoricione virtuale. Non si vive di engagement. Però ci si può benissimo crepare anzitempo, per futili motivi. Ma ok, almeno mo' lo 'standard' è quello giusto... Che gran culo, eh? 

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