“Un piccolo gesto può cambiare il senso di una scena, di una vita”. Come un fiore regalato da un amante e buttato via poco prima dell’addio, perché farlo dopo le ultime parole sarebbe scontato. Un fotogramma, questo, della carriera di Ornella Muti sul set de Il viaggio di Capitan Fracassa di Ettore Scola. Trovare la persona dietro l’attore significa fare un lavoro di sottrazione. Forse anche per questo motivo il libro che ha scritto per La Nave di Teseo si intitola Questa non è Ornella Muti. A partire dal “non” si arriva, almeno parzialmente, a ciò che “è”. Figlia di genitori scappati dalla Russia degli Zar in declino, prima della Rivoluzione del 1917, arrivata in Svizzera per poi essere abbandonata. Per ritrovarsi ha dovuto lavorare con i più grandi del cinema, in film come Il bisbetico domato, Romanzo popolare o Cronaca di una morte annunciata. E questo libro è più una serie randomica di ricordi che una vera e propria parabola con ascesa caduta e resurrezione. O meglio: quei tre momenti si ripetono ciclicamente, sui set e fuori. È la vita. Da tutto il libro, però, emerge una consapevolezza: che ci saranno sempre le braccia “degli amori”, non solo romantici, ad attutire le cadute. Non come certi attori o divi snob che in nome di sé stessi sacrificano tutto il resto. Del resto, Ornella Muti i party, simbolo perfetto della sfilata dell’apparenza cinematografica, li ha cominciati a evitare presto. Lì “tutti bevono e io non bevo perché non mi piace quella sensazione di ilarità temporanea”. I suoi bisogni erano altri.
“Marcello Mastroianni era come lo vedi: mezzo leggero e mezzo malinconico. Un coccolone. Nessuna pretesa. Era bello. Più di Gassman, che era un bellissimo uomo, ma secondo me aveva uno sguardo inquietante. Giancarlo Giannini è una persona meravigliosa, speciale, una sorta di inventore”. E Alberto Sordi? “Era tanto carino. Quando ti guardava in modo ironico era speciale anche lui”. Poche frasi, ma ce n’è per tutti; qualche aggettivo e un aneddoto bastano a Ornella per descrivere i “mostri sacri”. Come i “respiri da comunista” di Mario Monicelli. Sì, ci sono anche gli amori, quelli riusciti, altri folli (si veda la storia con Adriano Celentano o la fuga in Svizzera a causa dei guai finanziari di Federico Facchinetti), i fallimenti, qualche rimpianto. La prefazione è di Sean Baker, uno di quelli che è rimasto incastrato con la bellezza di Ornella Muti (la visione di Flash Gordon fu la sua “prima esperienza sessuale”), ma è anche colui che ci fa capire, fin da subito, che questo libro non parla solo di Ornella: lei è Francesca.