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Beatrice Segreti mette in guardia sul film di Sean Baker: “Anora? È prima una persona e poi una sex worker”. Il futuro dell’eros dopo OF? “Verrà sostituito dall’Ai?”. E sull’amore libero…

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

14 marzo 2025

Beatrice Segreti mette in guardia sul film di Sean Baker: “Anora? È prima una persona e poi una sex worker”. Il futuro dell’eros dopo OF? “Verrà sostituito dall’Ai?”. E sull’amore libero…
Il film Anora, cinque volte premio Oscar, è tornato nelle sale. Finalmente il mondo sta iniziando ad accorgersi del gioiellino indie creato da Sean Baker. Ok, ma dopo Benny Green, cosa ne penserà di questa storia, la famosa creator (e cinefila) Beatrice Segreti? “Prima di essere una sex worker, Anora è una persona”. E sul futuro dell’eros… Ecco cosa ci ha raccontato

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Parlare di cinema, di film indipendenti. Di una selezione assortita e straordinaria, come la passione di Beatrice Segreti per l'arte, la regina di Onlyfans, ai microfoni di MOW. Lei ha visto praticamente tutto, da The Fall di Tarsem Singh a Triangle of Sadness di Ruben Östlund; questi, tra gli altri, sono i suoi punti di riferimento in quell’onda travolgente chiamata cinema. Ma cosa ne penserà la cinefila e creator del film che ha sbancato agli Oscar aggiudicandosi ben cinque statuette, Anora di Sean Baker (qui la recensione)? All’interno c’è il sex work, ma anche – come ci ha ricordato la nostra intervistata – il desiderio di libertà di una donna certa di un amore che sembrava poter superare ogni cosa, prima di tutto l’essere autentico. Beatrice ci ha messo subito in guardia: “E se Anora fosse stata davvero innamorata di Vanya? Perché non credere che volesse davvero costruire un futuro stabile, come qualsiasi ragazza alla sua età?”. E poi, in un'epoca come la nostra, in cui tutto è immagine in movimento, che fine fa la pulsazione febbrile della carne? Come ci ecciteremo un domani, cosa ci sarà dopo OnlyFans? Ecco cosa ci ha risposto...

Beatrice Segreti (Bea Secrets)
Beatrice Segreti
https://mowmag.com/?nl=1

Beatrice Segreti, al centro di Anora c’è la rappresentazione delle sex worker, un tema che ha suscitato diverse polemiche, anche tra gli addetti ai lavori. Alcuni hanno criticato la scelta di non avere una sex worker reale nel ruolo della protagonista. 

A volte è giusto limitarsi a quello che si vede senza cercare sempre una profondità eccessiva. Probabilmente, ciò che alcune sex worker chiedevano, come mi stai dicendo, era vedere sul grande schemo la rappresentazione di persone con un background autentico, ma alla fine un Oscar si assegna a chi sa fare il suo lavoro. Per vincerlo serve un livello di interpretazione eccellente. A meno che una persona con un background di sex work alle spalle non abbia studiato recitazione e affinato il proprio talento, è difficile ottenere un riconoscimento così prestigioso. Per questo, ritengo giusto premiare un’attrice come Mikey Madison che ha interpretato il ruolo in modo eccellente. A me è piaciuta molto, l’ho trovata bravissima anche dal punto di vista tecnico. Non avendola vista in molti altri film, per me è stata una novità e mi sono anche rivista in alcune esperienze che ha rappresentato nel ruolo. Quindi sì, per me l’Oscar è meritato.

Quindi il film è riuscito a sfatare degli stereotipi?

Sì, credo che il film in parte abbatta alcuni stereotipi. Nella prima parte, quando lei lavora ancora nello strip club, emerge una realtà che si può ritrovare in qualsiasi ambito lavorativo. È la storia di una ragazza giovane che vive in una città difficile come New York, affrontando le dinamiche tipiche del mondo del lavoro. A 23 anni, è normale trovarsi in situazioni simili: avere colleghe con cui si va d’accordo e altre con cui ci sono tensioni, un datore di lavoro indifferente, ma anche persone che la supportano, come la bodyguard donna che le voleva bene. Sono dinamiche che esistono in qualsiasi lavoro. Per me, il film rappresenta un ambiente di lavoro come un altro. Non l’ho percepito come un mondo squallido o degradante, come magari altri potrebbero aver interpretato. Sicuramente, la stessa protagonista per quello che vediamo nel film non è stata sfruttata, e questo è un aspetto che spesso viene visto in modo diverso rispetto alla realtà del settore.

Di Anora sappiamo poco, se non che ha una famiglia piuttosto assente. Secondo Benny Green, l’elemento salvifico del film è rappresentato da un uomo, come se la sua presenza fosse l’unica speranza di cambiamento per lei. Da donna, oltre che da creator, sei d'accordo?

Il fatto che non si approfondisca davvero il personaggio di Anora non è piaciuto neanche a me. Il film si chiama Anora, quindi sarebbe stato giusto raccontarla a 360 gradi: le sue paure, i suoi hobby, la sua vita al di là del suo lavoro. Invece, viene rappresentata quasi esclusivamente come una sex worker, e questo limita la sua caratterizzazione. Detto ciò, penso anche che Anora credesse davvero in questa relazione. Guardando il film con mio marito e alcuni amici, ci siamo chiesti: E se lei fosse stata davvero innamorata? Perché non credere che volesse davvero costruire un futuro stabile, come qualsiasi ragazza alla sua età?

Cioè?

Se ti trovi di fronte un uomo che ha soldi, ti diverte, è diverso dagli altri e soprattutto è libero da imposizioni sociali, può essere normale sentirsi attratti. Lei lo ha scelto non solo per il denaro, ma perché lui rappresentava una libertà che andava oltre l’aspetto economico. Certo, la stabilità economica è importante, soprattutto per una ragazza di 23 anni che vive una vita diversa da quella che la società si aspetta, ma non significa che tutto ruoti solo intorno ai soldi. Infatti, c’è una scena chiave in cui lui le chiede di stare con lui per una settimana e lei chiede 15.000. Lui le dice che poteva chiederne 30, ma lei non lo ha fatto. Questo dimostra che non si trattava solo di denaro: non ha cercato di approfittarne, e questo smonta un pregiudizio diffuso sulle sex worker, ovvero che siano interessate solo ai soldi e non abbiano sentimenti o desideri al di fuori del loro lavoro.

Anora
Mikey Madison è Anora nell'ominimo film di Sean Baker

Quindi Anora prova sentimenti reali e la sua scelta non è dettata solo dal bisogno economico?

Assolutamente. Questo pensiero si concretizza negli ultimi minuti del film, quando lei scoppia a piangere e soprattutto quando si fa forza e affronta gli oligarchi russi, urlando contro di loro. In quel momento si capisce che credeva davvero in quella relazione, che ci teneva e ha sofferto per essa. Alla fine, il film non racconta solo la storia di una sex worker, ma quella di una ragazza giovane che lotta per ciò in cui crede, anche se il mondo intorno a lei la giudica.

Al cinema, le sex worker sono spesso ritratte come vittime o come eroine, incasellate in pregiudizi e stereotipi. Anora, invece, dove si colloca? È una vittima o un’eroina, oppure semplicemente una persona normale?

Anora è una ragazza normale, giovane, con un lavoro che, purtroppo, non è ancora pienamente accettato dalla società. Per questo motivo subisce conseguenze più pesanti rispetto ad altre persone. Probabilmente, se non fosse stata una sex worker, i genitori del ragazzo le avrebbero dato almeno una possibilità o, quantomeno, avrebbero ascoltato il figlio. Invece, viene immediatamente esclusa e giudicata. Lei combatte ogni giorno contro queste ingiustizie ed è una ragazza fortissima, perché vive in un mondo che ancora fatica a riconoscerla come persona, andando oltre il suo lavoro. Il problema è proprio questo: si è persa la persona dietro l’etichetta, con i suoi sentimenti, il suo cuore, le sue paure e i suoi desideri. Non la vedo tanto come vittima in quanto sex worker, ma piuttosto come vittima in quanto ragazza. È un errore focalizzarsi esclusivamente sul suo mestiere, perché così si finisce per ridurla a quello e basta. Prima di essere una sex worker, Anora è una persona, e dovremmo imparare a vedere le persone prima di tutto per ciò che sono, senza incasellarle in categorie predefinite.

Viviamo in una società in cui tutto è spettacolarizzato, specialmente la nudità e il sesso. Un tempo il porno era considerato uno scandalo, oggi il corpo nudo è ovunque. OnlyFans, come hai spiegato anche tu in passato, è diventato un modo per instaurare un legame più intimo e ricercato con qualcuno, è quasi come avere una “fidanzata virtuale”. Secondo te, quale sarà il prossimo step legato all’erotismo?

Non ne ho idea con certezza, ma se dovessi ipotizzare un’evoluzione, credo che il futuro potrebbe andare nella direzione della realtà virtuale. Già oggi, su OnlyFans, l’interazione è più diretta rispetto al passato: prima si guardava un porno, ora si può chattare o fare videochiamate con una creator. Il prossimo passo potrebbe essere l’uso dei visori Vr, come l’Oculus, per rendere l’esperienza ancora più immersiva. Spero, però, che al centro di tutto rimangano sempre le persone reali. Purtroppo, sto già vedendo l’ascesa di profili gestiti da intelligenze artificiali, con ragazze fittizie create da team di sviluppatori. Dietro questi avatar spesso ci sono uomini che creano e vendono contenuti, e questo rischia di allontanarci ancora di più dalle interazioni autentiche. Mi auguro che il futuro dell’erotismo rimanga legato al contatto umano e non venga sostituito dalle Ai. Ma vedremo, sono curiosa di scoprire quale sarà il prossimo passo.

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Beatrice Segreti
https://mowmag.com/?nl=1

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