image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Sanremo 2025
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Abbiamo visto “L’orto americano”, ma com’è? È davvero il più bel film di Pupi Avati? Il rosario dei morti, Hitchcock, Filippo Scotti e l'eternità del cinema

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

11 marzo 2025

Abbiamo visto “L’orto americano”, ma com’è? È davvero il più bel film di Pupi Avati? Il rosario dei morti, Hitchcock, Filippo Scotti e l'eternità del cinema
L’orto americano ha conquistato tutti. Spettatori, critici usciti dalla sala con la sensazione di aver visto qualcosa di intenso: l’ultimo film di Pupi Avati. Un ritorno al “gotico padano”, al dolore di un ragazzo con più di ottant’anni che rispolvera i morti e la vita, in un film che è un incubo storto e pieno di fascino

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

L’orto americano è un incubo pieno di fascino, fatto di mostri che stanno nella testa e in una società febbricitante del Dopoguerra. C’è Lui, un ragazzo senza nome che ha gli occhi di un eterno bambino solo, lo straordinario Filippo Scotti. C’è in un certo senso anche una Lei, l’ombra di lei, la ricerca di una donna forse mai realmente incontrata, appannaggio di mille tumulti, il motivo per cui Lui può vivere e può morire. L’odissea del protagonista per trovare quello che resta di una giovane americana è, nella sua prima parte, bellissima. Surreale, quasi. Si compie velocissimo il miracolo del cinema, scena dopo scena, sembra quasi di vedere Hitchcock. E di sentirlo muovere da dentro. Poi nel film tratto dall’omonimo romanzo del Maestro, ci finisce anche un po' di esoterismo, il mistero, l’antica Grecia, il nero profondissimo, il fango. Quando Lui scava sotto terra e trova una cosa, la cosa, tutto cambia. Si torna in Italia, c’è un processo lunghissimo in una seconda parte più classica, statica, ferma, da cui capiamo sin dai primi minuti come andrà finire la storia, intrappolati in un'atmosfera che ci riporta quasi al film di Welles del 1962. E così pensiamo all'età di chi è dietro la macchina da presa, sono più di ottanta, ma stupisce meno sapere il suo nome: Pupi Avati. Suo La casa dalle finestre che ridono, ma anche Aiutami a sognare e tantissimi altri film. La nuova idea del bianco e nero ne L'orto americano, quello bello, quasi liminale, proposto da suo fratello e produttore Antonio, è la scelta perfetta per disegnare le facce rotte di quasi tutti i personaggi. Perché è tutto brutto attorno a Lui. Non c'è posto per la bellezza, anzi questa viene da fuori. Forse dalla “sola casa costruita dove finisce l’acqua del Po e comincia quella del mare”.

Orto americano
Filippo Scotti in “L’orto americano”

Non c’è niente come L’orto americano, non c'è niente nella storia di Pupi Avati che gli somigli, ma c'è sempre lui, riflesso nello specchio. C’è lui nel rosario dei morti, quello che Pupi ha confessato di ripetere ogni notte prima di andare a dormire e che si trasforma nel film in un volume pesante come fosse un'entità a parte, la causa per cui il protagonista di questa storia è finito dentro un ospedale psichiatrico. Perché non si può parlare con i morti, non si può parlare del passato. E poi la verità, la finzione, la verità, la finzione. Ma quello che abbiamo visto è tutto vero? Siamo noi al centro di un incubo infinito degli Avati e se sì, come se ne esce? Nessuno crede al nostro uomo della storia ogni volta che vuole farsi avanti, scuotere la gente, dichiararsi ad alta voce, gli altri lo silenziano, lo oscurano, è pazzo, dicono. Eppure é il solo ad aver risolto l'enigma. Ne L’orto americano il regista sembra stringere il protagonista in continuazione, per non lasciarlo cadere davanti alla tragedia, forte perché poi si muore, per fargli capire, come canta Cosmo, che cos’è l’amore. Di se stesso per se stesso, per i suoi morti, la verità, le sue angosce e le donne: l’amore di Pupi Avati per il cinema.

Roberto De Francesco e Filippo Scotti in “L’orto americano” di Pupi Avati
Roberto De Francesco e Filippo Scotti in “L’orto americano” di Pupi Avati
https://mowmag.com/?nl=1

More

Perché nessuno va al cinema a vedere Anora premio Oscar? Il problema non è il film di Sean Baker, ma siete voi (che vedete solo Follemente di Genovese)

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Avremo una rivincita?

Perché nessuno va al cinema a vedere Anora premio Oscar? Il problema non è il film di Sean Baker, ma siete voi (che vedete solo Follemente di Genovese)

Benny Green: “OnlyFans? È l’uomo a essere mercificato”. Anora e le sex worker? “Bel film, ma basta con l’idea di un uomo che ci deve salvare”. E su The Substance, l’eros e…

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

che bomba

Benny Green: “OnlyFans? È l’uomo a essere mercificato”. Anora e le sex worker? “Bel film, ma basta con l’idea di un uomo che ci deve salvare”. E su The Substance, l’eros e…

Il regista Maresco smonta Il Gattopardo Netflix: “Senz’anima, oggi tutto viene banalizzato”. Il cinema è morto? “Che senso ha fare un film? Sono tutti autori”. E su Andrea Camilleri e il camillerismo…

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

apocalittico

Il regista Maresco smonta Il Gattopardo Netflix: “Senz’anima, oggi tutto viene banalizzato”. Il cinema è morto? “Che senso ha fare un film? Sono tutti autori”. E su Andrea Camilleri e il camillerismo…

Tag

  • Cinema
  • Film
  • recensione

Top Stories

  • Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì

    di Benedetta Minoliti

    Le Scelte stupide di Fedez e Clara (altro che flirt), Damiano David torna Maneskin e Emis Killa e Lazza… Abbiamo ascoltato (e recensito) il meglio dei singoli del venerdì
  • Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”

    di Riccardo Canaletti

    Daria Bignardi distrugge Valérie Perrin e Joel Dicker: “Come la torta al cioccolato del supermercato, golosa ma non ti nutre e magari è tossica…” Cambiare l’acqua ai fiori? “Ho perso sei ore a leggerlo e…”
  • LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)

    di Grazia Sambruna

    LE PAGELLE del Concertone del primo maggio: Gabry Ponte imperatore assoluto (10 e lode), Lauro vampiro di Twilight (4)
  • Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)

    di Ilaria Ferretti

    Abbiamo visto The Four Seasons con Steve Carell su Netflix, ma com’è? Una serie per adulti (ma non nel senso che credete)
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

    di Cosimo Curatola

    Abbiamo ascoltato in anteprima Ranch di Salmo: essere invecchiati è crudele ma averlo fatto così è un lusso. La recensione di MOW traccia per traccia

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

CCCP, l’ultima intervista: “Sono buoni tutti a morire, più difficile è risorgere”. Il tour, il Gran galà punkettone e gli eredi per Ferretti e Zamboni: “Dicevamo: noi siamo noi, voi non siete un cazzo. È una responsabilità...”

di Gianmarco Aimi

CCCP, l’ultima intervista: “Sono buoni tutti a morire, più difficile è risorgere”. Il tour, il Gran galà punkettone e gli eredi per Ferretti e Zamboni: “Dicevamo: noi siamo noi, voi non siete un cazzo. È una responsabilità...”
Next Next

CCCP, l’ultima intervista: “Sono buoni tutti a morire, più...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy