Diventeremo immortali? Potreste chiederlo a Vladimir Putin che a quanto pare crede davvero di poter trovare, in un futuro non troppo lontano, un modo per trasformare radicalmente l'esistenza umana. Nascere, vivere e morire? Neanche per idea. Togliete il “morire”. Negli ultimi anni, non a caso, la Russia ha investito svariati miliardi di rubli nella ricerca per rallentare – o fermare, mettetela come volete – l'invecchiamento. Biostampa di organi, neurotecnologie, terapie cellulari e monitoraggio dell'età biologica – altro che missili Kinzhal e caccia stealth - sono le nuove armi di un progetto che ormai ha il peso di una strategia nazionale. Un progetto gestito, a quanto pare, da una ristrettissima cerchia del Cremlino attraverso istituti scientifici pubblici e laboratori militari. Lo stesso Putin, incontrando il leader cinese Xi Jinping, ha parlato di “immortalità” come di un obiettivo concreto. Non è fantascienza da romanzo sovietico: i finanziamenti sono reali e in crescita vertiginosa. La Fondazione russa per la scienza (RSF), un ente istituito nel 2013 per sostenere la ricerca di base e applicata, ha sostenuto 43 progetti sull'invecchiamento tra il 2021 e il 2025 (contro i sette del periodo 2016-2020) con un finanziamento, prorogabile, di 172 milioni di rubli (circa 2 milioni di dollari). Solo nel 2025 hanno ricevuto sostegno progetti riguardanti l'invecchiamento che vanno dalla senescenza cellulare indotta dallo stress ai cambiamenti nell'attività dei neuroni ipotalamici, al rinnovamento cellulare e sulla longevità in salute.
Signori, la sfida all'Occidente è appena iniziata. Questa è una sfida scientifica che in qualche modo “gioca” su un'ancestrale paura dell'umanità: la paura di morire. Tutti hanno paura di morire e dunque tutti venereranno come idolo eterno chiunque – un autocrate o un leader democratico non fa differenza - dovesse mai trovare la soluzione alla morte. Qualche settimana fa Putin e Xi sono stati ripresi dalle telecamere mentre a Pechino discutevano della longevità umana. Il leader cinese prevedeva che gli esseri umani potrebbero vivere fino a 150 anni già in questo secolo. La risposta del capo del Cremlino: sì, i progressi della biotecnologia potrebbero consentire alle persone di “vivere sempre più giovani e persino di raggiungere l'immortalità”. Ma sono solo caz*ate o no? Come detto, la ricerca scientifica su come arrestare o rallentare il processo di invecchiamento è diventata un settore in forte espansione in Russia ma pure in Cina e negli Stati Uniti (con modalità ovviamente differenti da Paese a Paese). A proposito di Cina, nei suoi laboratori si lavora su più fronti: dalla modifica genetica con Crispr, usata per silenziare geni legati all'invecchiamento e allungare la vita nei modelli animali, alle ricerche avanzate su cellule staminali e clonazione di primati, terreno che apre la strada a futuri interventi sull'uomo. Dopo lo scandalo del 2018, quando il biologo He Jiankui creò i primi bambini geneticamente modificati, Pechino ha irrigidito le regole, vietando la modifica germinale a scopo riproduttivo. Sembra però che i programmi di ricerca non si siano mai fermati: l'obiettivo è restare davanti a tutti nella partita globale contro l'invecchiamento.
E l'Occidente? Nella partita in questione l'Europa non è pervenuta: il Vecchio Continente è frammentato tra burocrazia, dibattiti etici e mancanza di investimenti strategici. Al contrario, negli Stati Uniti la corsa è alimentata da un'alleanza tra colossi privati e settore militare: Google, Altos Labs e Darpa puntano a ringiovanire cellule e cervelli, mentre la Silicon Valley sogna di caricare la mente umana nel cloud. Negli Usa ci sono tanti miliardari visionari che dopo esser diventati ricchi sfondati si sono messi in testa di realizzare l'impossibile. Uno di loro è Peter Thiel che finanzia progetti di ringiovanimento cellulare e sostiene la crioconservazione per “saltare” oltre la morte biologica. Altri puntano su terapie geniche, parabiosi e intelligenza artificiale applicata al corpo umano. Utopia geniale o geniale intuizione? Lo scopriremo presto. Forse...