Chi l'avrebbe mai detto che un giorno Xi Jinping sarebbe riuscito a riunire, allo stesso tavolo istituzionale, Russia e India. Passi per Vladimir Putin, che con la Cina ha firmato una partnership senza limiti sinonimo di cooperazione a 360 gradi, ma Narendra Modi, il primo ministro del rivale asiatico numero uno di Pechino, non era affatto facile da arruolare nel trio. E invece, senza impegnarsi più di tanto ma semplicemente capitalizzando i clamorosi errori di Usa e Occidente – anche se sarebbe più corretto dire Usa e basta, visto che l'Occidente coincide ormai con Washington – Xi ha saputo decifrare la frustrazione di Delhi nei confronti dell'amministrazione Trump, offrendo a Modi un futuro dove nessuno oserà più minacciare gli altri Paesi con dazi, tariffe e chiusure commerciali. Il tavolo di Tianjin, dove si è appena concluso il summit dell'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) - una piattaforma di carattere politico, economico e di sicurezza, fondata nel 2001, che riunisce Cina, Russia, India, Pakistan e diversi Paesi dell’Asia centrale – è andato ben oltre la semplice nascita di un implicito patto tripartito firmato Xi, Putin e Modi. I tre leader erano infatti accompagnati da tanti altri colleghi. Tra questi: Masoud Pezeshkian, presidente dell'Iran, Alexander Lukashenko (Bielorussia), Mostafa Madbouly (Primo Ministro dell'Egitto), Recep Tayyip Erdogan (Turchia). E ancora: rappresentati di Vietnam, Cambogia, Malesia, Kazakhstan, Pakistan, e pure Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite. La Sco, per informazione, vanta la partecipazione di 26 Paesi, con una cooperazione che copre più di 50 aree e una produzione economica complessiva di quasi 30 trilioni di dollari.

Ok, questo è il contorno: ma perché mai dovremmo interessarci al summit Sco? La risposta è semplice: perché i presenti, coadiuvati da Xi, Putin e Modi, hanno ufficialmente sciolto gli indugi decidendo di gettare le fondamenta per la creazione di un nuovo ordine globale. Un ordine globale non più guidato dagli Stati Uniti né dai valori occidentali, bensì dalle istanze, dalle esigenze, dagli interessi di quello che qualche anno fa sarebbe stato fatto rientrare dai nostri analisti nel “resto del mondo”. Solo che oggi quel “resto del mondo” è cresciuto, è diventato grande, si è rafforzato militarmente e in ambito economico, e vuole avere la propria voce in capitolo all'interno della comunità internazionale. Certo, molti faranno notare che Russia, Cina e India sono troppo diversi tra loro e che hanno obiettivi geopolitici contrapposti. Tutto vero ma la svolta sta proprio qui: Delhi, Pechino e Mosca hanno scelto di collaborare insieme facendo leva sull'esigenza comune di trasformare l'ordine globale. Detto altrimenti, il minimo comune denominatore dei presenti al tavolo della Sco, almeno in questo momento storico, è più importante delle loro differenze. Differenze che verranno limate da un concentrato di pragmatismo e sviluppo economico condiviso.

L'obiettivo di Xi, Putin e Modi è quello di promuovere un ordine mondiale multipolare, e cioè un equilibrio nelle relazioni istituzionali internazionali che non passi più da Washington o Bruxelles. Pechino, la grande artefice e sponsor della Sco, ha cercato a lungo di presentare la piattaforma come un blocco di potere non guidato dall'Occidente e che promuove un nuovo tipo di relazioni internazionali “più democratico” e “inclusivo”. Il mondo è entrato in “una nuova fase di turbolenza” con la governance globale a un “nuovo bivio”, ha dichiarato Xi, chiedendo sforzi congiunti per costruire un “quadro di governance internazionale più giusto ed equilibrato”. La situazione oggi è più o meno questa: l'India, a lungo corteggiata dagli Stati Uniti come contrappeso alla Cina, è stata travolta dalle tariffe di Trump e ha scelto di abbracciare Pechino; il Cremlino ha ignorato la spinta di Washington per la pace in Ucraina; il Dragone continua invece a scontrarsi con gli Stati Uniti su questioni commerciali, tecnologiche e geopolitiche non cedendo di un millimetro. Musica per le orecchie dei Paesi in via di sviluppo a lungo ignorati dall'Occidente, ben felici di tuffarsi in questa nuova piscina dorata. Ah, a proposito: gli Stati membri della Sco hanno concordato di istituire una banca di sviluppo, che rappresenterebbe un passo significativo verso l'obiettivo di istituire un sistema di pagamento alternativo che riduca la dipendenza dal dollaro statunitense. Con buona pace per l'Occidente...
