Esattamente un anno fa prendeva piede l’affaire Maria Rosaria Boccia, esploso come una vera e propria granata sul sito di Dagospia, testata d’informazione online diretta da Roberto D’Agostino. Come un sassolino che provoca una frana, la notizia della relazione pseudo-professionale e affettiva tra l’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e l’opaco personaggio di Maria Rosaria Boccia portò, con i suoi retroscena, alle dimissioni del ministro. Come è noto, Sangiuliano venne accusato di peculato e di rivelazione di segreti d’ufficio dalla Procura di Roma e dal Tribunale dei Ministri, in merito ai viaggi istituzionali - tra cui quello a Pompei - in compagnia di Maria Rosaria Boccia, oltre che per la presunta condivisione di documenti riservati. Il Tribunale dei Ministri ha infine archiviato tutte le accuse, su richiesta della Procura di Roma, per infondatezza della notizia di reato.

Dal primo aprile di quest’anno, Sangiuliano è corrispondente Rai da Parigi e vive il suo “esilio” nella città dei lumi, nella speranza di tornare alla ribalta come direttore del Tg1. Maria Rosaria Boccia, invece, è in attesa di giudizio. Le sono stati contestati i reati di stalking aggravato, interferenze illecite nella vita privata, diffamazione, lesioni e false dichiarazioni sul proprio curriculum, legate all’organizzazione di eventi. Le parti offese sono l’ex ministro, sua moglie e l’ex capo di gabinetto Francesco Gilioli. Su Dagospia era stato peraltro pubblicato un articolo intitolato “Genny il fenomeno”, in cui si sosteneva che la Boccia fosse stata ammessa a un tavolo di lavoro nel Ferragosto 2024 presso la Sala della Crociera del Ministero della Cultura. All’articolo era allegata una foto dei presenti come presunta prova, sebbene il fatto fosse stato smentito dai collaboratori dell’ex ministro. L’articolo, però, non è più reperibile in quanto rimosso. Il motivo? Come sottolineato da Affaritaliani in un articolo del 12 dicembre scorso, la foto ritraeva non la signora Boccia, bensì la direttrice generale Marina Giuseppone. Riveliamo in esclusiva l’errore che è costato caro a Roberto D’Agostino, al quale la Procura di Roma ha notificato il 1° luglio di quest’anno la citazione diretta a giudizio per diffamazione aggravata a mezzo stampa (art. 595, commi 1 e 3, c.p.) nei confronti di Gennaro Sangiuliano, parte lesa. Il direttore di Dagospia ora rischia la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa, oltre al risarcimento danni nei confronti dell’ex ministro, e dovrà difendersi dalle accuse nell’udienza di comparizione predibattimentale di fronte al giudice Maria Rosaria Brunetti della sezione decima del Tribunale di Roma, ove dovrà presentarsi il 12 dicembre insieme al suo avvocato Valentina Ramella. Una volta ricevuta la notizia abbiamo contattato il diretto interessato per raccogliere una sua opinione al riguardo e per domandargli se chiederà scusa all’ex ministro per l’errore commesso. Il direttore di Dagospia, però, non si è sbottonato, ma ha commentato: “Parlate con lui (Sangiuliano), io che ve devo dì, si andrà a processo, non c’è molto da aggiungere”.
