Ci sono gru ovunque. Basta alzare gli occhi al cielo di Hanoi e si vedono bracci meccanici in azione impegnati a costruire nuovi appartamenti, edifici residenziali, hotel. Questo è il segnale più evidente che spiega, meglio di qualsiasi dato, l'eccellente momento di forma che sta attraversando il Vietnam. La chiamano tutti la “nuova Tigre asiatica” ma è soltanto facendo un giro all'interno del Paese si capisce davvero la vera entità del miracolo vietnamita. Che poi proprio miracolo non è, visto che la crescita galoppante del pil nazionale (+ 5,05% nel 2023, addirittura + 7,09% nel 2024) deriva dall'attenta pianificazione economica gestita dal Partito Comunista del Vietnam. Da queste parti ci tengono molto a far notare che la politica è infatti al centro della scena, e non è un caso che le strade di Hanoi siano piene di bandiere con la falce e il martello, di richiami al Partito, di effigi e immagini di Ho Chi Minh. Dimenticatevi pure il Vietnam sventrato dalla guerra raccontato dai film americani: oggi il Paese è cresciuto, si sta sviluppando e ambisce a trasformarsi in una piccola potenza regionale incastonata nel cuore dell'Asia.

A Hanoi lo sviluppo economico è tangibile in ogni angolo della città: nel 2023, il Prodotto Regionale Lordo è cresciuto del 6,27 % rispetto all’anno precedente, mentre nel 2024 di circa il 6,5 %, grazie a investimenti pubblici e privatizzati, all'apertura di oltre 27.000 nuove imprese e a un boom turistico che ha attirato quasi 28 milioni di visitatori, con introiti del settore turistico in aumento del 18,3 %. Certo, le strade sono soffocate da un traffico insostenibile al punto che la Ringway 3—autostrada anello fondamentale—veicola fino a 124.000 veicoli al giorno, ossia 8–10 volte la capacità progettata, trasformandosi in un labirinto bloccato anche a tarda notte, specie durante le festività. E però le attività commerciali prosperano proprio grazie a questo disordine: sia le piccole attività, organizzate in botteghe sui marciapiedi e ristorantini senza troppe pretese, sia le grandi, rappresentate da hotel e grandi catene straniere. La sensazione è che l'economia del Vietnam sia ancora un terreno fertile e che i primi che pianteranno i loro semi all'ombra di Hanoi potranno, in un futuro non troppo lontano, raccogliere frutti dolcissimi. La giapponese Uniqlo, per esempio, ha bruciato tutti sul tempo quando nel 2020 ha inaugurato un negozio di fronte al lago Hoàn Kiem, zona centralissima della capitale. Le case automobilistiche nipponiche e sudcoreane, come Kia, Hyundai, Honda e Toyota, hanno fatto altrettanto nel campo dell'automotive, mentre i brand hi-tech cinesi (da Xiaomi a Oppo) hanno colonizzato l'elettronica di consumo.

Accanto agli investimenti il Vietnam punta molto sul turismo. Nel 2024 ha accolto circa 17,6 milioni di viaggiatori internazionali, segnando un incremento del 39,5% rispetto al 2023 e raggiungendo quasi il 97,6% dei livelli pre-pandemia del 2019. Il margine è ancora enorme visto che questo Paese può offrire tutto: mare, montagna, natura, metropoli, storia. Le autorità stanno lavorando per rendere la nazione sempre più aperta e fruibile al turismo internazionale, tanto nelle grandi città quanto nei centri minori. Uno dei punti di forza del Vietnam risiede nell'essere estremamente low cost. Prendiamo Hanoi: qui un piatto fumante di pho - una zuppa calda e profumata a base di brodo di carne, noodles di riso, erbe aromatiche e solitamente carne di manzo - costa meno di due dollari; una corsa in taxi attraverso il centro storico difficilmente supera i tre; un pranzo per due in un ristorante stellato raggiunge a malapena i 20; un caffé meno di un euro (così come una birra); le sigarette circa un euro; magliette e polo (più o meno fake) circa quattro; le visite in musei e siti culturali gratis o un paio di euro. A proposito: una giornata intera trascorsa in una delle spiagge del Vietnam (Hanoi non è sul mare) costa due o tre euro. Altro che i 30-40 o passa euro chiesti dagli stabilimenti balneari dell'Italia...
