“Il mondo attuale è molto piccolo, quasi claustrofobico. Sempre più intercambiabile. I ristoranti sono gli stessi, le persone, internet, le ansie dei social media, i film sono gli stessi. Solo le letterature rimangono reciprocamente sconosciute!”. Abbiamo intervistato Lawrence Osborne nel marzo 2024. Era appena uscito il suo ultimo romanzo Java Road e il termine Overtourism, anglicismo coniato per indicare il “troppo turismo”, non era ancora diffuso sui media. Osborne, con largo anticipo rispetto ai dibattiti sul turismo di massa moderno che sarebbero esplosi di lì a qualche mese, ci spiegava quanto non avesse ormai più senso viaggiare. “Ogni luogo è sommerso da orde di voyeurs di Tik Tok. Io stesso vado in Mongolia perché un mio caro amico ha un lodge nel Gobi dove possiamo andare a cavallo e campeggiare all'aperto senza nessuno. Finché non arriveranno gli hollywoodiani... continuerò ad andarci ogni anno”, spiegava lo scrittore inglese, che alla piaga del turismo di massa aveva dedicato un precedente libro, “Il turista nudo”, scritto nel 2006. Il testo è prossimo a una nuova ristampa da parte di Adelphi: lo abbiamo scoperto quasi per caso scrollando sui social e – pensiamo – non potrebbe esistere un momento migliore per riproporre ai lettori italiani un capolavoro del genere. Di cosa parla "Il turista nudo"? Osborne intraprende un lungo viaggio dall’Inghilterra all'Estremo Oriente, passando per luoghi come Dubai, India, Andamane, Bali e Papua Nuova Guinea, con l'obiettivo di esplorare non solo i posti, ma soprattutto il senso stesso del viaggiare nell'epoca moderna. Nel farlo, lo scrittore inglese si pone (e ci pone) una domanda scomoda: è ancora possibile fare un viaggio autentico oppure siamo tutti turisti illusi e omologati?

Osborne mette in fila validi esempi per dimostrare come la seconda opzione, ossia “siamo tutti turisti illusi e omologati”, èsia la risposta corretta. Non importa dove si vada, sostiene l'autore in questa indagine pungente, estremamente divertente e a tratti profonda sul viaggio e i suoi disagi, perché oggi tutti i luoghi sono uguali. Dunque la gente ha smesso di viaggiare? Neanche per idea: il viaggiatore continua a procedere, spinto da un desiderio indefinito, e questo non fa che alimentare la valanga infinita del turismo di massa. Eppure lo spettacolo è quasi sempre deprimente. A Dubai, per esempio, le attrazioni turistiche includono centri commerciali, negozi di lusso e palazzoni luminosi. Le Isole Andamane, altra tappa di Osborne, dovrebbero essere avamposti isolati al largo della costa thailandese, ma sono finite nel mirino della catena di hotel Four Seasons. Il loro destino, dunque, appare segnato: rischiano di diventare senz'anima come le Maldive e le Seychelles. Poco importa che una guida locale spieghi all'autore quanto potenziale turistico abbia quel luogo: “Tutti questi discorsi sulle Andamane come le prossime Maldive o Seychelles mi hanno solo ricordato quanto detesto le Maldive e le Seychelles”. E via verso la prossima destinazione: Bangkok, in Thailandia, dove lo scrittore approfondisce il settore medico che – all'epoca della stesura del libro – attrae nella capitale della Thailandia un turista su dieci.

Proprio a Bangkok c'è spazio per una riflessione sulle transessuali che si rivolgono a un noto ospedale cittadino. Anche loro, in un certo senso, sono turisti. “Potrebbero persino essere definiti i turisti per eccellenza della nostra epoca. Sono partiti alla ricerca di una trasformazione, e ragazzi, l'hanno trovata”, scrive Osborne. Al contrario, il turista medio – quello che va da un capo all'altro del mondo illudendosi di viaggiare - non effettuerà alcuna trasformazione. Il motivo è semplice: viaggiare è diventato un atto doloroso, noioso, inutile. Colpa dell'apparente rassicurante meccanismo del turismo di massa che ha prodotto una destinazione sintetica, universale e adatta a tutti, che Osborne chiama “ovunque”. Rientrato a casa, all'epoca New York, al termine del libro l'autore ha pochi dubbi: “Durante tutto questo viaggio ho avuto la stessa sensazione di non essere mai stato all'estero, da nessuna parte, di essermi semplicemente mosso attraverso diverse dimensioni di un'unica contemporaneità umana”. Fateci caso quando prenoterete le vostre prossime vacanze.
