Fausto Biloslavo – storico inviato di guerra del Giornale e di Mediaset, oltre che collaboratore di Panorama – è appena rientrato dall’Ucraina e in questa intervista ci racconta cosa ha visto, cosa potrebbe succedere e cosa non dovremmo assolutamente lasciare accadere.
Fausto, come mai sei rientrato in Italia? E pensi di tornare in Ucraina nel prossimo futuro?
Sono tornato perché sono stato là più di due mesi, di cui sessanta giorni purtroppo spesso sotto le bombe. A parte il fatto che mia moglie e mia figlia stavano per cambiare la serratura di casa, c’è anche l’aspetto che ho contato 47 sibili di granate, razzi, proiettili di artiglieria e bombe di mortaio, il che significa impatto a distanza ravvicinata. Quando senti il sibilo puoi solo buttarti a terra e sperare che non ti piombi proprio sulla testa. E mi sono passati sopra cinque missili balistici, che fanno un rumore come un caccia a reazione: quindi non bisogna sfidare troppo il destino e la guerra, perché è un calcolo delle probabilità. È una guerra convenzionale spaventosa e prima o poi un razzo ti colpisce. Quindi meglio fare una pausa e tornare per una seconda puntata. Tanto purtroppo temo che questa guerra non finirà.
In questa tua lunga permanenza, cosa hai visto sul campo, al netto della propaganda che arriva a noi che siamo lontani dal fronte?
Sul campo ho visto che è una guerra spaventosa e sanguinosa tra una superpotenza che poi probabilmente non si è dimostrata così superpotente e un’Ucraina che incredibilmente resiste. L’Ucraina non può vincere in questo momento, ma non vince neanche la Russia come vorrebbe. E poi è vero che la stragrande maggioranza dei crimini sono stati compiuti dai russi, però in guerra purtroppo tutti hanno le mani sporche di sangue. E poi bisogna ristabilire anche un po’ di realtà dei fatti. Sulle armi proibite, ho visto l’utilizzo almeno cinque o sei volte di bombe a grappolo da parte dei russi, però le bombe a grappolo le hanno anche gli ucraini. Oppure i missili balistici: gli ultimi mi sono passati sulla testa alla vigilia della Pasqua ortodossa a Odessa. Il primo è passato, il secondo ci sono stati rumori fragorosi dalla contraerea che deve intercettare i missili e una volta intercettati questi missili cadono, non sempre esplodono in aria o non esplodono completamente, nessuno può sapere dove vanno a finire e possono cadere anche su edifici civili. E a Odessa è morta la piccola Kira con la mamma, tra l’altro con la nonna russa. È chiaro che la colpa è dell’invasione russa, perché se non ci fosse stata l’invasione quel missile non sarebbe mai stato lanciato, la contraerea non avrebbe mai sparato e Kira sarebbe viva, però non è che quel missile puntasse proprio quel palazzo popolare. Puntava i depositi di armi della Nato vicino all’aeroporto di Odessa, e difatti il primo missile li ha colpiti. Quindi bisogna sempre andare sul campo per scindere la propaganda dal vero. Poi ovvio che Kira è vittima di una guerra iniziata da Putin, però bisogna non andare con i paraocchi e fare il proprio lavoro. E il proprio lavoro poi non significa che tutti i buoni sono da una parte e tutti i cattivi dall’altra. Purtroppo la guerra è brutta, sporca e cattiva da tutte e due le parti. E io posso assolutamente capire i prigionieri russi gambizzati o i carristi che dopo aver sparato sulle case fanno una brutta fine. Ma la farebbero anche a casa nostra se arrivasse un carro armato fuori dalla porta di casa. La guerra non è mica una passeggiata e ormai, in questi sessanta giorni l’ho visto e l’ho vissuto, siamo a un punto tale che ormai c’è l’odio. Il peluche insanguinato a Kramatorsk non lo dimenticherò mai. Il bambino o la bambina non c’erano più, però il peluche è rimasto lì intriso del sangue della vittima più innocente di tutte. È chiaro che più si va avanti più si alimenta l’odio.
Quindi non regge la definizione di “operazione militare speciale”. Si tratta di una guerra a tutti gli effetti, o no?
Sì, è una guerra a tutti gli effetti. Si tratta di una furbizia semantica e formale perché con un’operazione speciale i russi non hanno usato o non hanno usato con tutta la loro forza l’arma aerea. In realtà Putin non ha dichiarato alcuna guerra, è questo l’assurdo di questa situazione. Se dichiarasse guerra, se lo facesse magari il 9 maggio, significa che avrebbe tutte le armi a disposizione, compresa l’arma aerea in maniera massiccia. È questo vorrebbe dire tabula rasa, che già lo sta facendo ma ancora di più, sulle città, e poi potrebbe anche mobilitare un milione di uomini. Questa è la differenza formale tra operazione speciale e guerra, per quanto già lo sia.
Rispetto ad altre guerre che differenze hai riscontrato?
Prima di tutto è una guerra alle porte di casa, nel cuore dell’Europa. Io ho vissuto l’Afghanistan, la primavera araba, la caduta di Gheddafi in Libia. Luoghi “esotici”, con gente un po’ diversa da noi. Mentre qua siamo nel cuore dell’Europa con gli ucraini che sono come noi, e questo è quello che colpisce di più. E per di più è una guerra convenzionale, non è una guerra fatta da miliziani o da talebani col turbante. È una guerra dove ci sono artiglieria, carri armati, fanteria, con tutto quello che ne deriva per l’impatto sui civili, che sono le prime vittime. È una guerra in cui i civili si nascondono sottoterra, in rifugi antiatomici sovietici. E anche questa è una cosa che in Afghanistan o in Libia chiaramente non vedi.
I russi parlano continuamente di denazificazione. Quanti nazisti hai incontrato in Ucraina?
Io sono stato negli anni precedenti, quelli di cui tutti ci siamo dimenticati della guerra nel Donbass che c’era da otto anni, con il battaglione Azov. Li conosco, li ho intervistati: è chiaro che hanno simpatie per l’ideologia nazista, anche se poi ti dicono che Putin è come Mussolini. Però questo non significa che l’Ucraina è nazista. L’Ucraina è un Paese democratico, con tutte le storture dei Paesi democratici, che ha eletto un presidente che tra l’altro era un presidente ben poco amato fino a prima del conflitto mentre adesso è amatissimo (Putin è riuscito anche in questo, far diventare un idolo il suo nemico giurato). Non è che poche migliaia di uomini di un reparto speciale (che non comanda, ma è comandato) che hanno nostalgie naziste possano trasformare l’Ucraina in un quarto Reich da denazificare: questo è il grande cortocircuito della propaganda. Dopodiché non c’è dubbio che gli ucraini siano nazionalisti e patrioti e proprio per questo resistono.
Quindi, stando agli umori della popolazione che hai percepito, non si arrenderanno?
Assolutamente no. Ci sono dieci milioni di ucraini fra sfollati interni e profughi esterni (che tra l’altro qualcuno adesso sta tornando, perché l’ovest del Paese è relativamente tranquillo). Quelli che non se la sentivano sono già fuggiti, gli altri, soprattutto quelli che hanno imbracciato le armi anche in maniera volontaria (all’inizio se le compravano loro), sono patrioti e non hanno alcuna intenzione di arrendersi. Chiedergli di arrendersi è un oltraggio. Decideranno loro cosa fare, se resistere, arrendersi oppure no. Dopodiché noi dobbiamo aiutare la resistenza ma il nostro handicap è che a un certo punto abbiamo puntato solo sulla guerra. Ci siamo totalmente e forse volutamente dimenticati (soprattutto gli americani) l’altra faccia della medaglia, cioè la trattativa, il negoziato, la pace. Cosa vogliamo fare? Come con la dottrina Reagan degli anni Ottanta, come l’Afghanistan in cui i mujaheddin hanno combattuto per dieci anni? Vogliamo fare una cosa del genere in Ucraina, stare dieci anni a logorare l’esercito russo? A me sembra una follia, dobbiamo con la stessa forza con cui aiutiamo gli ucraini a resistere trovare una strada per il negoziato e per la pace (ovviamente non noi, ma per esempio c’è il papa, ci sono i turchi, oltre all’Onu lumaca che si sveglia dopo due mesi). Un Afghanistan ucraino non va bene per nessuno: per gli ucraini, ma neanche per i russi e per noi.
Cosa pensano gli ucraini degli italiani? Come ci vedono?
All’inizio ci vedavano come amici di Putin, poi quando c’è stata una chiara presa di posizione da parte del Governo e del premier Draghi, con Zelensky che ha parlato in Parlamento, poi è cambiato questo atteggiamento critico e adesso ci sentono dalla loro parte. Poi il nostro è un Paese complesso e quando sono tornato mi sono reso conto che ben pochi morirebbero per Kiev. La maggioranza è persino contraria all’invio delle armi, per cui c’è un distacco tra l’opinione pubblica e il Governo e la politica, anche perché gli effetti della guerra li sentiamo già pesantemente, dai prezzi dell’energia a quelli del grano. Tra l’altro è curioso come tra bombe, missili e altro nessuno abbia toccato il gasdotto che passa da Odessa, che significa introiti per alimentare la macchina bellica russa e royalty per gli ucraini. È stato colpito tutto, ma non il gasdotto: questo dovrebbe farci riflettere su tante cose.
Cosa può fare l’Italia? Gli ucraini forse non avevano tutti i torti dicendo che almeno all’inizio eravamo vicini a Putin. Poi sono arrivate le “osservazioni” da oltre oceano, e…
Forse l’Italia avrebbe potuto ritagliarsi un ruolo da mediatore, però facciamo parte della Nato e non è che possiamo fare più di tanto. Quindi non possiamo mediare, perché se diamo le armi… Però possiamo convincere altri a mediare: i turchi, i cinesi, il papa che ha detto di essere pronto a incontrare Putin a Mosca. Però è chiaro che lo Zio Sam le bombe non le sente neanche in lontanza e magari ci venderà più gas liquido, quindi ha gettato benzina sul fuoco. Ogni volta che spuntava una possibilità di trattativa arrivava il nonnetto un po’ rincoglionito, che però tanto rincoglionito non dev’essere, parlando di macellaio e di genocidio. Solo che è a casa nostra e sulla nostra pelle questa cosa. Per questo noi europei, pur rispettando i doveri dell’alleanza atlantica (che tra l’altro è un altro boomerang di Putin, visto che ha risuscitato una Nato che era sotto la tenda a ossigeno dopo l’uscita dall’Afghanistan). Se non facciamo in modo di far arrivare a una trattativa, a un cessato il fuoco e a una tregua siamo colpevoli di non averle tentate tutte, e mi sembra che non lo stiamo facendo.
Realisticamente quando e come potrebbe finire la guerra?
Io sono molto pessimista e lo ero fin dall’inizio. Anche se si congelasse per miracolo la situazione al punto in cui è adesso cosa dovrebbero fare gli ucraini? Lasciare Mariupol, riconoscere il Donbass e la Crimea? È difficile trovare una soluzione, ma almeno dobbiamo cercarla, a tutti i costi. Se invece non la cerchiamo e mandiamo solo armi allora la guerra continuerà per anni. Per anni, non per mesi.
Hai già un'idea di quando potresti tornare in Ucraina?
Vedrò lo sviluppo degli eventi e devo un po’ tirare il fiato e non sfidare troppo la sorte. Però io penso che visto che questa storia purtroppo continuerà cercherò di non far dimenticare cosa sta succedendo a chi magari tenderebbe a scordarselo sotto l’ombrellone. Farò in modo di non farlo dimenticare.