A mezzogiorno l’aereo di Alitalia che trasporta Papa Francesco ha toccato per la prima volta il suolo iracheno. Questo viaggio in Iraq batte ogni primato, visto che si tratta della prima volta di un pontefice nella terra di Abramo. Ma è anche un viaggio rischioso: due giorni fa sono stati lanciati dei razzi contro una base americana e ci sono stati attacchi ad Erbil, mentre continua la lotta fra le milizie della cosiddetta Resistenza irachena – appoggiata dall’Iran – e la presenza americana nel Paese con oltre 2mila soldati. “Gli sciiti di Teheran vogliono che gli americani se ne vadano. Probabilmente non lo faranno, almeno del tutto, ma verranno sostituiti dalla Nato con una missione ad hoc” spiega Fausto Biloslavo, tra gli ultimi giornalisti di guerra italiani, che non si è mai tirato indietro nel raccontare il Medio Oriente, anche a costo di essere imprigionato per sette mesi a Kabul.
Fausto, il Papa giunge in Iraq in un momento pericoloso, vero?
“Sì, anche perché dopo l’attacco aereo in Siria da parte degli Usa è stata annunciata una rappresaglia ancor più forte. Speriamo non avvenga nei giorni della visita del Papa. Posso solo dirti che al momento sulla strada per l’aeroporto di Baghdad si vede che la città è totalmente blindata. Con il lockdown stretto per via del Covid, non c’è nessuno in giro tranne militari e addetti ai lavori”.
Quello del Papa sarà un tour de force. C’è il rischio di un attacco dell’Isis?
“Nei giorni scorsi, alcuni gruppi fondamentalisti ostili al Papa lo hanno definito ‘il re dei crociati’. Però gli iracheni faranno di tutto per garantire la sua sicurezza, anche con l’appoggio della coalizione internazionale, se ce ne sarà bisogno. Ci è stato detto che il Papa utilizzerà un’auto blindata per gli spostamenti, che non è sua usanza. Vuole farsi vedere, vuole mostrare che non ha paura. Ma la sua incolumità viene prima di tutto”.
Perché questo viaggio è così importante?
“Innanzitutto, è il primo viaggio di un Papa in Iraq, ed è importantissimo per la comunità cristiana del Paese, che si sta estinguendo: ai tempi di Saddam Hussein i cristiani in Iraq erano un milione, oggi sono meno di 300mila. Ma è anche importante per la maggioranza sciita: è attesissimo l’incontro tra i due papi, il Papa vaticano e quello che chiamo ‘il Papa sciita,’ il marjaʿ, il Grande Ayatollah Ali al-Sistani, leader spirituale degli sciiti iracheni, la maggioranza della popolazione. L’incontro avverrà domani a Najaf, la città santa degli sciiti”.
Ci sono dettagli sulla sicurezza del Papa?
“Qui ci sono tutte le blindature possibili e immaginabili, dato che sono da anni e anni in guerra e questo non sarà un problema. Il Papa ovviamente non vuole mostrare di avere paura, perché non ha paura”.