Era riuscita a scappare dalla guerra in Ucraina, ma è morta investita in Italia, il Paese che l’aveva accolta e forse non è stato un incidente. Si chiamava Taia e aveva 5 anni. Il suo investitore, un diciottenne di Crotone, è stato arrestato con l’accusa (almeno per ora) di omicidio stradale aggravato in concorso. Era alla guida di un Fiat Doblò con accanto il padre.
Ciò che ha fatto sorgere dei dubbi è che il conducente (che secondo il Messaggero “aveva solo il foglio rosa, era già stato fermato per guida senza patente nell’agosto 2020 e il 3 marzo scorso”) “avrebbe avuto – riferisce il Corriere – una precedente conoscenza con altri due sedicenni coinvolti nell’incidente: la cugina (anche lei ucraina) della piccola morta e il suo fidanzatino, un coetaneo del posto. Lei è rimasta miracolosamente illesa. Lui è in prognosi riservata ma non in pericolo di vita.
Una vicenda, dunque, che potrebbe anche avere tratto origine – è l’ipotesi non esclusa dagli inquirenti che stanno prendendo in considerazione ogni pista – da questioni personali”.
Secondo il Messaggero, “il giovane potrebbe aver provocato deliberatamente l’incidente per via di una serie di screzi e gelosie con il sedicenne italiano che teneva per mano la piccola e che sarebbe il fidanzato della cugina di Taia Martseniuk. I tre camminavano in fila indiana, località Cantorato, direzione statale 106, quando intorno alle 18.30 hanno incrociato l’auto guidata dal 18enne che arrivava in senso contrario. La cugina (l’unica illesa, il fidanzato è in ospedale non in gravi condizioni) ha raccontato che il Doblò avrebbe fatto una inversione per raggiungerli e investirli. Al vaglio anche le condizioni del manto stradale, la scarsa visibilità dovuta alla pioggia anche se l’ipotesi che potrebbe prendere forma è quella di una bravata effettuata deliberatamente”. I carabinieri hanno poi sottolineato che l’ipotesi del gesto deliberato è da considerarsi una “fuga in avanti” e che il gip ha ravvisato il solo reato di omicidio stradale aggravato in concorso, ma il quotidiano romano sottolinea altri elementi di dubbio: “Perché il ragazzo è tornato indietro, a tutta velocità, puntando il giovane che teneva per mano Taia? Per giunta con il padre a fianco? E perché la cugina avrebbe raccontato di questa rivalità?
Quel che è certo è che Taia non c’è più e non a causa dell’esercito russo: “Era arrivata in Italia il 26 febbraio con la mamma Liudmila, fuggite da Kremenec, nella regione di Ternopil. Il papà era in Francia e le avrebbe raggiunte. A Crotone dove era giunta con altri rifugiati era stata accolta dalla famiglia della sorella della mamma, che vive lì e lavora in un agriturismo della zona”.