Il Parlamento Europeo ha ufficialmente approvato la norma proposta dal Consiglio dell'Unione Europea a novembre 2022 che vieta le nuove immatricolazioni di automobili con motore a benzina e diesel a partire dal 2035. Questa decisione, riguardo alla quale evidentemente ha pesato molto poco (se non nulla) la contrarietà del Governo italiano, fa parte del pacchetto "Fit for 55" dell'UE, un insieme di riforme volte a ridurre l'impatto ambientale dei settori economici cruciali, e mira a raggiungere l'obiettivo di zero emissioni di CO2 per l'industria automobilistica. Il principale obiettivo del provvedimento è quello di ridurre le emissioni di questi veicoli del 100% rispetto al 2021, fissando un obiettivo intermedio al 2030 con una riduzione del 55% per le automobili e del 50% per i furgoni.
Entro il 2025 la Commissione Europea dovrà presentare un metodo che consentirà alle istituzioni di calcolare e comunicare i dati sulle emissioni di CO2 emesse durante il ciclo di vita di ogni veicolo in vendita sul mercato. Sarà anche compito della Commissione monitorare, entro dicembre 2026, il divario tra i limiti fissati dalla normativa e i valori reali sul consumo di carburante ed energia di ogni Stato membro, presentando ai costruttori una metodologia per l'adeguamento.
La norma prevede un'esenzione totale per i produttori di meno di mille veicoli all'anno. Per coloro che producono un numero limitato di auto o furgoni (tra mille e 10 mila auto o tra mille e 22 mila furgoni all'anno) è prevista una deroga fino alla fine del 2035. Questa deroga riguarda in particolare le case automobilistiche che producono auto di lusso, come Ferrari e Lamborghini. La Commissione europea pubblicherà una relazione ogni due anni per monitorare i progressi nell'ambito della mobilità a zero emissioni. La prima relazione è prevista per il 2025.
Secondo Jan Huitema, relatore all'Eurocamera, "tutti questi obiettivi offriranno chiarezza per l'industria automobilistica e stimoleranno l'innovazione e gli investimenti dei produttori. Acquistare e guidare autovetture a emissioni zero diventerà meno costoso per i consumatori e porterà a un rapido sviluppo del mercato di seconda mano. Guidare in modo sostenibile diventerà accessibile a tutti".
L'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi ha espresso invece il proprio dissenso, affermando che questa decisione "costerà all'Europa centinaia di migliaia di posti di lavoro e lascerà un'industria europea vitale pericolosamente dipendente da batterie, materie prime e terre rare di dubbia provenienza e disponibilità". E ancora: “Diventeremo totalmente dipendenti dai paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina, ad esempio per i microchip, il litio e il cobalto. L’impatto ambientale in alcuni paesi come ad esempio in Africa, dove si estraggono importanti materie prime per le auto elettriche è terribile. La mia speranza – le sue parole riportate dal Corriere – è che saremo più realistici quando si discuterà della riduzione delle emissioni di CO2 per i mezzi pesanti e per quelli agricoli”.