Iacopo Melio è un Consigliere Regionale toscano noto per il suo attivismo nel campo dei diritti umani e civili. È nato con la sindrome di Escobar, una patologia genetica rara per la quale non esiste ricerca per la prevenzione o la cura e lo costringe su una sedia a rotelle. Nonostante questo, il suo impegno per aver fondato una onlus che promuove battaglie per abbattere barriere architettoniche e stereotipi gli è valsa la medaglia come Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana consegnata direttamente dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. A lui abbiamo chiesto cosa pensa di temi delicati come l’eutanasia e la legalizzazione della cannabis e perché persistono ritardi nell’approvazione di questi referendum.
Iacopo, qual è la tua idea sul tema dell’eutanasia?
Io credo che quando c’è una perfetta e provata consapevolezza della persona è una scelta che debba ricadere sulla persona stessa. Le risposte del comitato etico non sono così tempestive, infatti con il caso Ridolfi si sono dimenticati di dire come è morto: di fame e di sete se pur con un farmaco che lo ha sedato. Questa però la considero una barbarie e non deve succedere, va evitato e si può fare tenendo in considerazione la libera scelta della persona interessata.
Secondo te perché c’è questo ritardo continuo?
Se uno vuole il tempo c’è. Io sono sempre stato un’attivista, anche da Consigliere Regionale. Mi immaginavo all’inizio che i tempi della politica fossero diversi e invece sono molto più lunghi, però mi rendo conto che dipendono anche dalle scelte personali e dai temi inseriti in agenda.
Non solo sul tema dell’eutanasia, ma anche sul tema della cannabis c’è un ritardo enorme.
Non voglio fare il complottista, ma credo sia un problema dovuto alla paura di andare a toccare una parte di elettori che sono fortemente cattolici. La politica si adatta allo spettro culturale e conservatore. Il proibizionismo, per quanto riguarda la cannabis, storicamente non ha risolto niente e non risolve niente oggi. Ci sono 7 milioni di consumatori abituali di cannabis in Italia, dobbiamo riconoscerne l’esistenza e tutelarli fornendo loro un prodotto controllato, di qualità, sottraendo così anche i soldi alla criminalità organizzata.
Il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, non sarebbe per niente d’accordo su questo tema perché la criminalità organizzata, dice, funziona come un mercato, non vende solo un prodotto ma si basa sulla diversità. Basta importare più quantità di altre sostanze stupefacenti ed ecco che si risolve il problema legato alla possibile perdita economica dovuta alla legalizzazione della cannabis.
Sì, però abbiamo visto in altri paesi che legalizzare le sostanze leggere diminuisce drasticamente il consumo delle sostanze pesanti. Un po’ come per i bambini, se tu dici ad un bambino che quella cosa è proibita allora lui la prende perché c’è il fascino del proibito. Questo meccanismo si rompe se c’è una alternativa dove si mette davanti ad una scelta la persona che è consapevole del rischio che corre.
Tu sei contrario alle droghe pesanti, o sei d’accordo con quello che ha detto Roberto Saviano anni fa, cioè di legalizzare addirittura la cocaina?
Assolutamente no, questa è una delle poche cose su cui io non concordo con Roberto. Sono favorevole alla legalizzazione della cannabis, nemmeno alla liberalizzazione ma alla legalizzazione.
Però bisogna stare molto attenti, ti segnalo che un bambino di dieci mesi pochi giorni fa è finito in ospedale ed era positivo alla marijuana.
Ma quanti bambini in casa prendono la bottiglia di alcol magari lasciata lì dai genitori? Sono tutte situazioni che posso succedere.
Si ma non è proprio la stessa cosa, per quanto l’alcol faccia sicuramente dei danni soprattutto ai più giovani, un bambino di dieci mesi dubito che prenda una bottiglia di vino e la beva.
Ma il punto fondamentale è questo: legalizzare e parallelamente spiegare ed insegnare già a partire dalle scuole. Io ho fatto approvare in consiglio regionale una mozione per portare elle scuole l’insegnamento non solo alla sessualità ma all’affettività. Certo, devo dire una cosa e la dico senza problemi, ho criticato il mio partito, il Pd, in maniera dura perché mi sarei aspettato, da un partito che dovrebbe essere progressista, una posizione più chiara soprattutto in merito ai due referendum e che invece non c’è stata.
Naturalmente ci sono i franchi tiratori ovunque. Tu se non ricordo male non sei mai stato un elettore del Pd, ma alla fine sei diventato un consigliere regionale proprio di quel partito. Come mai questa scelta?
Ho sempre votato la minoranza consapevole di non vincere, l’ho fatto per coerenza. Questa scelta di schieramento politico è maturata perché ho capito che se uno vuole fare le cose e cambiare il sistema dall’interno deve andare con la maggioranza. In questo modo si ha maggiori possibilità. In ogni caso bisogna martellare di più sulle prese di posizione dal momento che, di queste, non ce ne sono molte attualmente. Non sono tanto ottimista, forse io non vedrò la società che vogliamo ma ormai le nuove generazioni non hanno più la mentalità di una volta, è solo questione di tempo.