Due bocciature importanti da parte della Consulta. Come vede il “no” all’Eutanasia e cosa potrebbe accadere in aula?
Sono stati bocciati i quesiti più sentiti e comprensibili. Per quanto riguarda l’Eutanasia, dopo aver superato il primo scoglio in Parlamento, temo che rischi di essere una carneficina. Sono tutti voti segreti, non so bene che legge uscirà e se mai uscirà. Sarebbe stato meglio una pronuncia popolare, come fu per aborto e divorzio, quando si pensava che il Paese fosse allineato con la classe politica, ma in realtà dimostrò di essere più avanti. Penso sarebbe successo lo stesso con l’Eutanasia…
E sulla legalizzazione della Cannabis? Un altro no pesante…
È un’occasione persa, dobbiamo aspettare le motivazioni della Consulta per il ragionamento, ma dalle cose che sentivo il tema di discussione è che questo avrebbe messo in crisi l’Italia rispetto ai trattati internazionali. Negli Usa, quando si vota per le presidenziali, si fanno referendum sulla legalizzazione, puntualmente passano e in 18-19 stati la coltivazione è legalizzata. Eppure, aderiscono tutti ai trattati internazionali, resto perplesso… quindi vedremo le motivazioni.
Cannabis e Eutanasia hanno riportato i giovani vicini alla politica, c’è stata grande partecipazione.
Esatto! Ho raccolto le firme per tutti i referendum e lì c’erano tanti ragazzi a partecipare. In Costituzione abbiamo l’articolo 75 che mette i paletti sui quali non si possono fare i referendum e li specifica. Da quando la Corte ha iniziato a vagliare le richieste, mano a mano, ha ampliato e stravolto il precetto Costituzionale. Di volta in volta, ha usato argomenti per rendere inammissibile il referendum. Non voglio dire che siano sentenze politiche, ma sono condizionate dal clima politico che c’è.
Insomma, un’occasione persa…
C’erano due occasioni straordinarie, dopo tanti anni, per far appassionare tanti al processo democratico prima con le firme e poi con la campagna elettorale. Su questi due temi, poi, i sondaggi vedevano una maggioranza di favorevoli. Nel mondo cattolico c’è chi indirettamente si è intestato la vittoria dell’inammissibilità dei due referendum. Uno su tutti Mario Adinolfi del Popolo della Famiglia che ha detto “Vince l’Italia Pro Life”. Ma più che una vittoria è una sconfitta per il Paese, se su temi così importanti non è possibile esprimersi uno non può cantare vittoria. Su questo almeno Salvini, non so se ipocritamente, si è detto dispiaciuto di non andare al voto.
Tra i bocciati c’è anche il quesito sulla responsabilità civile dei magistrati.
È abbastanza singolare che la Corte lo dichiari inammissibile, era meno impattante di quello depositato nel 1987. La politica poi lo tradì con una legge bislacca, quella che c’è ora.
Ne sono stati approvati cinque, alcuni molti importanti, o no?
Sì, specie quello della custodia cautelare. In questo Paese nelle carceri ci sono il 30-35% di detenuti in attesa di primo giudizio e il 50% di questi verrà assolto. L’uso facile della custodia cautelare è stigmatizzato dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Quelli della giustizia sono tutti temi su cui vale la pena fare battaglia, si aspetta da una vita che il Parlamento legiferi. Quando sento i miei amici del Partito Democratico dire “non va bene, deve farle il Parlamento” mi sembra una presa in giro, è trent’anni che avrebbe dovuto farle. Sono temi su cui varrà la pena fare battaglia.
C’è chi propone di accorpare i Referendum al voto amministrativo, lo ritiene giusto?
Quando si dice che c’è scarsa partecipazione, l’interesse di uno Stato o di un Governo dovrebbe essere quello di mettere nelle migliori condizioni il cittadino di andare a votare. Io penso che la cosa più intelligente sia accorparlo con il primo turno delle amministrative, e aiuterebbe pure quelle. Penso che il tema della giustizia sia fondamentale per tanti cittadini e l’occasione sarà sfruttata direttamente non avendo grandi problemi col quorum.