E come al solito il giornalismo viene trattato di mer*a. E in pochi, troppi pochi, protestano. Guardate cosa è successo in questi giorni. Ieri è stato comunicato il cambio del direttore di Rep, Maurizio Molinari. E John Elkann ha lasciato la presidenza del gruppo editoriale Gedi, che pubblica il quotidiano. Tutto questo avviene dopo due giorni di sciopero dei giornalisti della carta stampata e del web per come è stata gestita la vicenda di Italian Tech Week, un evento dove ai cronisti di Repubblica era stato chiesto di fare sostanzialmente da marchettari: scrivere solo gli articoli graditi agli inserzionisti. Al posto di Molinari arriva da lunedì Mario Orfeo che non è proprio uno che brilli di indipendenza giornalistica: gli ultimi ruoli sono stati tutti di nomina politica; ex direttore del Tg2, del Tg1, del Tg3 e pure direttore generale della Rai, nominato dopo le dimissioni di Antonio Campo Dall’Orto, l'unico momento in cui la Rai veramente stava provando a emanciparsi dalla politica. Ecco, dopo questo tentativo a capo di tutto è arrivato proprio Orfeo, per dirvi. Ora arriva a Repubblica e mi prende male.
Prende male perché Repubblica ha fatto davvero giornalismo. Uno può essere di sinistra oppure no, ma l'ha fatto davvero, con alla direzione Scalfari, Ezio Mauro, Calabresi e Carlo Verdelli, che stava recuperando la rabbia delle origini e che è stato cacciato dopo solo un anno, appena arrivati i nuovi proprietari, gli Elkann appunto. Orfeo invece è un uomo politico, fa andare d'accordo tutti e di certo non è uno che fa opposizione al governo di centro destra. Prende male perché Orfeo libera il posto di direttore del Tg3 che andrà al Movimento 5 Stelle in una logica di ripartizione, figlia di accordi tra partiti che fanno finta di farsi la guerra e che invece si mettono d'accordo sottobanco per avere ognuno le proprie poltrone. Una logica che è sempre più vergognosa. E mi prende male perché contemporaneamente c'è un altro quotidiano storico, il ligure Secolo XIX, il cui editore, Gianluigi Aponte dice: "Dobbiamo essere più tolleranti nei confronti di politici e degli imprenditori che favoriscono lo sviluppo". Aponte, cosa significa? Perdendo sempre più indipendenza il giornalismo è morto. E gli effetti sono devastanti. Il giornalismo italiano è sempre meno vivo, nessuno dice niente, a protestare siamo sempre meno e sapete cosa? Ce lo meritiamo. Perché è un altro segno della lobotomia dei tempi che stiamo non vivendo, ma subendo.