Mario Orfeo, giornalista napoletano nato nel 1966, è il nuovo direttore del quotidiano La Repubblica, succedendo a Maurizio Molinari. Orfeo è un nome di spicco nel panorama giornalistico italiano, e la nomina a direttore de La Repubblica segna un altro capitolo significativo nella sua lunga carriera, con il ritorno al cartaceo. Sì, perché Orfeo negli anni si è mosso tra il giornalismo della carta stampata e quello televisivo, gestendo sia quotidiani di rilievo che importanti telegiornali della Rai.
Nato a Napoli nel 1966, Mario Orfeo ha iniziato il suo percorso professionale alla fine degli anni '80, quando, fresco di laurea, entrò come giornalista al Giornale di Napoli. Nel 1990 cominciò una collaborazione proprio con La Repubblica, lavorando nella neonata redazione napoletana, affacciandosi a una carriera che lo avrebbe portato a ricoprire incarichi di sempre maggiore responsabilità. Dopo una breve esperienza con il settimanale Panorama, è tornato a La Repubblica, dove negli anni successivi sarebbe stato assegnato a vari ruoli, tra cui quello di vicecapo alla sezione Sport e, successivamente, alla sezione Interni. La sua ascesa professionale lo ha portato a diventare caporedattore centrale del quotidiano nel 2001, ruolo che avrebbe consolidato la sua figura nel giornalismo italiano.
Nel 2002 il passaggio alla direzione de Il Mattino di Napoli. La sua guida del quotidiano napoletano (fino al 2009) è stata caratterizzata da una capacità di gestione ritenuta innovativa, che lo ha portato ad attirare l'attenzione di altri grandi gruppi editoriali. Nel 2009, Mario Orfeo si è spostato quindi a Roma per prendere la direzione de Il Messaggero, incarico che ha ricoperto fino al 2012. Durante questi anni, il suo stile giornalistico considerato diretto e la sua abilità gestionale lo hanno ulteriormente reso una figura di riferimento.
Parallelamente alla sua carriera nella stampa, Orfeo ha avuto anche una brillante carriera nella televisione. Nel 2009, su proposta dell'allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, è stato nominato direttore del Tg2. Questo è stato il primo dei suoi incarichi nei telegiornali Rai, a cui seguirono ruoli di crescente responsabilità. Nel 2012, Orfeo è passato infatti alla direzione del Tg1, il telegiornale della rete ammiraglia, dove contribuì a una serie di trasformazioni tecnologiche e stilistiche, coincidenti con l’introduzione dell’alta definizione (Hd) e del formato panoramico 16:9. La sua gestione del Tg1 è stata segnata anche da momenti controversi, in particolare durante il governo Renzi, con accuse di censura o di un eccessivo sbilanciamento politico, accuse che Orfeo respinse con decisione.
Nel 2017, la carriera di Orfeo ha raggiunto un nuovo apice con la nomina a direttore generale della Rai, un incarico che gli ha permesso di guidare l'azienda in un periodo di trasformazione digitale. Non è rimasto però in carica a lungo, solo fino al 2018, quando è tornato temporaneamente al Tg1. Nel 2020, sotto il governo di Giuseppe Conte, è stato chiamato a dirigere il Tg3, ruolo che ha mantenuto anche dopo l’arrivo del governo Meloni nel 2023.
Il suo ritorno a La Repubblica avviene in un contesto particolare per il quotidiano, a poco tempo di distanza dallo sciopero della redazione contro la gestione dell'editore John Elkann e del precedente direttore Maurizio Molinari. L'arrivo di Orfeo viene quindi visto da molti come un tentativo di rilanciare la testata e ristabilire un equilibrio tra redazione e proprietà.
Oltre alla sua lunga carriera giornalistica, Mario Orfeo ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui la laurea honoris causa in scienze politiche conferitagli dall'Università Federico II di Napoli nel 2013, e la nomina a commendatore della Repubblica nel 2015, su decisione dell'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Orfeo è stato inoltre designato membro del Consiglio generale di Confindustria e ha ricoperto la carica di presidente di Rai Way, l'azienda che gestisce le infrastrutture di trasmissione della Rai.
Con il suo arrivo alla guida de La Repubblica, Mario Orfeo ha di fronte a sé la sfida di guidare uno dei giornali più importanti del paese in un momento delicato, sia dal punto di vista editoriale che industriale.