Dopo la lettera dall'oltretomba di Denis MacEoin, e le polemiche sul video di “All Eyes on Rafah”, il quotidiano Repubblica, diretto da Maurizio Molinari è finito al centro di una gigantesca shitstorm sui social dopo che nella giornata di ieri, 31 luglio, in merito alla vittoria delle atlete italiane Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Alberta Santuccio e Giulia Rizzi, che hanno battuto le colleghe francesi nella finale di scherma alle Olimpiadi di Parigi 2024, ha presentato la notizia con l’assurdo titolo: “Italia oro nella spada squadre, francesi battute in casa. Le 4 regine: l’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma” lasciando attoniti lettori, atleti olimpici e frequentatori del web.
Il titolo (modificato dopo la pubblica gogna) è inevitabilmente finito nella nota pagina Instagram e Facebook “Osservatorio sul declino della stampa italiana”, oltre che in numerosi dibattiti su X, dato che a leggerlo non si comprende se davvero chi gestisce il quotidiano avesse verificato bene quello che stava pubblicando. Da una parte ci si chiede come possa venire in mente l’idea di esaltare l’amicizia di un’atleta olimpica (Rossella Fiamingo) con Diletta Leotta, che con i giochi olimpici di Parigi 2024 non c’entra assolutamente niente; dall’altra le categorie per cui ognuna delle sportive è stata indicata: “la francese, la psicologa, la mamma”. Ma Repubblica non era un giornale di sinistra, progressista, sempre in prima linea per i diritti delle donne? Dopo anni di sacrifici e duro lavoro, l’ultima cosa che un’atleta si aspetta di leggere è questo, ma è pur vero che a volte la realtà supera la fantasia. Vedere svilire così lo sport e le atlete stesse, però, ha forse superato un po' limite della decenza. Alla faccia del femminismo. Perché la verità è che come tutti gli altri giornali e quotidiani, la priorità di Repubblica era quella di suscitare il maggior numero di click. Ecco allora il perfetto titolo clickbait e scandalistico da manuale. Che problema c’è? Lo fanno tutti, avranno pensato. Sarebbe bello se però, allora, proprio loro non facessero sempre tanti moralismi a destra e a sinistra, presentandosi come unici veri alfieri della libertà di stampa, soprattutto dopo questa (ennesima) figura barbina, visto che sono esattamente come tutti gli altri. Ma in un mondo dove i giornali cartacei non li legge (quasi) più nessuno, dove la stampa e il mondo dell’informazione sono allo sbando, tra servilismo, fake news e censure di Google e Meta continue, forse non dovremmo sorprenderci più di niente.