Cosa sta accadendo sui social (e nella redazione) di Repubblica? Nelle ultime 48 ore sui profili social, e in particolare sull’Instagram, del quotidiano Repubblica, sono montate due polemiche. La prima legata alla condivisione di un Reel di commento all’immagine generata con intelligenza artificiale “All Eyes On Rafah” sul conflitto israelo-palestinese. La seconda, per una vera e propria protesta della redazione contro la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Ma andiamo per grandi.
L’immagine creata con intelligenza artificiale con la scritta “All Eyes On Rafah”, non è apparsa in realtà solo sui social di Repubblica, ma anzi, in meno di 24 ore ha fatto il giro del mondo, ed è stata condivisa da oltre 45 milioni di utenti. Il suo scopo era quello di mettere al centro dell’attenzione la tragica situazione nella città di Rafah, a sud della striscia di Gaza, pesantemente attaccata dall’Idf (Israel Defence Force) la scorsa domenica, causando oltre 45 vittime civili, fra cui soprattutto donne e bambini. Il problema, come hanno evidenziato molti utenti proprio sotto al video-commento di Repubblica, è che, anziché porre l’attenzione sulla gravità dei fatti, i cronisti del quotidiano, e nel caso specifico il giornalista Emanuele Capone, si sono focalizzati sul fatto che l’immagine è stata creata con l’uso di intelligenza artificiale, fornendo un’analisi leggera e persino "divertita", arricchita di informazioni inutili, come il fatto che la persona che ha creato l’immagine è un fotografo malese che ha due profili social e che, dopo che l’immagine è diventata virale, li ha resi privati limitando la “pioggia” di follower. Proprio a causa di questa superficialità, non si sono fatti attendere i commenti polemici degli utenti contro Repubblica, da “Siete dei parassiti dell’informazione” e “Repubblica vi confermate dei venduti che NON SANNO FARE GIORNALISMO” a “Ma che giornalismo è??????”, fino ad arrivare all’accusa “Siete il punto più basso dell’informazione italiana”.
Se è vero che la situazione nella striscia di Gaza è più che mai complessa, il modo in cui è tema è stato affrontato (anche) attraverso questo video, sembra in effetti carente, soprattutto dal punto di vista giornalistico, laddove oltre a parlare dell’immagine creata con IA, null’altro è stato aggiunto, né approfondito. Cosa c’entra allora la protesta con Siae? Le due vicende non sono in realtà collegate, ma, paradossalmente, anche la seconda polemica è dovuta a un fatto di immagini e di problemi di "comunicazione".
Su un altro post di Repubblica si legge infatti: “La protesta nelle pagine del quotidiano che trovate in edicola oggi ha soprattutto valore di testimonianza. Chiediamo scusa ai lettori: pubblicare nella cultura di Repubblica un articolo senza immagini è innaturale, scioccante e doloroso anche per noi. Ma quando la ragione si inceppa, il buon senso viene meno e il dialogo si spegne, l’unica strada è il silenzio delle cose come sono: show, don’t tell, non dirlo, mostralo”. La scritta è apparsa a corredo di un’immagine bianca con titolo e senza sfondo. La ragione di tutto ciò è infatti la polemica nei confronti della Siae che limiterebbe l’uso di immagini, anche per il “diritto di cronaca” – come sottolinea Repubblica sul suo sito – rendendo, dunque, impossibile proporre articoli di approfondimento culturale su opere d’arte, artisti e gallerie, che senza alcuna immagine, non avrebbero senso di esistere.
“Picasso, Matisse, Morandi e Giacometti sono spariti. Non è un errore né uno scherzo: quelli che vedete qui al posto delle opere sono proprio spazi bianchi. Perché all’arte, nelle redazioni dei giornali, siamo costretti sempre più spesso a rinunciare. «È Siae»…” prosegue ancora sul sito Repubblica, denunciando l’impossibilità di lavorare, fino alla decisione di pubblicare articoli e pagine “vuote”, senza immagini, proprio per opporsi ai limiti imposti da Siae. Se nel caso di Siae dunque, la redazione di Repubblica non ha in effetti tutti i torti, anche perché, come sottolineato, non è possibile scrivere e approfondire opere d’arte e artisti, senza poterli rappresentare – “Impedire il racconto dell’arte equivale a una cancellazione: avete presente un’opera di Emilio Isgrò? Ecco, continuate a immaginarla perché non possiamo farvela vedere: è tutelato Siae pure lui” si legge sull’articolo contro Siae del noto quotidiano – le due vicende, da Rafah alla Siae, fanno interrogare sul peso e l’importanza delle immagini, laddove ci sono in gioco la libertà espressiva e diritto d’informare da una parte, e le vite di migliaia di persone, dall’altra, che sono molto più reali di un’immagine creata da un’intelligenza artificiale (ma a cui Repubblica non ha dato importanza). Se non altro, una consolazione per la redazione di Repubblica (e per chiunque avesse problemi con la Siae) è che la maggior parte di immagini create con IA - come quella di Rafah - , non sono, almeno per il momento, coperte da copyright o soggette a particolari vincoli e limitazioni, e sopratutto, le immagini create con IA, come abbiamo ben visto, si possono - evidentemente - usare con infinita leggerezza, anche per raffigurare i fatti più tragici. (Purtroppo).