L’operazione di distrazione ha ottenuto quello che voleva: l’attenzione. È il caso di Alì Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, a cui la Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori ha chiesto di argomentare meglio la sua richiesta di essere ascoltato sul caso della 15enne cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno 1983. La richiesta è stata fatta arrivare al procuratore speciale Riccardo Sindoca, a cui l'ex lupo grigio ha chiesto di costituire un colleggio difensivo che possa assisterlo nelle sue istanze, con una lettera firmata dal presidente Andrea De Priamo: "La Commissione che mi onoro di presiedere è venuta a conoscenza della volontà espressa dal signor Ali Agca, di essere ascoltato in merito alle vicende oggetto della inchiesta. In particolare il signor Agca sostiene di essere in possesso di 'prove documentali indiscutibili che dimostrerebbero come il complotto su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sia stato organizzato soltanto per ottenere la mia liberazione'. La suddetta richiesta di audizione, formulata, peraltro, in modo irrituale, in quanto non ufficialmente trasmessa agli uffici di segreteria della Commissione, non risulta adeguatamente argomentata. Sarei grato pertanto se il signor Agca potesse meglio chiarire le ragioni a sostegno di tale istanza, precisando specificatamente i motivi e gli elementi oggettivi e l'eventuale documentazione in suo possesso che potrebbero essere di interesse per l'attività di inchiesta che la Commissione sta svolgendo".
Ma facciamo un passo indietro, che cosa è successo solo pochi giorni fa? Agca ha rivelato di essere malato di cancro e che gli resterebbe poco tempo da vivere, chiedendo di essere ascoltato dalla commissione d’inchiesta Orlandi-Gregori: "Voglio rivelare la verità storica contro tutte le menzogne che da 41 anni stanno infangando mezzo mondo. Ho delle prove documentali indiscutibili che dimostrano come il complotto su Emanuela Orlandi fu organizzato soltanto per ottenere la mia liberazione. Non esiste nessun altro motivo. Porterò i miei documenti. Se dirò una sola menzogna allora lo Stato italiano dovrà arrestarmi. Sono stato considerato controverso soprattutto in Italia e anche in Turchia per molto tempo. Ma adesso ho il cancro e sto vivendo gli ultimi anni della mia vita. Perciò voglio liberare la mia coscienza da questo pesante segreto". Siamo disposti ad ascoltarlo ancora solo perché malato? Nel frattempo continuiamo ad attendere la convocazione di tutte quelle persone che gravitano attorno alla pista vaticana come Chaouqui, Capaldo, Giani, Alessandrini e via dicendo. Ma del resto, se dovesse saltar fuori che le responsabilità del rapimento di Emanuela non hanno nulla a che fare con la Santa Sede saremmo tutti più contenti no? Se il cattivo della storia fosse davvero qualcosa di sconosciuto, lontano e soprattutto non sacro. E adesso chi sarà il prossimo a chiedere di essere ascoltato, Marco Accetti?