Si torna a parlare dell’idea di una fusione tra Stellantis e Renault, ma questa volta potrebbe essere la volta buona, almeno secondo Dagospia. A spingere sull’acceleratore sarebbe il presidente francese Emmanuel Macron, che vorrebbe creare un gigante europeo dell’automotive, unendo le due aziende di cui lo Stato francese è già azionista. Considerando che Parigi il nuovo governo di destra guidato da Michel Barnier dovrebbe essere favorevole, si prospetta un'operazione che potrebbe davvero cambiare gli equilibri del settore in Europa, verosimilmente a ulteriore discapito dell’Italia.
Non è la prima volta che si parla di una fusione tra Fiat (ora Stellantis) e Renault. Già nel 2019, prima dell’accordo con Psa, la trattativa sembrava quasi conclusa, ma fu bloccata dalle resistenze del governo francese e della giapponese Nissan, legata a Renault da una storica partnership. Allora, il piano B di John Elkann fu quello rivolgersi a Carlos Tavares, l’amministratore delegato di Peugeot, che oggi guida Stellantis.
Oggi, però, la situazione è diversa. Il mandato di Tavares scadrà nel 2026 e il suo addio sembrerebbe già deciso. E dietro le quinte si starebbe lavorando a una strategia più ambiziosa: la creazione di un colosso mondiale capace di sfidare Toyota e superare Volkswagen come leader dell’automotive europeo.
La crisi del settore automobilistico europeo, messo in ginocchio dalla concorrenza cinese, rende probabilmente un’unione tra Stellantis e Renault non solo possibile, ma necessaria. Mentre le aziende cinesi beneficiano di una manodopera a basso costo e di una filiera produttiva controllata, i grandi marchi europei, come Volkswagen e Mercedes, chiudono impianti (o rischiano di chiuderli) e riducono la loro presenza. Anche in Francia e Italia la situazione è critica, fattore che starebbe spingendo Macron a riprendere in mano l’idea della fusione, da realizzare sotto la guida di Luca De Meo, attuale Ceo di Renault e figura legata all'era Marchionne.
L’eventuale nascita di un gigante europeo dell’automotive troverebbe favore tra gli azionisti, anche e soprattutto da parte del presidente di Stellantis John Elkann. Secondo Dagospia, il nipote di Gianni Agnelli sarebbe ormai stanco delle continue trattative con i sindacati e del dialogo con il governo italiano, e una fusione consentirebbe a Elkann di liberarsi di quella che considerebbe una "zavorra" e di concentrarsi su ciò che parrebbe appassionarlo di di più: investimenti in settori come il lusso e la tecnologia, magari spostandosi verso New York o Londra.
L’operazione aprirebbe (o meglio, forse chiuderebbe) anche un nuovo capitolo per la famiglia Agnelli nell'editoria. Se il settore automobilistico italiano passasse in mani francesi, Elkann non avrebbe più alcun motivo per continuare a gestire giornali come La Repubblica e La Stampa. Perché continuare a combattere con il comitato di redazione di Largo Fochetti quando potrebbe dedicarsi a investimenti più redditizi e meno problematici, considerando che la palla dell’automotive passerebbe quasi del tutto in mani francesi? In tutto questo sarebbe anche la fine di un'era per l'automotive italiano, attualmente già molto diluito e “contaminato” dall’unione con (o dalla delocalizzazione verso) altri Paesi.