Secondo un detto popolare ai regali non bisogna mai dire di no, ma anche in questo caso? L’odissea della causa legata all’eredità di Gianni Agnelli e Marella Caracciolo, che vede i loro nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann seduti al banco degli imputati con le accuse di frode fiscale e furto ai danni dello Stato, in una battaglia legale contro Margherita Agnelli, figlia della coppia e madre dei tre, si espande ancora di più. Dopo il maxi sequestro di quasi 75 milioni di euro, infatti, e l’attenzione sempre più morbosa dei pm verso i misteriosi conti offshore della famiglia Fiat (ora Stellantis), ecco che arriva un altro, l’ennesimo, dettaglio che rischia di peggiorare ancora di più la situazione degli accusati. Secondo quanto rivelato da Fabio Amendolara su La Verità, “gioielli e opere d’arte di Marella, inclusi degli orecchini di diamanti del valore di 78 milioni di euro destinati a Ginevra, sarebbero diventati ‘regali’ per nipoti quando la nonna era ancora in vita”. Un dettaglio che è spuntato fuori dalle carte sequestrate a Paola Montaldo, segretaria di “lady Fiat” (ma non solo) che negli ultimi aggiornamenti sul caso si è trasformata forse nella persona più importante delle indagini. “È proprio lei – continua il giornalista – che, secondo gli inquirenti, avrebbe gestito dei file contenenti preziose informazioni sul patrimonio della donna [...] un elenco dettagliato di opere d’arte, gioielli e crediti. La Montaldo aveva inviato una mail il 30 settembre 2022 a Gianluca Ferrero (indagato insieme ai fratelli Elkann, ndr), con oggetto ‘tabella riassuntiva’. In allegato c’era un prospetto redatto dalla prestigiosa casa d’aste Sotheby’s, che ha stimato i beni mobili della Caracciolo nel 2020 [...] Un patrimonio disseminato tra ville e chalet sparsi per tutto il mondo”. Ma quali e quanti sono?
Quadri, che già una volta avevano fatto discutere in questa inchiesta per il mistero delle tele sparite dell’Avvocato, ma non solo. Oltre ai dipinti e agli orecchini già citati, infatti, segnala ancora Amendolara, bisogna contare anche “un anello con diamanti di Bulgari da 2.600.000 euro”. Comunque sia, nel documento inviato dalla Montaldo a Ferrero, si legge su La Verità, “nero su bianco, i pm hanno trovato i nomi dei destinatari: John, Lapo e Ginevra. Il prospetto era chiaro: a John sarebbero andati i beni di Chesa Alcyon, a Lapo quelli di Chesa Mezdi, a Ginevra quelli dello chalet di Gstaad e del riad di Marrakech. I gioielli, invece, sarebbero stati divisi tra i tre fratelli”. Questi documenti “per gli inquirenti, testimoniano come il patrimonio finito agli Elkann fosse già stato definitivo prima ancora che si aprisse ufficialmente la successione. Un gioco di prestigio nel quale al momento giusto i beni più preziosi sarebbero scomparsi dall’inventario ufficiale per finire direttamente nelle mani degli Elkann”. Cominciando a tirare fuori i numeri dell’operazione, “le ‘asserite donazioni eseguite da parte della Caracciolo ai tre nipoti’, valuta l’accusa, ‘ammontano ai seguenti importi’: 29 milioni per John, 28 per Lapo e 111 per Ginevra. Il totale: 170 milioni di euro (che insieme a quote societarie e altri beni avrebbe comportato un danno all’erario stimato dai pm in 32 milioni di euro)”. Infine, oltre ai dipinti di altissimo valore, firmati da artisti del calibro di Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat e Francis Bacon, “alcune opere d’arte – sottolinea Amendolara –, aveva denunciato Margherita, non sono più rinvenute. Sparite [...] All’appello, alla fine, mancavano trentanove tele. E, coincidenza, alcune ‘sono risultate comprese tra i falsi regali a favore dei fratelli Elkann e, per questo’, valutano gli inquirenti, ‘non caduti in successione’”.