Torna a farsi sentire la questione relativa alla misteriosa eredità di Gianni Agnelli e, soprattutto, di Marella Caracciolo, questa al centro di un lungo e (forse) interminabile processo per truffa ai danni dello Stato e frode fiscale ai danni dei tre fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, nipoti dell’Avvocato, ma anche del commercialista Gianluca Ferrero (presidente della Juventus) e del notaio svizzero Urs Von Gruningen. Per gli indagati, adesso è arrivata l’ennesima botta: “Il giudice per le indagini preliminari – si legge su TorinoCronaca – ha emesso un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di 74,8 milioni” di euro. La motivazione di questa decisione, riporta ora il Messaggero, è il presunto “pericolo che le somme già distratte al fisco italiano dalla famiglia Agnelli – tra i redditi non dichiarati da Marella Caracciolo fino alla sua morte e le imposte di successione non pagate dai tre nipoti prediletti sull’eredità ricevuta – potessero essere ulteriormente ‘disperse’”. A dire il vero, però, centro di tutta la questione, che ha gettato l’intera dinastia in una faida che vede contrapposti i tre Elkann alla madre Margherita Agnelli, gira ancora intorno alla effettiva (e dubbiosa) residenza di “lady Fiat”, come viene chiamata la Caracciolo, nei suoi ultimi anni di vita. Un fulcro che rimane ancora oggi un mistero…
Secondo quanto riportato dalla testata torinese, per il procuratore capo Giovanni Bombardieri, “allo stato le analisi confermano l’iniziale ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell’originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale, riguardante la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo e l’esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane”. In breve, secondo gli Elkann e la loro difesa, la vedova Agnelli non sarebbe stata residente in Italia nell’ultimo periodo della sua vita; un dettaglio che avrebbe esentato gli eredi della donna a sottostare alle più restrittive leggi italiane sulla successione e sulle conseguenti tasse. Eppure, continua la nota della Procura, “le indagini hanno progressivamente permesso di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dall’anno 2010, della Caracciolo”. Al contrario, continua TorinoCronaca, “la residenza svizzera […] era frutto di una ‘articolata strategia’”. Il sito, inoltre, riporta anche il calcolo dei redditi di “lady Fiat”, questo calcolato dagli investigatori, che hanno fatto luce su (presunti) “42,8 milioni di Irpef evasa, conseguenza di 29 milioni sottratti al Fisco per la rendita vitalizia percepita dalla Caracciolo (tra il 2015 e il 2019) e di 116,7 milioni di redditi di capitale derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas. Si aggiungono 32 milioni di imposte non pagate su concessioni e donazioni su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800 milioni di euro”. Per la difesa, però, “il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti. Peraltro, non soddisfa i requisiti previsti dalla legge perché, tra l’altro, non c’è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni […] Nel merito, si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita” (fonte il Messaggero).