La serie A riparte anche per la Juventus, la nuova Juventus guidata da Thiago Motta, dopo un periodo decisamente non facile in cui al timone c’era Massimiliano Allegri. E se le questioni di mercato preoccupano, come quella di Federico Chiesa fuori dai progetti della squadra, e quelle di campo anche, visto che i bianconeri incontreranno il neopromosso Como, ci sono anche le questioni corporate a non far stare tranquilli una certa parte di Torino. Uno dei problemi riguarda proprio le sponsorizzazioni, e in particolare quella targata Ita Airways, che avrebbe dovuto chiudere un accordo con la Juventus per essere lo sponsor di maglia. La questione è che, essendo la compagnia aerea di bandiera italiana, c’è stata l’intromissione nella questione contrattuale da parte del governo. A parlarne è Paolo Ziliani, noto per la sua poca simpatia nei confronti della squadra in questione, che su Il Fatto Quotidiano non si contiene nel descrivere la situazione: “Avrebbe fatto ridere il fatto che Ita Airways, la compagnia aerea di bandiera italiana diventasse sponsor della più compromessa e decaduta società di calcio italiana, la Juventus, reduce dalla cacciata dall’Eden del calcio europeo (leggi: squalifica di un anno da tutte le coppe) e alle prese con un risanamento-bilanci da brividi se è vero che anche il prossimo sarà chiuso con un passivo di oltre 200 milioni”.
E se questo è l’inizio, il suo pensiero prosegue in modo ancora più pesante: “Con rispetto parlando, uno sponsor con le pezze al cu*o che si apprestava a scrivere il suo nome sulle maglie di un club finito a sua volta con le pezze al cu*o. E a condizioni che parlavano da sole. Abituata a vedersi pompare in cassa da Jeep, sponsor di casa Exor, 45 milioni a stagione a babbo morto, la Juventus si era accordata con il presidente di Ita Airways per una sponsorizzazione triennale da 41 milioni complessivi. Il che significa 14 milioni a stagione scarsi, meno di un terzo dell’appannaggio che Jeep era solita assicurare a Madama dal 2012 con contributi sempre a salire. Negli anni dell’allegra gestione di Re Andrea Agnelli, sono stati 340 i milioni versati in cassa dallo sponsor e sperperati al pari del miliardo di aumenti di capitale disposti dalla proprietà”. Juventus, che da sempre era stata vista e considerata la méta migliore per gli sponsor, la squadra a cui accostarsi, sembra, invece, che sia stata superata dalla piazza di Milano, e lo stesso Ziliani sottolinea questo cambio di rotta: “Abituata a guardare tutti dall’alto in basso in fatto di introiti da sponsor, la Juventus ha scoperto di colpo che il crollo di reputazione del suo brand e i danni d’immagine causati dai molteplici scandali legati all’inchiesta Prisma che hanno portato i suoi ex dirigenti, Agnelli in testa, alle squalifiche sportive e al processo penale a Roma, non solo hanno fatto scappare a gambe levate lo storico sponsor che riteneva ormai lesivo apparire sulle maglie bianconere, ma stanno tenendo lontani tutti. E così, mentre Milan e Inter, solitamente doppiate dalla Juve in quanto a ricavi da main sponsor, hanno siglato partnership da 30 milioni con Emirates e Betsson, la Juventus è rimasta a dibattersi in mare aperto vedendo tutte le scialuppe di salvataggio allontanarsi. Solo una era rimasta a remarle accanto: la scialuppa di governo di Ita Airways che all’sos lanciato da Madama aveva riposto presente ed era ormai sul punto di trarla in salvo”.
Ma poi, allora, che cosa è cambiato? Che “l’ammiraglio Turricchi (il presidente di Ita Airways ndr) al timone della scialuppa non aveva informato del salvataggio in corso né il Mef, attuale azionista unico di Ita Airways, né Lufthansa, il prossimo, futuro proprietario delle azioni. Risultato: non appena Palazzo Chigi è stato messo al corrente dell’operazione in atto è scattato l’alt che, per espressa volontà di, pare, Giorgia Meloni ha bloccato tutto”. Ma c’entra qualcosa la questione Stellantis? No, ma, come sottolinea Ziliani, “i rapporti della premier con Elkann e il gruppo Stellantis sono notoriamente freddi per non dire glaciali. Il governo chiede da tempo al gruppo maggiori investimenti nel nostro Paese a fronte del drastico ridimensionamento dato da Stellantis alla produzione italiana. C’era una volta la Juve che voleva tornare a volare. Poi arrivò l’annuncio: ‘Volo annullato. Si pregano i passeggeri a bordo di scendere’". Lo stesso Ziliani, sembra non avere parole buone, però, nemmeno per Antonio Conte. Il Napoli, reduce da una pesante sconfitta per 0-3 in casa dell’Hellas Verona, non si è presentata in campo come tutti si sarebbero aspettati. Non tanto la sconfitta in sé a pesare, quanto la mancanza di atteggiamento che, soprattutto nel secondo tempo, ha reso possibile alla squadra di Paolo Zanetti di dominare. Quello che il giornalista pensa dell’allenatore della squadra partenopea, lo ha scritto su X: “Dopo aver depresso la truppa ricordandole quanto scarsa fosse, Conte, in versione Mortimer, comincia l'avventura mandando a picco il Napoli. Da 15 stagioni il Napoli è una potenza del calcio italiano, il solo passaggio a vuoto è avvenuto un anno fa con Garcia, Mazzarri e Cantona ma per "Andonio" l'eccezione è stata la stagione-scudetto di Spalletti: senza alcun rispetto per il club. Mentre lui piagnucola, Zanetti (600 mila euro di stipendio) con i carneadi del Verona gli asfalta la squadra. Che il debutto in campionato del Napoli nascesse sotto una cattiva stella lo si era capito nella conferenza stampa della vigilia nel corso della quale Conte aveva dato il via in grande stile alle sue geremiadi frignando e piagnucolando come nei momenti clou della sua carriera di “Piagnone d’Oro”. Conte dovrebbe quindi cominciare a rispettare la storia del suo club, considerare “fuori norma” l’unica stagione andata a male e non le 14 andate bene o addirittura benissimo, chiudere la bocca, rimboccarsi le maniche e cominciare a combinare qualcosa di buono. Dice che è il più bravo di tutti, si fa pagare come il più bravo di tutti. Poi arriva il Verona e il Napoli cola a picco 3-0. Il Verona, non il Real Madrid”.