Vi piace il Lele Adani cantante? O meglio (decisamente) il commentatore? O l'ex calciatore? O lo showman su Twitch e sui social? Nel dubbio, ecco qualcosa che può mettere tutti d'accordo: le dichiarazioni bomba su passato, presente e futuro: “Ho sempre amato il racconto sportivo, l’accompagnamento all’evento: cerco di conciliare l’analisi e la passione. È questo a funzionare, a sobbalzare. Il mio status è trasportato dal pallone: il calcio è la guida. E noi siamo un Paese calciofilo. Sono uno che pretende molto da sé stesso: prima di una partita studio tantissimo, sono meticoloso”. Ma era così anche da calciatore? “Questa seconda vita è una conseguenza della prima, pretendevo di capire pure dagli allenatori. Avevo un sogno da realizzare, ma non da ignaro. Già da piccolino mi bruciava dentro, però puntavo a una bella Serie B, non alla A. Mi bastava l’idea di inseguire un pallone, da persona felice. Non per soldi e fama. Non me ne importava nulla: volevo solo vivere con il pallone, consapevole dei sacrifici dei miei genitori”. Ma fuori dal campo come era? Rimorchiava come molti dei nostri calciatori oggi? “Non ho mai rischiato di perdermi. Non mi è mancato nulla: feste, discoteca, amici, vacanze, baldoria, però solo quando era il momento. Non sempre. Ma non ho mai avuto problemi con le donne, anche se da calciatore è molto più facile: mi sono divertito quando c’era margine per farlo. Il sesso prima della partita? Se serve”. Sono queste alcune delle dichiarazioni rilasciate in un'intervista al Fatto Quotidiano, in cui poi parla anche di Antonio Cassano.
Per Adani il compagno di dirette “Antonio è la voce della libertà. È anche leale e sincero. E lo ripete: ‘Ero un cazzone, non mi comportavo da professionista’. Resta un dato: ha giocato con Milan, Roma, Inter, Nazionale e Real Madrid. Sulla carta il cv c’è. Oggi? È il Gattuso del Padel. Ha messo nel Padel quella serietà che non ha riversato nel calcio, perché riconosce di non avere talento. Si allena quattro ore al giorno, ma si atteggia a gregario. Quando parla è divisivo perché cerca il bello, la raffinatezza. Mentre a Padel è proprio Gattuso. Gattuso è il metro di paragone del sacrificio e del territorio. Chi porta le sue radici vince sul lavoro”. E il suo racconto per eccellenza? Quella scena che non dimentica? “Con la Fiorentina, nel 2001, ho vinto la Coppa Italia. A un certo punto, durante la notte, la Coppa non si trovava. Tutti a cercarla. Era a casa mia, partecipe di una notte di fuoco con una donna, oggetto del desiderio”.
E come allenatore chi è stato il suo punto di riferimento? “Baldini: un fratello. Una delle persone più leali e senza filtri che il calcio tende a isolare. Mi nominò capitano a Brescia e avevo appena 23 anni. Una volta mi squalificarono, così venne nello spogliatoio: ‘Venerdì, prima dell’alba, ti porto in un posto. Vieni sotto casa’. Destinazione Monte Baldo, lo conosceva bene perché ci andava a caccia o a funghi; fu una passeggiata spirituale e, raggiunta una radura, proprio all’alba, si spogliò nonostante il freddo. Il suo messaggio era che nonostante il clima, quando uno trova se stesso, non teme nulla. A quel punto mi lasciò per un quarto d’ora, per una sorta di preghiera”. Qualcuno avrebbe mai immaginato Lele Adani a 23 anni con Baldini nudo davanti?