Criticare oggi Luciano Spalletti e infamarlo nel modo in cui lo state facendo è da vigliacchi, codardi, opinionisti da bar che non appena si vedono togliere il giochino prendono di mira il solito capro espiatorio. È verissimo che gran parte della responsabilità nel calcio le ha l'allenatore, ma il calcio bisogna anche saperlo leggere e interpretare. Bisogna capire che dopo soli nove mesi non si può sputare una sentenza così amara su un uomo che per anni e anni ci ha insegnato come si gioca a calcio, prima con la sua Roma che giocava il miglior calcio del campionato. Poi con l’Inter, che ha riportato in Europa dopo dieci anni e infine lo scudetto spettacolare vinto non di corto muso con il Napoli. Prima il problema era Ventura, poi Roberto Mancini, poi la soddisfazione dell'europeo vinto nel 2021 ha calmato un minimo gli animi. Ma vi ricordate o no quella nazionale? Vi ricordate o no che non abbiamo sicuramente brillato per un calcio champagne? No, non ve lo ricordate perché quello che amano fare gli italiani è bersagliare, fare hashtag sui social come #Spallettiout e non analizzare minimamente quello che è successo.
La partita contro la Svizzera è una non partita, perché il problema reale è che mentalmente non siamo mai scesi in campo, e questo lo dimostra anche il fatto che abbiamo preso gol non appena iniziato il secondo tempo. Abbiamo mancato di personalità, di individualità forti e di un metodo di gioco che avesse una forma ben strutturata. Spalletti ha sbagliato nel fare n tentativi senza credere in un modulo che vedesse un'alternanza definita di determinati giocatori. Spalletti era in evidente confusione e i suoi, in campo, non sapevano come muoversi. Fermi e disorientati, senza un’idea di gioco, senza un punto di riferimento che non fosse quello tra i nostri pali. Ma se Spalletti avesse insistito con le sue idee lo avrebbero chiamato arrogante, presuntuoso e invece, sbagliando e creando anche confusione, le ha provate tutte. In Luciano Spalletti non si può dire di non aver visto la volontà, la volontà di provarci, senza purtroppo però riuscirci. Il problema non è (solo) Luciano Spalletti, ma è la condizione in cui versa il vivaio dei giovani italiani, perché probabilmente i giocatori che sono stati portati in nazionale non sarebbero stati gli stessi se avessimo avuto delle valide alternative e se davvero investissimo nei nostri settori giovanili e avessimo il coraggio, anche in serie A, di lanciare giovani senza guardare sempre ai fenomeni stranieri.
Non si può avere un giocatore come Bryan Cristante a centrocampo che non sa stoppare un pallone, non si può avere un Di Lorenzo che dopo la prima partita non avrebbe più dovuto vedere il campo nemmeno con il binocolo, non si può vedere uno Scamacca che non fa un tiro in porta in tre partite, un Jorginho non pervenuto se non per i suoi errori e Dimarco e Barella che erano palesemente fuori forma. Ma c'è chi li analizza come singoli, vedendo i risultati che hanno fatto nelle loro squadre, peccato che questo è quanto di più sbagliato si possa fare. Perché la nazionale è un gruppo a sé stante, in cui si generano alchimie diverse tra i giocatori e anche feeling tecnico tattici che nulla hanno a che vedere con la propria rosa in serie A. È stato così tanto discusso il blocco Inter, che ha fatto ottime prestazioni in campionato, ma che non ha reso allo stesso modo in nazionale. La stanchezza non è un alibi ma è sicuramente una componente, dato che Barella, Bastoni e Dimarco sono stati i titolarissimi dell’Inter di Simone Inzaghi. L'errore in questo caso è stato non far giocare Davide Frattesi, pupillo di Spalletti peraltro, che aveva fatto un ottimo primo tempo contro l'Albania, sfiorando anche il gol, e che era sicuramente il più fresco di tutti.
Il più fresco perché non era stato impiegato così tanto da Inzaghi. Blocco Inter che peraltro non era replicabile all'inizio visto che abbiamo giocato con la difesa a quattro e non con la difesa a tre come invece i nerazzurri sono abituati. L'unica vera conferma e certezza di questo europeo è Gigio Donnarumma, che ci ha consentito di non prendere un'imbarcata contro la Spagna e che ci ha tenuto in vita fino all'ultimo momento. Ma cosa è cambiato in voi esseri umani dal gol di Mattia Zaccagni al 98° minuto, in una prestazione altrettanto orrenda contro la Croazia, ma in cui comunque eravate speranzosi, a oggi che volete la testa del tecnico di Certaldo? Chi lo critica, ed è la stragrande maggioranza degli italiani, forse non si rende conto che quest'uomo ha avuto solo nove mesi per preparare un europeo con alle spalle due qualificazioni ai mondiali mancate. Nove mesi non di pieno regime, ma di fitta alternanza con il calendario già ben serrato di un campionato ultra-competitivo che ha visto sette squadre lottare per l'Europa. Quello che rammarica è l'atteggiamento, una delusione e una rabbia indescrivibili.
Rabbia e delusione, perché non hanno tirato fuori le palle e perché forse non ci si rende conto che vestire la maglia della nazionale è un fottuto privilegio. Per questo fa tristezza, se non pena, la storia che ha fatto su Instagram Matteo Politano, reduce dall’esclusione dalla rosa dei convocati, subito dopo che siamo usciti dall'europeo con un emoji che lasciava poco spazio all'interpretazione. Bassezze. Bassezze dai giornalisti e dai sedicenti esperti di calcio che altro non aspettavano se non questo momento. Forse qualcuno dimentica che Spalletti è stato scelto per un progetto di lungo periodo, non per fare il traghettatore, con un contratto triennale volto, soprattutto a tornare a giocare i mondiali. Pensate che in poco tempo abbia potuto mettere a fuoco tutti gli obiettivi? No. Ora volete il gran bel calcio di Massimiliano Allegri al suo posto? Beh, non ce lo auguriamo per la nostra Italia che dovrebbe guardare gli occhi di Luciano quando si è presentato per le prime dichiarazioni, con la testa bassa, lo sguardo perso e una tristezza e rammarico infiniti in volto. Dire che è scarso vuol dire essere l’anticalcio. Volere Allegri al suo posto vuol dire essere l’anti calcio spettacolo. Sì, Luciano, non ci hai capito un caz*o, contro la Svizzera ti sei fatto prendere dallo sconforto e non dalla lucidità. Ma tu almeno sei un uomo, hai coraggio, e meriti di far ricredere la mandria di incompetenti che sanno solo sputare sentenze. Ah, se volete un hashtag #iostoconSpalletti. Questo resta per chi ama il calcio, quello vero.