Ma sapete cosa vuol dire essere Inter sessuale? Sapete quante gioie morali ma soprattutto fisiche può provocare quella banda nerazzurra che lotta e vince insieme a noi? Io ne ho provate diverse, ve le devo raccontare, e, anche se non siete interisti, fermatevi un attimo, perché magari, anche voi, per altri colori, provate qualcosa di simile. Mi sveglio dopo una notte passata in piazza Duomo, dopo aver fatto sesso con la mia Inter, tra fumogeni che ti tolgono il fiato e cori che sono un pezzo di cuore. Non è vero che abbiamo vinto il sesto derby di fila, non è vero che abbiamo vinto la seconda stella. Non è vero che non ci alzeranno nessuna coppa in faccia. Non è vero che hanno espulso Theo Hernandez e Calabria. Una Milano nerazzurra con i bilanisti rintanati non sappiamo dove, forse nelle loro anime da pavenue. Non è vero che ho goduto così tanto? Sì, cazzo se è vero e penso che sarà l’orgasmo più lungo della mia vita e non so se ne vorrò altri più potenti. Ma ne esistono di più potenti? C’è un uomo che può eguagliare tale potenza sconfinata? Ancora non ho realizzato e continuo a guardare in loop le interviste del mister Simone Inzaghi che amo platonicamente in modo folle, di Piero Ausilio, di Javier Zanetti, di Dimarco, il post di Calhanoglu che piglia per il culo tutti, le lacrime di Lautaro Martinez. Io piangevo insieme a lui, come una bambina: lo guardavo ed ero grata di essere fottutamente e malatamente interista. Le immagini dei tifosi che prima della partita fuori da Appiano Gentile accoglievano i nostri giocatori o, come li chiamo io, i miei bambini sono impagabili. L’attesa del derby è stata infinita. Quel derby che qualcuno definiva “un derby qualsiasi”: non era e non è un derby come un altro. È il sesto di fila, è il derby con cui entriamo nella storia. È la rivincita e la vendetta servita su un piatto ghiacciato per lo scudetto che il Milan ha vinto a Sassuolo nel 2022, mentre noi vincevamo in casa contro la Sampdoria. Quello scudetto che gli abbiamo regalato e che ancora non ci perdonavamo.
Era l’anno dell’addio di Andrea Ranocchia, che con le lacrime, sotto la curva nord, salutava il proprio pubblico, la propria casa, quel prato verde che profuma di noi. E io piangevo insieme a lui, insieme a Lautaro e a quell’interista fottuto di Federico Dimarco, che ogni volta che urla ed esulta mi fa impazzire e salire una garra charrua degna dei migliori bomber veri, con un mancino che farebbe innamorare la più lesbica delle lesbiche. Lacrime che sanno di appartenenza, di fede, di orgoglio nerazzurro. Lacrime sì, ma anche tante gioie, come i cinque goal che abbiamo rifilato al Milan nel derby di andata, a settembre 2023. Il derby della doppietta di Mkhitaryan, del goal dell’ex, Calhanoglu, che su rigore ha fatto impazzare il coro della nord “Calha lo sai perché tu non segnavi mai, avevi intorno a te solo merda lo sai. Ora che sei con noi la rete gonfierai, idolo nero blu, Hakan Calhanoglu”. E con quel coro siamo stati fin troppo signori, visto che il Milan pensava di averci rifilato un bidone, eppure Calha ha già segnato 13 reti, un buon numero per un calciatore “scarso” no? E poi il goal di Davidino Frattesi, mio pupillo indiscusso che ho preso anche al fantacalcio credendoci dal primo istante. Frattesi sarà il futuro del nostro centrocampo, con un’ottima resistenza fisica che lo aiuta nelle sue galoppate palla al piede, ha un'intensità clamorosa perché corre dal primo al novantesimo. Davide è instancabile, è sudore che emana feromoni e che ci fa impazzire. Credo che Davidino faccia godere anche il più etero degli eterosessuali, figuriamoci una donna come me. Ma questo perché è bello? No, io i miei non li guardo in base all’estetica, ma in base alla potenza che esprimono in campo. A essere sinceri lui non è nemmeno il mio tipo, troppo biondo e occhi azzurri, ma oramai è talmente bono che non ha colori, se non i nostri. Il mio tipo fisicamente è più Lautaro, bello e dannato, incazzoso quando manca il goal, quando non segna da una partita vorrebbe sfondare la porta avversaria.
Lui quando fa il segno del toro non mi fa capire più niente, in un mix tra libido, passione, confusione mentale e ormonale. Lui e Thuram che si guardano, si stuzzicano, si annusano in cerca del goal mi fanno dire “scusate, disturbo? Posso venire con voi in un threesome?”. Su di me ha uno straordinario sex appeal anche Simone Inzaghi, che con quella sua voce roca ha un non so che di estremamente sensuale, come lo hanno anche Piero Ausilio e Beppe Marotta, che all'ultimo riescono a fare colpi di mercato come lo è stato quello di Francesco Acerbi o di Benji “l’interista” Pavard. Ma insomma a che cosa sto pensando? Non mi faccio affascinare dal calciatore in quanto tale, onestamente non mi piacciono nemmeno i tatuaggi e gli orecchini, ma i miei giocatori mi creano una dipendenza sessuale non indifferente. Me la crea il ricordo di Massimo Moratti, a cui dobbiamo tutto, e il cui ricordo mi genera commozione, la canzone di Eddy Veerus Noi siamo l’Inter che è tatuata nelle mie corde vocali e che sento rigorosamente prima di ogni partita, Denzel Dumfries che non sorride mai, Sommer che riesce a parare l'imparabile e che in campo diventa un felino, il tacco di Thuram, le galoppate di Barella, Mkhitaryan, l'armeno che corre come un treno, l’interismo di Dimarco, le rasoiate di Bastoni, Roberto Scarpini che grida “e goal e goal e goal e goal e goal”, Inzaghi che non appena vede un cartellino giallo sembra che abbia visto il demonio. Per chi non lo sapesse, Simone Inzaghi non appena vede un proprio giocatore ammonito lo sostituisce perché è terrorizzato dalle espulsioni e dall'idea di rimanere in dieci. Questa cosa mi fa tanto incazzare in alcuni momenti quanto ridere e godere. Dopo le partite dell’Inter mi sento come se avessi giocato anch'io. A volte devo buttarmi sotto la doccia perché ho sudato troppo, altre ho la casa sottosopra per aver lanciato la qualunque in giro dall’incazzatura e altre ancora mi sento in pace con il mondo, come dopo aver fatto l’amore. Ogni domenica ci scopo, con l’Inter, e quando c’è la sosta della nazionale mi sento come Rocco Siffredi che non fa sesso da dieci giorni, sono in profonda astinenza. Quanto si soffre. Questa volta non c'è parola che descriva l'emozione, se non amore, sconfinato amore.