L’ultima di “Arrigo Sacchi versus Inter” è arrivata l’altro giorno. Non così inattesa. Forse nei toni, questo sì, sempre più corrosivi. Non stupisce, però, il nuovo capitolo di una crociata che l’Arrigo da Fusignano gestisce da anni dosando i tempi e i toni, appunto, mescolando il tutto con quantità variabili di acidità. Stavolta, ospite del Milan Club di Jesi, ha sganciato la molotov: “Vincere facendo i debiti significa barare. L’Inter sta barando? Sì”. Ehm, Arrigo: nel calcio dei debiti, degli spalma-debiti e delle plusvalenze garibaldine, tu somigli al toro che si carica a bomba fissando il telo rosso. Solo che tu perdi la brocca fissando un vessillo nerazzurro. Dall’Inter HQ nessuna reazione, ma perché ci sono abituati, ormai, al Sacchi livoroso. Già gli stava sulle palle il Trap quando vinceva un derby con armi che lui, all’avanguardia, giudicava brutali e mesozoiche. Da lì in avanti, sempre peggio.
Nel novembre 2022, dopo Bayern-Inter (2-0) di Champions, Arrigo dichiarò: “È vero che i nerazzurri avevano in campo tante riserve, ma pure il Bayern. Qui è una questione di mentalità, che va corretta altrimenti diventa un problema. Inzaghi è bravo, ma deve dare una sua identità alla squadra e non affidarsi solo al contropiede”. Parola chiave: contropiede. Chi non gioca esattamente come vorrebbe lui fa solo contropiede. Non importa la circostanza, il reato è quello. Conta nulla che poi, qualche mese dopo, l’Inter si sia giocata una finale di Champions alla pari col City e che quest’anno stia stravincendo il campionato con un calcio, a tratti, molto più totale di quanto Sacchi voglia ammettere. Non siamo i primi, peraltro, a rimanere un po’ stupiti da questo accanimento anti-interista (Tony Damascelli e Paolo Bargiggia, in momenti diversi, hanno già sottolineato la stortura), solo che adesso l’episodica critica – per quanto a senso unico e opposta a un incredibile “Il Milan di Pioli ha mentalità europea” – suona quasi come una Santa Inquisizione.
Nel 2022 Sacchi ce l’aveva proprio su col football proposto da Inzaghi: “L’Inter è la più forte ma gioca un calcio antico, anni ‘60. Lo fa bene, ma è un calcio che a livello internazionale non ti aiuta. Il Milan gioca un calcio moderno, europeo”. E anche qui, parlare di un Milan europeo che dai derby è quasi sempre uscito con le ossa rotte… L’anno scorso, 2023, siamo ai quarti di Champions, Arrigo attende la prestazione più sofferta dell’Inter (a Oporto contro il Porto) per una stoccata da bar: “È passata ma ha sofferto. E non poco. Come sarebbero stati oggi i giudizi se non ci fossero state le parate di Onana e i salvataggi sulla linea? Inzaghi è un bravo allenatore che si affida alla tattica, dunque ai singoli. L’Inter ha valori individuali che sono nettamente superiori a quelli di Napoli e Milan, però il valore collettivo la rende inferiore. Io penso che possa fare di più”. Ok, anno 2023, e Sacchi ci rivela che avere un buon portiere e salvare i palloni sulla linea non va bene, no no no. Se però a Jesi gli avessero detto – visto che siamo al bar – che la finale di USA ’94 l’ha raggiunta solo grazie a Roberto Baggio, Arrigo avrebbe forse chiesto il daspo in diretta per l’incauto bestemmiatore? E visto che salvare un gol sulla linea non è cosa buona e giusta, perché Arrigo non si è espresso sull’improvvido Lukaku che a Istanbul impedisce al tiro di Dimarco di finire in rete? Arrigo, ascoltaci, perdona i nerazzurri di esistere e goditi il panorama. Che è ampio e affascinante. Fissarsi su un solo elemento del panorama è attività stancante. Per chi ne è protagonista e per noi a cui poi, puntualmente, tu racconti “ciò che hai visto”.