Prima della semifinale di Champions di quest’anno tra Milan e Inter (0-2 all’andata) non ci fu solo l’epico euroderby di semifinale di vent’anni fa, ma pure quello andato in scena diciotto anni fa nei quarti, passato alla storia come derby della vergogna, perché quella doppia sfida che il Milan vinse all’andata (2-0, Stam e Shevchenko) e stava vincendo al ritorno (1-0, ancora Shevchenko) non arrivò mai al termine, almeno sul campo. 12 aprile 2005, il Milan ha già un piede in semifinale – l’avrebbe giocata col Psv, penultimo ostacolo prima della finale di Istanbul, allora come oggi – e la curva interista, dopo un gol annullato a Cambiasso, inizia a lanciare di tutto. Un fumogeno colpisce Dida. L’arbitro Merk sospende momentaneamente l’incontro, prova a riprendere (con Abbiati al posto del brasiliano), ma il getto prosegue e interrompe definitivamente l’incontro. “Il mondo (76 Paesi collegati) osserva il peggio del tifo ultrà italiano”, scrive il Corriere della Sera il giorno dopo. Giuseppe “Pippo” Pancaro, difensore che curiosamente ha proprio nell’Inter la sua vittima preferita (le segnò 4 reti con le maglie di Cagliari e Lazio, ma non con il Milan) quella sera è sulla panchina rossonera.
Pancaro, cosa ricorda di allora?
Ricordo la grande attesa che portò a quella partita. Le aspettative riguardavano le squadre, le società, le tifoserie. Fu una vigilia carica di tensione.
Il tifo vive con emotività l’avvicinamento, oggi come allora. Ma come si affronta una partita così?
Un derby di questa importanza si può affrontare solo con il desiderio di fare una grande prestazione per riuscire a vincere. La città ci tiene, i tifosi ci tengono e i giocatori sanno che questa doppia sfida può dare la possibilità di giocare una finale importantissima. Insomma, è la Champions League.
Quanto ha pesato l’assenza di Leao?
La sensazione già alla vigilia era che l’Inter stesse meglio, ma sull’esito credo che molto sia dipeso anche dal fatto che Leao non sia stato della partita. Il portoghese al valore del Milan aggiunge veramente tanto.
Lei oggi fa l’allenatore. Per i suoi colleghi Inzaghi e Pioli, a lungo nel mirino in questa stagione, questa semifinale rappresentava anche una sorta di possibilità di rivalsa?
Voglio dire prima di tutto che li ritengo allenatori molto bravi, e nel merito della domanda credo proprio di sì: può essere considerata una rivincita per Simone Inzaghi che, nel corso di questa stagione, è stato effettivamente oggetto di tantissime critiche. La sua storia di allenatore dice che sfide così, quelle da dentro o fuori, lui difficilmente le sbaglia”.