Non s’è messo in bacheca titoli mondiali, non ha vinto millemila gare e non gli è andata anche sempre bene, un po’ perché la natura gli ha dato un fisico che c’entra poco con quello che dovrebbe avere un motociclista e un po’ perché c’è gente che, proprio come Danilo Petrucci, nasce con la targa di chi deve faticare un po’ di più. Faticare, appunto, così come lo dicono a Terni e come lo direbbe pure lui: Danilo Petrucci da Terni. L’Ulisse delle corse. Il pilota che ha dovuto faticare il doppio ma che le ha viste comunque tutte, le ha provate comunque tutte e che adesso, in un week end di metà maggio a Le Mans – e magari pure sotto a un po’ di pioggia, che è sempre romantica e potrebbe tornare utile - ritroverà la sua Itaca: la Ducati. Non una normale: la Desmosedici. Quella della MotoGP, quella che ha amato più di tutte, quella che considera casa anche se è dovuto, e ha voluto, partire. E che, in qualche modo, ha pure aspettato, rendendosi capace d’essere Ulisse, ma pure Penelope al tempo stesso. Tessendo una tela – fin dal MotoAmerica proprio con Ducati e fino all’approdo nel Mondiale SBK sempre in sella a una Ducati – per fare in modo che il nuovo incontro avvenisse veramente. Perché il destino, ma pure un po’ la volontà, quando due si sono amati così tanto, non ci sta mica ai finali di merda. E, magari, il destino e la volontà fanno in modo che arrivi l’occasione di scrivere un finale differente. Migliore. Più in linea con quanto ci si è amati e che renda onore a quanto ci si è amati.
Il destino e la volontà di Danilo Petrucci e Ducati quel giorno l’hanno fatto arrivare davvero. Proprio adesso, proprio in questo fine settimana in cui la MotoGP sbarca in Francia, in quel Bugatti Circuit che è stato il teatro dell’ultima vittoria del Petrux in MotoGP. Il destino e la volontà, quando ci si mettono, fanno le cose per bene veramente. Praticamente perfette. E magari riescono anche in qualcosa che senza tirarci in mezzo un po’ di epica sarebbe inimmaginabile: mettere in ombra Marc Marquez. In senso metaforico, visto che si parla molto di più di Petrucci che torna in sella alla Desmosedici a Le Mans sulle testate di settore di tutto il mondo, che di Marc Marquez che a Le Mans ritroverà la sua Honda e tornerà a correre dopo l’ennesimo lungo infortunio. Ma pure in senso fisico, per via di un parcheggio e di un piccolo camper che, visto che il destino è capace pure di gustosissima ironia, è finito posteggiato a fianco al super-mega-motorhome di Marc Marquez e di suo fratello. Facendogli contro ogni legge anche ombra, visto che anche di quel camper, questa mattina, parlano un po’ tutti. Compreso lo stesso Danilo Petrucci, che in una intervista a La Gazzetta dello Sport ne ha raccontato la storia. “Se fossi rimasto in America l’avrei girata in camper – ha detto a Paolo Ianieri – Poi è arrivata la proposta dal World Superbike e ho deciso di fare la stessa cosa, ma in Europa. Col Cileno (un suo fidatissimo amico) partiamo il martedì, dormiamo in qualche autostrada e poi il mercoledì arriviamo in circuito. Questa volta con noi c’è anche Letizia, la mia fidanzata. S’era pure messa in testa di cucinare, ma l’abbiamo fermata. Il camper me l’hanno fatto parcheggiare a fianco al motorhome di Marc e Alex Marquez, fa un po’ ridere. Abbiamo fatto un viaggio di 1100 chilometri, direttamente da Barcellona. Mi sono fermato un giorno per provare una moto da cross elettrica che potrebbe essere perfetta per allenarmi dalle mie parti, visto che è silenziosa e non inquina e lì è pieno di agriturismi e fattorie”.
Danilo Petrucci è uno così, di quella semplicità che rende unici e speciali e probabilmente è per questo, oltre che per una carriera che comunque è stata pazzesca e all terrain, che non esiste mezza persona che sia mezza, nel mondo del motorsport, che ti direbbe mai una parola fuori posto su di lui. “A Le Mans – racconta ancora – ci ho fatto tre podi di fila oltre la vittoria del 2020. Al Mugello non ci avevo capito niente, a Le Mans il gradino più alto del podio me lo sono goduto tutto. Ricordo che avevo voglia di tornare a casa e mangiarmi una pizza in taverna con i miei, ma fuori dall’uscita della Superstrada trovai i tifosi per fare festa”. Lui e la Desmosedici, adesso, saranno di nuovo protagonisti su quella stessa pista: “Se è un sogno non svegliatemi – ha detto ancora il Petrux a Paolo Ianieri – La ‘colpa’ è stata tutta di Michele Pirro. Il sostituto naturale dei piloti Ducati, e in questo caso di Enea Bastiani, è lui, ma in questo fine settimana corre nel CIV, così ha fatto il mio nome, visto che comunque sono uno che ha guidato di recente quella moto. E in Ducati hanno detto sì. Figuriamoci io, avrei detto sì solo per rimettere quella tuta. Solo a me puoi chiedere di fare una gara senza test, senza provare niente, è da coraggiosi. Bautista a Barcellona mi ha detto che non l’avrebbe mai fatto”. Bautista, però, è “solo” un pilota, mentre Danilo Petrucci, l’Ulisse delle corse, è pure un inguaribile romantico, con un po’ di quel sano spirito folle che è tipico di chi ha dovuto buttarsi sempre. Per dimostrare. Per arrivare. Per convincere e convincersi.
Lo ha fatto anche nella scorsa stagione, quando una sella per una gara in MotoGP gliela ha offerta la Suzuki: “Questa volta – ha commentato – dovrebbe essere più semplice. La Desmosedici è una moto che conosco di più, ma di certo dalla gara non mi aspetto cose grandiose. Mi piacerebbe non finire ultimo, il sogno sarebbe riuscire a prendere dei punti, però già so che domenica sarò felice, vada come vada”. Anche perché dividerà il box con un campione del mondo: “E’ qualcosa che non mi era ancora mai capitato – ha concluso Petrucci – Pecco aveva preso il mio posto primain Pramac e poi nel team ufficiale Ducati, lo vedo molto maturato, sembra che nulla lo scalfisca e il titolo gli ha dato grandissima fiducia. E’ lui il favorito, ha dimostrato di essere superiore e non c’è un pilota che lo contrasta: una volta c’è Bezzecchi, una volta Binder, ma nessuno è sempre lì”