I derby del 2023, per i milanisti, sono stati una mattanza. Cinque giocati, cinque persi, roba che così non si era mai vista. Persi, e come sono stati persi: malissimo in Supercoppa, male in campionato e senza che l’Inter lasciasse alcuna speranza ai malcapitati in Champions, questi quelli del 2022-23, e l’ultimo, ieri, primo della nuova stagione, un 5-1 epocale, sostanzialmente mai in discussione. Magari pure troppo pesante ma stai a guardare il capello, 5-1 è e 5-1 resta, varrà pure tre punti ma in ufficio o in fabbrica vale 5-1 o anche il doppio, e meno male per il Milan che l’anno solare 2023 – annus horribilis in tema di stracittadine per i rossoneri – sta per finire e che di derby non si parlerà per qualche mese, perché poi la somma, che qui fa il totale, dice anche altro: dice 12-1, e ciò significa che a Inzaghi – sì, quello che l’inverno scorso era un dead man working – la tonnara per insaccare Pioli e i suoi riesce sin troppo bene, anche oltre i meriti che, pure, non mancano.
Pioli, già. Sui social il tecnico rossonero che già da un po’ non era più on fire, ora è on five, e se tra i migliori del Milan ieri sera c’è stato Maignan, oltre a non essere una novità, qualcosa significa. Se c’era Leao era il mantra primaverile, stavolta c’era, ma allora come ieri c’era pure Sentenza Mkhitaryan, che va per i 35 ma avercene di quelli così. Il resto è cronaca, è Thuram e Frattesi – una settimana da dio, la sua – e ancora Calhanoglu, e dite ai rossoneri che non è un incubo. È un contrappasso: suggestivo il mercato, ok, ma da quando Giroud non si gira più, non è più domenica.
Così, alla fine, anche chi l’Inter non la sopporta e ogni 10 del mese festeggia il Rodriversario, non può non ammettere che lo scorso 10 giugno, a Istanbul, l’Inter qualcosa l’ha portato a casa. Non la finale e dunque non la Champions League, ma qualcosa di immaterialissimo eppure pesantissimo, maturato nel percorso europeo: la convinzione di essere la squadra più forte, quella che a casa propria è destinata a vincere perché, a prescindere dal come, lassù c’era arrivata e non se l’era neppure cavata male. Quella convinzione che, spesso, porta in vantaggio già nel tunnel degli spogliatoi, con la testa e non con gli xG: siamo noi i più forti, punto. Poi magari non è neppure vero in assoluto, ma l’importante è che ci credano gli altri, e in una Serie A come quella attuale la consapevolezza basta e avanza.
Il Milan già ci ha creduto in primavera, in una profezia autoadempiente, figurarsi ieri, e s’è visto. Pulisic, Reijnders e Loftus-Cheek erano le novità del mercato rossonero nell’undici iniziale, ma il Milan è una squadra che spera (e farà pure bene), l’Inter una che già ci crede e non a caso ieri due reti sono arrivate da altrettanti nuovi, Marcus Thuram e Davide Frattesi, che quella consapevolezza l’hanno già introiettata, alla faccia di chi li aveva bollati come inserimenti di secondo livello, considerando l’identikit di chi se n’era andato. Forse l’Inter non è più forte di quella della seconda metà della scorsa stagione. Ma non lo sa, o non gliene frega niente. E, per il momento, gli altri non se ne sono accorti.