Dino Zoff (1982, Campioni del Mondo), Fabio Cannavaro (2006, Campioni del Mondo), Giorgio Chiellini (2021, Campioni d’Europa). Che cosa hanno in comune i capitani delle tre nazionali italiane vincitrici di due Mondiali e di un Europeo, gli ultimi tre trofei per nazioni vinti dall’Italia? Tutti e tre erano juventini. Un meccanismo di causa ed effetto? Senza dubbio, perché in tutte queste tre nazionali il blocco o comunque i giocatori trainanti erano tutti provenienti dalla Juventus, la squadra di calcio italiana sempre e comunque divisiva. La si ama o la si odia, mai non lascia mai indifferenti. L’odio dei tifosi avversari è solito però sparire con mirabile coerenza quando la maglia bianconera diventa azzurra. Sindrome tipicamente italiota, salire sul carro del vincitore quasi semore fuori tempo massimo, per scenderne alla prima contrarietà. Tipicamente fantozziano, very much italian: come essere stati tutti in Piazza Venezia e dopo qualche anno tutti in Piazzale Loreto.
Alla vigilia del doppio impegno per le qualificazioni ai Campionati Europei – sabato 9 settembre 2023 Macedonia del Nord-Italia, martedì 12 Italia-Ucraina – il calcio italiano sta vivendo uno dei momenti più tragicomici. L’Italia non si qualifica ai Campionati del Mondo dall’edizione del 2014, non passa un girone eliminatorio dal 2006, l’ultima Coppa dei Campioni vinta risale al 2010, l’audience televisiva della Serie A è ai minimi storici. Tutto questo si sarebbe potuto evitare, seguendo l’unico modello virtuoso presente nel calcio italiano: la Juventus. I suoi punti di forza? Lo stadio di proprietà, il nuovo logo, la squadra femminile, la Under 23 e tanto altro ancora: i suoi nove scudetti consecutivi dal 2012 al 2020 hanno fatto impazzire tutti quanti e come sempre in Italia se non si riesce a prendere ad esempio chi vince, si preferisce attaccarlo e provare ad annientarlo. Nel 2006 la missione è stata completata, quest’anno è riuscita in minima parte, in attesa che qualcuno spieghi perché sia stata punita un’unica società per le plusvalenze, che in quanto tali necessitano di due parti in causa, non una soltanto. Ci si metta il cuore in pace: parafrasando quello che affermava l’Avvocato Gianni Agnelli in merito alla Fiat: ciò che va bene per la Juventus, va bene per l’Italia. Se la Juve va male, va male tutto il calcio italiano.
Nel frattempo la Serie A è ormai una realtà secondaria nel panorama internazionale, come dimostrano gli ascolti tv delle prime tre giornate di questa stagione, la giustizia sportiva è amministrata in maniera alquanto improvvisata e come sempre nessuno – presidente della FIGC Gravina in primis – non pensa di farsi da parte nonostante i continui insuccessi. Spiace anche che il Il Ministro per lo Sport e per i Giovani Andrea Abodi ed il presidente del CONI Giovanni Malagò assistano impassibili a questo sfacelo. Evidentemente va bene così, è probabile basti che migliaia di persone si radunino all’aeroporto di Ciampino perché è arrivato un giocatore come Lukaku che nessuna squadra di vertice ha voluto e che il Chelsea ha dovuto dare in prestito per la seconda stagione consecutiva. Del resto, panem e circenses è un concetto che si applica sin dall’Antica Roma.
Sarebbe stato meglio provare a seguire l’esempio della società bianconera, iniziando dagli stadi di proprietà, dei quali a Milano e a Roma si parla da lustri, senza che si muova nemmeno un documento da una scrivania all’altra. Con il massimo rispetto che merita un monumento, se si è demolito uno stadio come quello di Wembley a Londra, non si capisce perché non si possa abbattere San Siro. Perché l’ha detto Sgarbi? Attendiamo che anche Morgan si pronunci in merito? In attesa della SuperLega – europea o araba che sia - ci si dovrà accontentare di un campionato minore o diventare tutti tifosi della Premier League inglese. O passare a seguire altri sport, NBA su tutti.