Al torneo di tennis degli Us Open che si sta svolgendo in questi giorni sono molti gli atleti che si sono ammalati o che, quantomeno, hanno mostrato sintomi come disturbi gastrointestinali, stanchezza forte e un senso di malessere generalizzato. E così c'è chi, tra gli atleti, ma anche sul web e i social, ha avanzato l’ipotesi che si potesse trattare di una nuova variante di Covid, proprio perché non ci sono più le protezioni e le regole che vigevano un tempo e, in ambienti in cui le persone sono a stretto contatto tra loro, c’è sicuramente maggior probabilità che il virus in questione possa circolare. Abbiamo chiesto che idea si è fatto a Matteo Bassetti, che dirige la Clinica malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, se il “Virus degli Us Open” potesse essere compatibile con il Covid, ma secondo il professore non solo “oramai il Covid è diventata una questione politica”, ma “c’è bisogno di tamponi positivi prima di dire che sia Covid, non si possono avanzare ipotesi in questo modo”.
Professore, avrà sentito dei vari malesseri che hanno riferito i tennisti che stanno giocando gli Us Open, è stata avanzata l’ipotesi che fosse Covid. È possibile?
Allora, prima di tutto, dobbiamo uscire un po’ da questo mondo in cui le persone fanno il mestiere di qualcun altro. Va bene che sia stata avanzata l'idea che fosse Covid, ma prima di poterlo dire bisogna dimostrarlo. Se tutti questi tennisti avessero un tampone positivo o avessero la diagnostica che dimostra che hanno il Covid evidente, si potrebbe dire che sono sintomi anomali. Diversamente penso più facilmente, in una comunità chiusa, a un virus magari intestinale, visto che mi si dice che addirittura uno nel mezzo della partita ha interrotto ed è dovuto correre negli spogliatoi probabilmente per un attacco di diarrea.
Ma il Covid ha anche dato un quadro gastroenterico giusto?
Sì, ha dato anche un quadro gastroenterico, ma non predominantemente enterico. Il 15-20% dei casi possono anche avere la diarrea, ma non deve essere il sintomo predominante. In una situazione del genere penso di più quindi a un fatto legato a un virus intestinale o ad altri virus influenzali o parainfluenzali perché, fino a prova contraria, e lo ripeterò sempre, il Covid deve essere dimostrato e mi auguro che i medici che hanno in cura questi tennisti gli abbiano fatto evidentemente il tampone. Per cui si sarebbe saputo e sarebbe stata una cosa di dominio pubblico se avessero avuto il Covid, in un periodo soprattutto come questo.
Lei sui suoi social dice spesso che dobbiamo andare avanti, che dobbiamo smetterla di fossilizzarci solo sul Covid, ma questo virus è ancora in circolazione e sono molti quelli che dicono di averlo preso…
Certo, perché noi abbiamo migliaia di nemici ma ne cerchiamo uno solo: è come andare in un mercato e cercare solo quelli che hanno la pelle di colore nero e allora lì ti sembrerà che ce ne sono un sacco, perché quelli bianchi, gialli o rossi non li hai cercati. Ecco noi cerchiamo unicamente il Covid, per cui è fisiologico che lo troviamo, perché sappiamo bene che è un virus molto contagioso, che si trasmette facilmente da una persona all'altra. Siamo tornati a cercarlo nuovamente tanto, perché se si guarda il numero di tamponi delle ultime tre settimane, ogni settimana ha fatto più 50%, il che vuol dire che se cerchi il 50% in più è verosimile pensare che ne trovi in percentuale maggiore, pur mantenendosi inalterata la percentuale di positivi, questo mi sembra un dato matematico incontrovertibile. Quindi il problema non è sindacare sul fatto che il Covid ci sia o meno, perché è evidente che c'è.
E allora a quale domanda dobbiamo porci rispetto al Covid?
Dobbiamo chiederci se il Covid sia o meno un problema sanitario importante, cioè per il quale le persone che hanno il Covid non hanno una cura, se le persone vanno in ospedale, se stanno male… No il Covid è uno dei tanti microorganismi che causano delle infezioni respiratorie.
Però non appena esce una nuova variante se ne parla moltissimo.
Questo perché c'è una certa comunicazione di una certa parte della stampa. Oramai il Covid è diventato una questione politica, per cui, siccome le restrizioni le ha tolte la destra, la sinistra e tutti gli organi di stampa vicini alla sinistra tendono a dire che si è sbagliato a togliere l'isolamento dei positivi, che loro in passato avevano fatto meglio, ma non ci si rende conto che sono momenti diversi. Non si può minimamente paragonare il 2023 con il 2022 e con il 2020, per cui mi sa tanto di una questione di tipo politico, non è più una questione di tipo sanitario. Veramente male con il Covid non ci sta praticamente più nessuno e questo deve essere il concetto che va comunicato alla gente.
Quindi noi ora come ci dobbiamo comportare?
Come ci siamo sempre comportati. È chiaro che se uno ha sintomi di tosse raffreddore o febbre è bene che magari, se deve andare a scuola, metta la mascherina. Non è che possiamo adesso, siccome ci sono stati dei casi di Covid, chiudere gli ospedali ai parenti e far morire gli anziani da soli. Purtroppo, questa cosa c'è qualcuno che la sta perpetrando, perché se guardiamo alla Lombardia ci sono alcuni ospedali che sono stati chiusi ai visitatori e lo stesso vale per chi deve fare il tampone per effettuare una colonscopia. O ne usciamo culturalmente e con un pensiero condiviso da tutti, o continueremo con una contrapposizione tra quelli che dicono che il Covid non è un problema rispetto a quelli che invece continuano a sostenere che lo è.
Secondo lei il richiamo del vaccino va fatto o no?
Certo, lo devono fare le persone fragili e quelle anziane. Oggi il Covid, anche con la campagna vaccinale che abbiamo lanciato, è a tutti gli effetti un virus simile all'influenza, con l'unica differenza che, mentre quest'ultima colpisce tre mesi l'anno, il Covid colpisce tutto l'anno. Per cui, una volta l'anno, le persone più fragili e anziane fanno il richiamo. Il richiamo che faremo dalla metà di settembre in poi è un vaccino aggiornato sulla variante Omicron che sta circolando, per cui, anche la vaccinazione rende ragione del fatto che siamo davanti a un virus profondamente diverso, perché non è più una vaccinazione universale, ma è una vaccinazione per una fascia particolarmente fragile, in cui purtroppo la malattia potrebbe ancora rappresentare un problema. Quindi è bene che quest'anno, e magari il prossimo o quello dopo ancora, non sappiamo ancora la scadenza, il richiamo venga fatto. Dire che il Covid non è un problema o che è simile all'influenza non vuol dire andare a penalizzare la campagna vaccinale, tant'è che per l'influenza io mi vaccino da sempre.
Per concludere sulla questione Us Open, per ora possiamo escludere che sia Covid?
Ci vuole un atteggiamento di tipo scientifico su tutto, per cui Io credo a quello che vedo, il medico crede a quello che vede. Per cui, se penso che sia Covid bisogna che ci sia come minimo comune denominatore un tampone positivo, altrimenti non è più scienza se continuiamo con i “mi pare”, “forse”, “potrebbe essere”, che cosa vuol dire in medicina questo? Niente, perché in medicina vale quello che uno vede. Fino a prova contraria ad oggi non è Covid, altrimenti avremmo un dato che ci direbbe che un tot di tennisti hanno il tampone positivo. Io sono pronto a smentirmi nel momento in cui mi portano un dato in cui è stato isolato in tutti il Covid, allora lì si potrà dire che agli Us Open c'è stata un'epidemia da Covid, variante "Pirola". Ma fino a che non lo abbiamo dimostrato rimane un'illazione, perché c'è una miriade di funghi, batteri, virus, protozoi, capite che porterebbe essere qualunque cosa, anche qualcosa legato al cibo, all'acqua. Nella medicina bisogna fare le diagnosi.