L’impero a quattro ruote di John Elkann pare attraversare un momento critico, o almeno particolare. Osservando i risultati della sua holding Exor, impegnata nel settore automobilistico con Stellantis, Cnh e Ferrari, ci si accorge di un dettaglio tutt’altro che banale. L’analisi, questa firmata dal giornalista del Sole 24 Ore Fabio Pavesi, e pubblicata sul periodico Milano Finanza, infatti traccia una distinzione netta tra i ricavi e le perdite del gruppo della famiglia Agnelli-Elkann, e spiega anche, come recita il titolo dell’articolo, “perché Exor dovrebbe erigere un monumento a Ferrari”. In poche parole, ciò che sorprende è come la holding riesca a essere solida, nonostante le perdite di alcuni dei suoi brand. “Negli ultimi sei mesi, del resto – scrive adesso Claudio Trezzano di Start Magazine –, Stellantis in Borsa ha perso qualcosa come il 46% e Cnh, che realizza macchine agricole, il 17%, mentre Exor tutto sommato ha tenuto, perdendo appena il tre per cento”. Tutto questo grazie al Cavallino di Maranello, trasformato adesso in un airbag dorato…
Nel suo pezzo Pavesi entra nel dettaglio delle varie ramificazioni di Exor, e rivela come Stellantis, di cui la holding detiene il 14,2%, “ha chiuso il semestre peggiore degli ultimi anni con una contrazione degli utili netti del 48% con un calo de 14% dei ricavi e con una marginalità operativa che ha perso il 4% […] Anche Cnh ha registrato una significativa battuta d’arresto con ricavi in calo nel secondo trimestre del 16% e una sforbiciata degli utili di oltre il 30%”. Eppure, nonostante questi risultati che sembrano delineare una situazione di crisi profonda per il gruppo, “la finanziaria – scrive ancora Pavesi – negli ultimi sei mesi di passione per le sorti dei due asset ha perso solo il 3% e da inizio anno è in territorio positivo dell’8%”. Insomma, quello che dal giornalista viene definito il “crash di Stellantis e Cnh”, è stato ammortizzato dai grandi risultati di Ferrari, che hanno “arginato le disavventure del mercato di massa dell’auto e dei trattori non smettendo di correre”. Per rendere ancora più comprensibile il quadro, Trezzano spiega come “col Cavallino rampante che capitalizza 82,6 miliardi e la quota di Exor, pari al 22,9%, che vale quasi 19 miliardi, il paracadute sembra assai saldo. La quota di Exor in Stellantis in sei mesi ha perso 3,7 miliardi e quella in Cnh 600 milioni. Ma l’incremento del valore delle cedole Ferrari – sottolinea – ha più che compensato le perdite negli altri due asset”. Ma la differenza si fa ancora più netta nell’analisi di Pavesi, il quale rivela che “oggi Ferrari col suo prodigioso rush di Borsa vale circa metà del portafoglio di Exor, mentre nel ’22 il suo peso era del 27%. In calo invece in modo sempre più sensibile, anche alla luce del 2024 disastroso, i due marchi del mercato di massa: Stellantis ora vale solo 5,8 miliardi, Cnh solo 3,4 miliardi. Numeri sempre più marginali nella galassia degli Agnelli-Elkann”. Ed ecco che così la famiglia più importante della storia dell’automotive tricolore sembra abbandonare le classiche (e ormai scomparse) utilitarie della Fiat per salire a bordo di una supercar di lusso, e adesso il suo disimpegno dal settore rischia di farsi sempre più concreto. “L’auto costa troppa fatica e troppo impegno di investimenti – conclude Pavesi – con ritorni che possono non compensare il costo del capitale. Le quattro ruote rappresentano un mercato difficile […] In termini di pura redditività meglio andare sul sicuro con brand ad alto price power come Ferrari”.