Per constatare la critica situazione dell’automotive italiano ed europeo, ma non solo, non serve certo un esperto del settore. L’industria delle quattro ruote, infatti, soffre come non mai, e sembra essere diventata incapace di ascoltare le richieste dei suoi clienti. No, sul mercato oggigiorno non si trovano più auto a basso costo, di dimensioni compatte e con motorizzazioni efficaci. Adesso i prezzi sono alle stelle, la moda dei suv impazza da ogni parte, e tutti i produttori sono ormai legati mani e piedi alle imposizioni dell’Unione europea e del suo Green Deal per quanto riguarda i nuovi motori a batteria. Insomma, tradotto, alle auto elettriche. Il nuovo dogma dell’Ue, o almeno pare esserlo, soprattutto a causa del 2035, anno in cui l’intero parco auto del Vecchio continente dovrebbe convertirsi alle zero emissioni, che adesso sembra spingere il mercato verso una (triste) fine già annunciata. E sarà per questo che le aziende, e non solo quelle europee, hanno deciso di fare marcia indietro sull’elettrificazione, da Mercedes a Bentley, passando anche per Audi, Aston Martin, Ford, Volvo, Renault e tante altre ancora. Ma Stellantis invece? Mentre il mondo intero gira le spalle all’elettrico, il colosso italofrancese guidato da John Elkann (presidente) e Carlos Tavares (amministratore delegato) appare alquanto ambiguo. Sì, perché da una parte sostiene il Green Deal, con la nuova imposizione attesa per il 2025, ma dall’altra…
Il riferimento è alla richiesta, o imposizione dir si voglia, dell’Ue che prevede un abbassamento del livello medio di Co2 per chilometro dei veicoli venduti a partire dal 2025, quindi già dal prossimo anno; e per i produttori che non rispetteranno le nuove regole sono previste grandi multe, “che – ha rivelato Libero – possono arrivare complessivamente a quindici miliardi”. Per questa nuova legge green, però, è arrivata la ferma critica e opposizione dell’Acea, una lobby automobilistica (come spiegato da Matteo Lorenzi, questa volta su La Verità) che include marchi come Volkswagen e Renault, che ha richiesto ufficialmente di rinviare il termine di almeno due anni. Per rispettare quanto richiesto dall’Europa, infatti, molti brand dovrebbero investire per aumentare la produzione di modelli elettrici, o comunque di modificare i propulsori già presenti, e tutto questo, scrive il giornalista italiano, “mentre il mercato automobilistico continua a dare segnali di crisi […] Volkswagen ha annunciato che le consegne sono in calo di 500mila unità […] Stellantis, invece, ha fermato la produzione di 500 elettriche nello stabilimento di Mirafiori e gli operai sono stati messi in cassa integrazione”. Eppure, nonostante questa profonda crisi, il ceo Tavares ha risposto con parole di fuoco alla richiesta dell’Acea, dichiarando che “dal punto di vista della concorrenza, che l’Unione europea ritiene fondamentale, sarebbe surreale cambiare le regole in questo momento”. Ok, quindi Stellantis continua per la sua strada verso l’elettrificazione totale, giusto? Beh, quasi… In altre dichiarazioni, secondo Nino Nunseri de La Verità, il dirigente portoghese si è dimostrato ambiguo sulla tematica visto che, si legge in un suo articolo, “ha messo la marcia indietro sulla strategia green ma non può ancora dirlo apertamente”. L’allusione del giornalista si lega a un maxi investimento pari a 400milioni di dollari (circa 360milioni di euro) in Usa, soldi che, secondo quanto riportato da Nunseri, verranno usati anche per sviluppare un nuovo propulsore termico, un turbo benzina 1.6, “che molto probabilmente sarà commercializzato anche in Europa per le future auto ibride del gruppo. Lo sviluppo costerà 73 milioni”; per il giornalista, il nuovo motore è destinato alle nuove generazioni delle Alfa Romeo. Insomma, ma Elkann e Tavares sulle auto elettriche da che parte stanno?