Il mercato delle auto elettriche continua il suo indisturbato declino. Le quattro ruote green non hanno mai davvero conquistato gli automobilisti europei, e soprattutto quelli italiani, a parte i cosiddetti “early adopter” che hanno subito puntato sui motori a zero emissioni, e chissà se adesso si stanno ricredendo. Comunque sia, i numeri delle (poche) vendite parlano chiaro, eppure le previsioni del governo sono piuttosto ottimiste. Secondo quanto riportato da Marco Moroni sul Fatto quotidiano, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) sulla mobilità “fissa l’obiettivo di decarbonizzazione del parco auto nazionale: 4,3 milioni di auto elettriche circolanti in Italia entro il 2030”. Un obiettivo che, però, con la realtà dei fatti sembra avere poco a che fare, visto che “per arrivare alla cifra fissata nel Piano – scrive il giornalista – (di Ev, ndr) se ne dovrebbero immatricolare […] 660 mila ogni anno da qui al 20230”; tradotto sarebbe “una media di 50 mila auto elettriche ogni mese fino al dicembre 2030, quasi dieci volte quel che accade nella realtà”. Un risultato che difficilmente vedrà la luce, considerando anche che il mercato, commenta Moroni, “si sta dimostrando sempre meno entusiasta delle vetture a batteria: prezzi alti, autonomia ridotta, complessità e costi delle ricariche, ma anche una resistenza a cambiare abitudini”. E poi bisogna tenere conto anche dei prezzi: nello scorso mese di giugno abbiamo assistito a un boom dell’elettrico generato dagli incentivi statali, e, riprendendo i numeri necessari per arrivare all’obiettivo del Piano del governo, “con l’attuale schema di incentivazione, secondo un’analisi pubblicata dal sito economico lavoce.info, andrebbero stanziati 400 milioni di euro al mese per i prossimi ottanta mesi”. Parlando ancora di soldi, per il Fatto “a frenare gli acquirenti è il prezzo medio superiore a quello delle endotermiche, il veloce deprezzamento […] e costi di ricarica in alcuni casi superiori a quelli di un pieno”. Nello specifico, secondo uno studio di Altroconsumo, “l’alimentazione elettrica conviene solo se si ricarica a casa o alle colonnine a bassa potenza. In questi casi, però, i tempi medi di ricarica vanno dalle due […] fino alle trenta e passa ore”, per le ricariche “super fast”, invece, i prezzi arrivano fino a novanta centesimi al kilowattora, in pratica “per fare ventimila chilometri l’anno con un’auto medio grande alimentata a batteria si spendono 3.900 euro contro i 2.600 euro di un diesel”. Insomma, ora che i problemi sono chiare bisogna chiederci una cosa: ma il mercato rischia il collasso?
Beh, forse collasso è una parola fin troppo grande, ma i segnali di certo non sono buoni. Nonostante la volontà dell’Unione europea di trasformare il Vecchio continente in un paradiso del green, “una decisione politica più che economica – commenta il giornalista del Fatto –, che ha costretto i produttori a investire molto nell’elettrico anche se il mercato non era pronto”, adesso “in molti – sottolinea Moroni – fanno marcia indietro”. I risultati dei brand europei (e non solo) più importanti parlano chiaro: “Nel principale mercato dell’auto europeo (la Germania, ndr), finiti gli ecobonus del 2023, nei primi mesi di quest’anno le vendite di elettriche sono calate del 18% rispetto allo stesso semestre dell’anno scorso. A luglio il calo è del 37%”. Inoltre, per la multinazionale della consulenza Pwc “nel secondo trimestre di quest’anno le consegne di prodotti a batteria nei primi dieci mercati europei sono state 410 mila, in calo del 4% rispetto allo stesso periodo del 2023”. Una situazione che ha quindi spinto Mercedes a rivedere i propri piani di elettrificazione totale entro il 2030, ma anche “Renault che ha annullato la quotazione della sua divisione elettrica Ampere, Volkswagen che ha fatto lo stesso con la sua PowerCo, mentre Stellantis ha fermato la riconversione a ‘gigafactory’ per batterie dello stabilimento Fiat di Termoli”. E volando dall’altra parte dell’oceano la situazione di certo non migliora: “Ford, primo costruttore del Paese, nella relazione finanziaria di metà anno registrava un calo del 22% delle consegne, con perdite per 2,4 miliardi nella divisione Model-e, di cui ha annunciato un ridimensionamento […] Anche Tesla, primo costruttore di auto elettriche mondiale […] rallenta”. Il green, dunque, va in declino nel mondo intero, o quasi… In Cina, infatti, le auto a batteria “ormai rappresentano il 30% delle vendite”, e il mercato sembra crescere sempre più. Questo perché, spiega Moroni, “mentre i prezzi in Europa e America negli ultimi dieci anni sono aumentati, in Cina, già bassi, sono diminuiti”; e in tutto questo scenario adesso i dazi europei, conclude il giornalista, sembrano “un autogol nella già difficile partita della mobilità verde”.