Martedì 20 agosto l’Unione Europa ha stabilito le tariffe commerciali che verranno applicate ad alcuni prodotti importati da Paesi extra-Ue. Tra questi anche le auto elettriche cinesi. Ma la Cina non teme la Tigre di carta europea e risponde a tono, puntando sull’unica tradizione permanente del Continente e, in particolare, dell’Italia: il palato. A primavera l’Ue annunciava i dazi e la Cina storse il naso, ad agosto la scelta è presa. Un’estensione del Green deal, ora anche sovranista e a difesa dei marchi europei, Volkswagen e Mercedes in prima linea. Sono loro a perderci. Il 20% delle auto elettriche vendute in tutto il mondo sono cinesi. Le auto a pila cinesi buttano fuori dal mercato i competitor europei, tanto che Volkswagen ha scelto di spendere metà dell’investimento totale prossimo futuro sull’endotermico, nonostante la scadenza del 2035. A Stellantis, invece, sembra interessare poco, dal momento che pare si stia concentrando, invece che sulla produzione di bev, sull’importazione delle utilitarie del casa automobilistica cinese Leapmotor. A Ursula von der Leyen fa paura l’Asia che avanza? Di certo più di Elon Musk, che invece beneficerà di un taglio deciso ai dazi annunciati a luglio per la Tesla (20,9%): ora sono solo del 9%. La Cina ha scelto di investire, tra il 2009 e il 2023, nel 230 miliardi di dollari nel settore automotive, soprattutto a sostegno del marchio Byd. Inutile negare il vantaggio che avrà, a livello globale, in un mercato green. Ma i dazi di ripicca europei che effetto avranno?
Per ora uno solo, quello di fare arrabbiare la Cina, che ora andrà a toccare i nostri formaggi. Arriva il dazio sui prodotti caseari, latte e formaggi europei, quindi principalmente formaggi italiani. La Cina è il quinto mercato e secondo cliente in Asia per l’Italia, quando si parla di formaggi. Ogni anno esportiamo in Ue e fuori dall’Ue una media di 500 mila tonnellate di formaggi, con un guadagno che oscilla tra i 3 e i 5 miliardi. La Cina compra il 6% del nostro export in valore, soprattutto mozzarelle, grana padano e parmigiano reggiano. Sono 300 milioni che potrebbero sfumare. Una guerra commerciale tipica simile a quella contro insaccati e carne suina (in quel caso è la Cina, uno dei maggiori esportatori mondiali, ad aver frenato la corsa dell’Ue e dell’Italia). Secondo Paolo Zanetti, presidente di Assolatte (la Confindustria del latte), “veniamo colpiti spesso da contese commerciali che nulla hanno a che fare con noi: prima le sanzioni alla Russia, poi il contenzioso Usa-Ue per la faccenda di Boing contro Airbus, ancora l’India che blocca l’importazione di prodotti con caglio animale e ora i dazi con la Cina dove stavamo andando benissimo. Dovremmo forse vendere soltanto in Europa lasciando stare gli altri 7 miliardi e mezzo di persone? Purtroppo si vive di promesse vane”.