No, la situazione attuale dell’automotive italiano, ma anche europeo (e non solo), non è certo la migliore mai vissuta. Colpa anche della decisione dell’Ue di gettarsi a capofitto verso un’utopica transizione del parco auto del Vecchio continente, scegliendo di percorrere però una sola strada, quella dei motori elettrici. Già, le vetture a emissioni zero erano destinate a cambiare la mobilità e l’intero settore produttivo. Beh, al momento la prima è rimasta pressoché identica a prima, mentre, bisogna ammetterlo, il settore è decisamente cambiato, in peggio però… La produzione non è più quella di prima, sia in termini qualitativi ma soprattutto per quanto riguarda la quantità di veicoli realizzati. I brand europei adesso cominciano a chiudere stabilimenti, come Volkswagen in Belgio, e a mandare lavoratori a casa; stessa situazione in Italia, dove a dire il vero si naviga in acquee ben più torbide. La colpa è della bassa, bassissima, richiesta di auto elettriche, il mercato quindi sopperisce, le aziende cadono in crisi e il settore traballa. Ma siamo sicuri che a rischiare siano solamente i produttori?
Il dubbio, infatti, è che a rimanere impantanato in questa situazione possa essere anche lo Stato italiano. Ad alzare questa ipotesi, che pare assumere le forme di una certezza, è Pierluigi Bonora de il Giornale, secondo cui “quando a Bruxelles si è deciso il ban dei motori endotermici dal 2035 […] non si è messo in conto il buco che una simile soluzione avrebbe arrecato, guardando al nostro Paese, all’Erario”. Una stima dell’Unem (Unione energie per la mobilità), questa riportata dal giornalista, rivela che “se al 2030 ci saranno quattro milioni di auto elettriche in circolazione, verranno a mancare 3,8 miliardi di accise: un milione di tonnellate di carburanti equivale, in proposito, a un miliardo di accise”. E si tratta di soldi preziosi per le casse italiane, “soldi – sottolinea sempre Bonora – che lo Stato non può permettersi di perdere, finendo per dover tassare le ricariche elettriche”. Una soluzione prevista già qualche settimana fa da Roberto Parodi, seguito poi da una dichiarazione ufficiale del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Insomma, la transizione rischia non solo di lasciarci a piedi, ma anche di renderci poveri, o almeno più di adesso. Urge, quindi, trovare una soluzione. Anche perché, afferma ora il ministro dell’Economia e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, è “un’assurdità la scelta dell’Ue di arrivare a imporre una regola sullo stop dei motori endotermici al 2035” (fonte il Giornale). L’obiettivo, dunque, sarebbe quello di cominciare a investire nei biocarburanti e nei cosiddetti “prodotti low carbon”. Intanto, però, è caos anche sui distributori in autostrada. Il presidente dell’Unem Gianni Murano, infatti, riporta sempre Bonora, “ha messo in forte discussione il modello delle aree di servizio in autostrada: ‘Non funziona e il prezzo dei carburanti non è competitivo, quindi va ripensato’”. Il dirigente, inoltre, ha puntato il dito anche contro la rete e la sua inefficienza, e il numero troppo elevato di punti vendita a basso erogato, affermando che “almeno il 15% degli impianti andrebbe chiuso”.