E se invece di offrire un assist all’ambiente i veicoli a zero emissioni non avessero fatto altro che causare un “clamoroso autogol dei costruttori occidentali”? Vocabolario calcistico, ma la tematica è tutt’altra roba. Il settore dell’automotive in questi ultimi anni nel Vecchio continente ha dovuto subire un cambiamento radicale che, spinto dalle politiche green più o meno radicali dell’Ue, ha portato a un definitivo snaturamento dell’intera industria dei motori. E adesso, scrive Pierluigi Bonora (giornalista e direttore di Aci Radio) sul periodico Auto, “gli effetti negativi […] si sono cominciati a manifestare”. Ma prima di parlare delle conseguenze, occorre partire dalle cause, e cioè, si continua a leggere sulla rivista, “presi dalla fobia di gareggiare con i concorrenti cinesi sulle auto elettriche, senza badare all’impennata dei listini, alle reali esigenze di un mercato senza più un ventaglio di opzioni tra city car e utilitarie, e sottovalutando le inevitabili e drammatiche ricadute industriali e occupazionali” i produttori europei si sono inflitti una decisiva, e forse anche stupida, autorete. E adesso?
Beh, adesso, continua Bonora, “con la complicità della politica ideologica Ue (i costruttori occidentali, ndr) hanno spalancato le porte all’auto cinese […] – e – hanno creato i presupposti affinché i rivali di Pechino si impadronissero dei preziosi spazi lasciati scoperti”. Il riferimento del giornalista di Auto è “alle motorizzazioni endotermiche e ibride senza spina, quelle sempre più gradite dal mercato europeo, in particolare quello italiano”. Inoltre, queste vetture cinesi oltre ad avere listini più bassi rispetto alle rivali europee, “non rientrano nella scure dei dazi”. E a questo punto ci ritroviamo a descrivere uno scenario quasi deprimente per l’industria europea, dove “le concessionarie italiane propongono queste vetture a prezzi allettanti e che possono beneficiare degli incentivi” e dove il progetto della tanto chiacchierata Gigafactory di Stellantis a Termoli è stato sospeso. E a questo punto, a cosa è servito “l’investimento di due miliardi, con quattrocento milioni di denaro pubblico”? Tutto, però, potrebbe cambiare con l’arrivo della nuova Commissione europea, che comunque sarà guidata sempre da Ursula von der Leyen, visto che “la popolazione Ue – conclude Bonora –, con il recente voto, ha manifestato l’esigenza di un cambiamento radicale, bocciando le scelte del passato. Alla fine, ai vari livelli, la sconfitta dovrà essere accettata. E i cinesi? Ovviamente ringraziano”.