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L’auto italiana diventa made in Cina? Ecco come due marchi storici (Innocenti e Autobianchi) rischiano di finire nelle mani di Xi Jinping, e il Governo Meloni…

  • di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

15 luglio 2024

L’auto italiana diventa made in Cina? Ecco come due marchi storici (Innocenti e Autobianchi) rischiano di finire nelle mani di Xi Jinping, e il Governo Meloni…
Ma cosa sta succedendo all’auto italiana? Dopo la crisi produttiva (e di identità) di uno dei settori storici dell’industria tricolore, adesso alcuni pezzi storici dell’automobilismo nostrano rischiano di finire nelle mani dei cinesi. Altro che made in Italy e “italian sounding”, e intanto il Governo Meloni…

di Lorenzo Fiorentino Lorenzo Fiorentino

Cosa ne è rimasto oggi della storica auto italiana? Si tratta di un settore tra i più storici e forti nella storia imprenditoriale dell’Italia, ma che adesso sembra essere arrivata agli sgoccioli. Dopo un fastoso passato, non ci resta altro che un unico produttore, Stellantis, che a dire il vero produce sembra essere interessato più a produrre fuori (in Serbia, Marocco e Polonia per esempio) che dentro, e la crisi produttiva e la cassa integrazione negli stabilimenti di Mirafiori e Melfi, tanto per citarne due, ne sono la prova. Dunque, l’obiettivo del Governo guidato da Giorgia Meloni, che con il gruppo italofrancese non ha mai avuto buoni rapporti, è da sempre quello di attrarre nel Belpaese un produttore estero. Agli inizi si parlava di un arrivo di Tesla, ma poi le attenzioni si sono immediatamente concentrate sulla Cina, con grandi confronti tra le aziende del Dragone e il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso. Bisogna aspettarsi l’arrivo dei cinesi quindi? Beh, questo ormai sembra ovvio, c’è da capire solamente quando arriveranno, e soprattutto come. Anche se adesso c’è un indizio, e anche bello grande: due brand storici italiani (Innocenti e Autobianchi) nelle mani di Xi Jinping, ma davvero l’auto italiana rischia di diventare made in China?

L’iconica Autobianchi Bianchina
L’iconica Autobianchi Bianchina
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A lanciare l’indiscrezione è stato Carmine Fotina su Il Sole 24 Ore, in un articolo in cui ha svelato come nei dialoghi tra Governo Meloni e l’industria cinese “è maturata l’idea di inserire nel portafoglio delle proposte anche qualche marchio storico che possa risultare particolarmente d’appeal”. L’obiettivo della classe dirigente italiana, che di recente ha stretto accordi con Stellantis per riportare la produzione annua a un milione di auto all’anno (obiettivo ancora molto lontano dal raggiungimento), sarebbe quello di attrarre brand cinesi “che potrebbero arrivare in Italia per affiancare, con 300-400mila vetture” la produzione del colosso guidato da John Elkann (presidente) e Carlos Tavares (ceo). L’unico problema? Innocenti e Autobianchi, due nomi iconici della storia automobilistica italiana ormai fermi da decenni, sottolinea Diego Longhin su la Repubblica, “sono rimaste di proprietà di Fiat. E ora sono transitate nella disponibilità di Stellantis”. Un cavillo che potrebbe congelare qualsiasi ambizione di rivisitazione (o risuscitazione) delle due firme automobilistiche, e invece ecco la soluzione. Secondo quanto riportato dal 24Ore, infatti, “a metà aprile […] ci furono interlocuzioni tecniche con Stellantis sul tema dell’italian sounding, sul nuovo regolamento Ue che tutela le indicazioni geografiche per i prodotti manifatturieri, ma anche sull’argomento marchi storici”. Infatti, continua Fotina, “la nuova disciplina sul possibile passaggio al ministero di marchi storici - quelli inutilizzati da almeno cinque anni o quelli oggetto di un processo di cessazione da parte dell’azienda titolare - è una strumentazione che entrerà in vigore a breve”. Inoltre, si viene anche a sapere che nello scorso mese di marzo il ministero delle imprese e del made in Italy “ha fatto domanda e ha ottenuto la registrazione da parte dell’Ufficio […] di un marchio Innocenti e di un marchio Autobianchi non più rinnovati, con caratteristiche grafiche diverse da quelli sui quali risultano tuttora diverse registrazioni con titolare Fca Italy o Fiat Group Automobiles”. Insomma, sembra che due pezzi storici dell’automobilismo nostrano siano destinati a diventare cinesi a tutti gli effetti; anche se, sottolinea Longhin, “potrebbe essere tema per un lungo contenzioso legale”…

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