Il redivivo Donald Trump, scampato a un attentato durante un convegno dei repubblicani nello Stato americano della Pennsylvania, e colpito soltanto di striscio da un proiettile che gli ha ferito l’orecchio, torna a farsi vedere, bendato, su un palco e a infuocare la folla dei suoi elettori. E no, il voto è segreto, ma forse Elon Musk, padre padrone di Tesla, Space X e X, la preferenza la darà proprio al taycoon che cerca di tornare alla Casa Bianca. In effetti per l’imprenditore, la seconda elezione del miliardario statunitense potrebbe rivelarsi una vera manna dal cielo. Lo rivela Claudio Antonelli su La Verità, spigando come il sostegno di Musk a Trump, sbandierato pubblicamente subito dopo la spaventosa sparatoria dei giorni scorsi sui social, è “tutt’altro che idealistica […] il patron di Tesla – infatti, continua il giornalista – sa che chi guiderà il prossimo giro alla Casa Bianca influenzerà anche il futuro delle sue quattro ruote elettriche”. E qui arriva, però, una piccola contraddizione. Infatti, Trump non è mai stato favorevole alla transizione del parco auto americano, eppure, adesso tutto è cambiato (per Elon), e anche questa volta è tutta colpa della minacciosa Cina e della invasione delle sue auto ecologiche low cost…
Infatti, scrive Antonelli, “il secondo mandato di Trump pur riportando il motore termico in auge sarebbe comunque molto più favorevole per Tesla che per le altre case elettriche. Già questo punto vale miliardi”, ma l’obiettivo di Musk è quello di avvantaggiarsi anche sugli altri settori, quello tecnologico e quello delle comunicazioni in primis; in cui i diretti rivali sono sempre i cinesi. E forse è per questo motivo che l’imprenditore statunitense, dopo un iniziale rifiuto, come riportato dal Wall Street Journal, ha deciso di sostenere economicamente la campagna di Trump donando al suo comitato elettorale America Pac ben quarantacinque milioni di dollari al mese. Ma la questione della guerra commerciale contro la Cina si fa ancora più infuocata quando dagli Usa si passa al Vecchio continente. L’Unione europea, infatti, ha da poco inaugurato i nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi, al momento, come ricorda Gianluca Baldini sempre su La Verità, si tratta ancora di “un regime provvisorio […] ma quando le tariffe maggiorate dovranno diventare definitive allora servirà un voto che metta a tacere le polemiche”. Polemiche esplose nelle scorse settimane per l’avversione di alcuni stati, Germania in primis, contro la linea dura scelta dall’Ue. La motivazione principale è che ci sono vari produttori europei, soprattutto tedeschi e svedesi, che con i cinesi da anni intrattengono calorosi rapporti professionali, realizzando addirittura stabilimenti in Cina che adesso rischiano veramente grosso. Comunque sia, secondo il Baldini “Pechino ha quindi molto più da perdere rispetto a Bruxelles da una guerra commerciale” ma allo stesso tempo “il problema […] riguarda anche l’ideologia green di Bruxelles che vede le vetture elettriche come la soluzione a tutti i mali […] la Cina è fortissima nella produzione di batterie e la spinta verso l’elettrico potrebbe rivelarsi un boomerang letale per uno dei settori più importanti dell’economia europea”.