Se tra qualche anno, mentre fate fare i compiti di grammatica ai vostri figli, vi chiederanno di coniugare il verbo tryhardare, non fatevi trovare impreparati. Io tryhardo, tu tryhardi, egli tryharda e così via, anche se magari egli non si userà più e la terza persona singolare verrà formulata così: il bro tryharda. Il significato di tryhardare è vincolato all'attività ludico-sportiva, infatti il verbo nasce nel contesto del gaming. Tryhardare vuol dire imporsi obiettivi personali che esulano da quelli del gioco, mirando a una perfezione del risultato che va ben oltre il semplice completamento della missione. Ci sono bonus da ottenere? Tryhardare vuol dire impegnarsi a prenderli tutti. Non vincere, ma stravincere. Eliminare tutti gli altri concorrenti senza farsi colpire nemmeno una volta, o cose del genere. Viene anche usato come insulto, quando si gioca online, soprattutto da parte di chi sta perdendo, che accusando l'avversario di essere un tryhard sottintende che è un invasato, e che sta vincendo solo perché si sta impegnando con tutte le sue forze.
Giocare soltanto per vincere, e non per divertirsi. Come se fosse un lavoro. Tant'è che alcuni sostengono che sia eticamente sbagliato. Anzi, pare che gli stessi programmatori dei videogames, che come tutti sappiamo sono dei sadici nerd, puniscano chi tryharda con premi stupidi e sonore prese per il c*lo. Tanto impegno per nulla, insomma. Prendere il gioco in maniera troppo seria, agire oltre ciò che viene richiesto. Di ritorno verso l'italiano, il verbo viene anche usato nella versione tragliardare, ma il concetto rimane il medesimo: il tryharder si dimentica del divertimento. Sei un traiardone, questo suona ancora di più come un insulto. L'accezione positiva o negativa viene assegnata a seconda del contesto: il significato è l'uso, diceva il filosofo Ludwig Wittgenstein, un vero traiardone del ragionamento. Ma tragliardare può portare al successo nella vita? Elon Musk non è un tragliardone? Concentrarsi sul voler fare il cash a tutti i costi, senza guardare in faccia a nessuno, non vuol dire tryhardare? Uno come Sfera Ebbasta non è un tryharder? Jannik Sinner non è un tragliardone del Tennis, che rinuncia a Sanremo per allenarsi? Cristiano Ronaldo, il cui obiettivo era quello di polverizzare ogni record, cosa ha fatto nella sua carriera se non tryhardare?
L'importante è non rimanere vittime del proprio tryhardismo, si dirà, e magari bilanciare un periodo di tragliardamento con uno in cui si decida di tryhardare l'ozio assoluto, perché anche non fare nulla è richiede impegno. E se per caso siete dei tryhardisti della lingua, e vi stanno friggendo le orecchie a forza di sentire tutti questi anglicismi terrificanti, mettetevi il cuore in pace. È fisiologico che ogni generazione tenti di smarcarsi dalla precedente anche attraverso la lingua, coniando neologismi e inventandosi uno slang tale da poter parlare in un modo segreto ai vecchi. È il normale decorso della lingua parlata. Se poi, al posto di tryhardare vogliamo parlare di spirito di abnegazione, ben venga. Se vogliamo dire che era un concetto già chiaro agli antichi greci che lo definivano usando la parola hybris, la quale veniva riceveva una puntuale punizione divina, simile a quella prevista dai programmatori dei videogames, meglio ancora. Se poi vogliamo anche dire che tryhardare ricorda il concetto di volontà di potenza espresso da Friedrich Nietzsche, come volontà che vuole sé stessa e che mira al perpetuo rinnovamento dei propri valori, forse abbiamo colto il punto: che se vogliamo essere dei tragliardoni della cultura non basta inorridire di fronte ai neologismi, ma bisogna capire che anche in essi si può trovare la bellezza.